6#Adrien Express

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Dopo la mia breve visita dall'infermiera, non ho più saputo notizie di che fine avessero fatto i due.
Durante la lezione di Madame Bustier, l'aula era carica di tensione, ero certa che guardavano tutti il mio naso.

Alla fine della lezione la nostra classe poteva tornare a casa perchè avevamo sciopero.
Mentre preparavo la cartella, Alya mi ha aspettato fuori la porta dell'aula.
All'inizio pensavo volesse assicurarsi che stessi bene, ma non era cosi.
"Ciao, ve bene se sto un po' con te?" ha chiesto a bassa voce.
Ha fatto un cenno discreto in direzione di una ragazza. Mi pare si chiamasse Kilari, e penso fosse lesbica.
Le piaceva Alya, le stava appiccicata quando usciva dalla classe, nel senso che le teneva sempre l'occhio puntato in lontananza. Anche quando non c'era per Alya la sua presenza era presente.
È alquanto inquietante.
"Certo" ho risposto.
Sapevo che se avessi detto di si, Kilari l'avrebbe lasciata in pace.

Simpatica è stata la prima impressione che mi sono fatta su di lei, ci avevo parlato solamente due o tre volte prima di all'ora, ad esempio come quando mi ero rifugiata nel bagno delle ragazze per scampare da Adrien, e lei c'era.
Per strada continuava a chiacchierare come se io e lei avessimo sempre avuto un rapporto stretto di amicizia.
Mi ha parlato per la prima volta del suo blog, che ho trovato molto interessante.
"Ultimamente però il mio computer sta avendo qualche difetto" ha detto mentre lo prendeva.
"Sai ho sentito dire che sei una maga in queste cose".
Alya era una di quelle persone che non avevano ancora afferrato il concetto che riparare cose non è proprio una faccenda da maghi e che siamo tutti capaci di trovare un sistema.
Non gliel'ho detto, però, perchè non mi va che le persone pensino di essersi persi qualcosa di ovvio, anche quando è cosi.
"D'accordo"
"Fantastico! Per ringraziarti pagherò io da mangiare".
Non sapevo neanche che era in programma.
Andare a mangiare con lei sarebbe stato un passo su cento per farmi dei veri amici, ho pensato.
"Che ne dici se andiamo prima a mangiare? Ho una fame" ho proposto io, e lei ha annuito.

C'erano tantissimi bei locali e avevo lasciato decidere ad Alya il posto.
Senza esitare ha indicato il famoso Grill Meat. Sembrava felice e non volevo privarle di questa felicità.
Così è successo che siamo andate al Grill Meat, in pratica, a "casa" di Adrien; Restava sempre a dormire dallo zio perchè i suoi genitori erano dei diplomatici e per questo viaggiavano molto. Aveva fatto di esso una seconda abitazione.
E pensare che avevo giurato persino di non mettere più posto li.

"Che cosa volete ordinare?" ha chiesto la cameriera
"Io un hamburger con bacon e salsa di barbecue, grazie" ha subito risposto Alya.
"E per la corvina?"
"Acqua". Ho visto le sue sopracciglia inarcarsi quando ho pronunciato la parola 'acqua'.
"E basta?"
"Ci aggiunga del limone"
"D'accordo, le vostre ordinazioni saranno pronte tra cinque minuti".

"Ampia scelta" ha detto Alya.
Non avrei mai potuto lasciar perdere finchè non fossi riuscita a dimostrarle che ero una persona del tutto normale.
"Non avevi detto di aver fame?" ha domandato con un leggero sorriso, come se la cosa lo avesse trovato  divertente.
Mi vergognavo, ecco.
Ho alzato le spalle.
Almeno non le avrei fatto pagare chissà quanto, di solito le mie ordinazioni superano il limite, quella volta mi ero semplicemente resa gentile.
Ho alzato le spalle una seconda volta, in caso lei non se ne fosse accorta prima del gesto, poi mi sono sentita a disagio e imbarazzata.
"Allora, vuoi ancora che ti ripari il computer?"
"Ah si, eccolo".
Può anche darsi che Alya fosse felice che avessi dato un taglio alla nostra conversazione, meglio cosi.
Era il caso di cambiare argomento.
Ha dovuto attendere un po'.

"Ecco fatto, tutto risolto" detto ciò ho girato lo schermo verso di lei:"Adesso puoi continuare il tuo blog".
Non che ci sia voluto un aiuto dal cielo.
"Grazie!".

Più tardi erano arrivate le nostre ordinazioni.
Siccome avevo ordinato soltanto un bicchiere d'acqua, mi limitavo a bere il più lentamente possibile, il tempo neccessario cosicchè mi mettessi alla pari una volta che lei avesse finito il suo. Tra risate e buffonate, Alya non si era accorta dell'orario:"Oh no, farò tardi! Ho lezione di tedesco tra 8 minuti". Un po' mi rattristiva il fatto che dovesse andare via...
Mentre imbuca il computer nello zaino, il suo sguardo è caduto dietro alle mie spalle e soffermandosi un'attimo per vedere meglio ha chiesto:"Ma quello non è Adrien?"
Mi sono girata ed era proprio l'Adrien che mi aveva scagliato un pugno in faccia.
Era in compania di suo zio e sembrava che parlassero di qualcosa di importante. Più che parlare, 'discutevano' mi sembra il termine più appropriato.
Molto probabilmente centrava con l'inconveniente che c'era stata quella mattina, penso.

"Tu vai, io resto qui ancora un po'" ho riferito ad Alya, "Non preocuparti per i soldi".
"Te li darò comunque, ciao!" Ed è corsa fuori dal Grill.
Io continuavo a guardare Adrien, non aveva la stessa espressione di tutti i giorni. Menefreghista è una cosa.
Depresso è un'altra.

Mi sono avvicinta piano piano a lui, non c'era un motivo del perchè l'ho fatto, solo per istinto.
"Ciao". Il mio saluto l'aveva spaventato, si vedeva che era immerso nei pensieri.
"Sei venuta qui per riferirmi che mi hanno sospeso? Oppure espulso? Devi odiarmi sul serio se hai fatto 15 minuti di strada per umigliarmi".
"Non ti odio" ho gettato li la mia risposta, ne ero sicura.
"Io non ti odio Adrien" ho ripetuto.
In quel momento ho ricordato quella volta in cui mi aveva confessato i suoi sentimenti per me, è stato qualcosa di più che avere le farfalle nello stomaco. Solo che ancora non me ero sono resa conto.
"Ho scordato di dirti anche grazie, per avermi salvato la volta in cui l'amico di Nathanel stava per aggredirmi".
Gli ho accennto un sorriso, speravo che dopo quella pace, le cose tra noi due si sarebbero risolte. E cosi è andata.

I giorni passavano e Adrien era riuscito a mantenere la calma ed essere felice. Normale.
Com'era giusto che fosse. Avvolte tendeva di suo al drammatico, ma questa volta lo capisco.

Era un pomeriggio della domenica e ci eravamo presi appuntamento al parco.
Eravamo seduti su una panchina da circa mezz'ora con io che leggevo mentre lui ascoltava la musica.
"Sei silenzioso oggi" ho detto catturando la sua attenzione.
"Beh, tu stai leggendo, e io non ti voglio disturbare".
Curioso.
Volevo che mi guardasse per capire come stava, non mi era chiaro in mente se la sua era una risposta tanto per scherzare e fare lo scemo, oppure se stava dicendo sul serio.
Forse era annoiato, forse non vedeva già la voglia di andarsene...
Poi ho abbassato lo sguardo, era solo una perdita di tempo.
"Ok...". Mi ha fissato e stavolta ha sostenuto il mio sguardo mentre mi parlava:"Non sto scherzando, se a te stà bene così, anche per me lo stá".
L'ho guardato. I suoi occhi rotondi racchiudevano tutti i colori del mondo.
Ha risucchiato le labbra screpolate, poi le ha liberate mentre un ciuffo di capelli gli usciva dal berretto. Guardava altrove. Ho pensato, da quando ci siamo incontrati non ho mai avuto la volontà di testare qualcosa che piacesse anche a lui. O soltanto a lui.
Così mi sono alzata dalla panchina e balbettando ho domandato:"H-hai fame?"
Non mi era parsa un'idea particolarmente convincente, ma non sono riuscita a trovarne una migliore.

"Monja! Monja! Vedrai ti piacerà un sacco, tentar non nuoce"
"Se lo dici tu".
Eravamo in cammino verso un ristorante giapponese, alle 17.38.
Adrien non vedeva l'ora di arrivarci.
Talvolta gridava con un improvviso, insano entusiasmo. Ma io ci sono ormai abituata alle sue tattiche, ai suoi tentativi di apparire sano.
"Avrai dovuto aver tanta fame se hai interroto la tua lettura" ha detto.
"Veramente non avevo fame".
Si è fermato e io l'ho guardato con aria interrogativa.
Minuto di silenzio.
"E allora perchè lo hai fatto?"
"Beh...perchè no? Tentar non nuoce. In più sembri felicie all'idea di and..."
Sul "tentar non nuoce" le sue labbra hanno assunto una piega all'insù e ha aspettato fino al "and" e a quel punto mi ha presa per il colletto della mia camictta e mi ha baciato. Mi ha baciato.
Un buon bacio, anche.
Nessuno dei due si era preparato mentalmente ed entrambi magari pensavamo alla stessa cosa.
Ripetevo a me stessa di stare calma, perchè stavo letteralmente impazzendo dentro, anche se non lo si notava. Non riuscivo a muovere un muscolo.
L'aria fredda di colpo evaporata e sostituita dal calore delle sue morbide labbra rosse.
Mi sembrava di fluttuare.
La sua improvvisa reazione all'inizio mi aveva mandato lo stomaco sottosopra.
Era proprio vero?
Quando ci siamo staccati, abbiamo atteso un minuto o due per tornare sulla Terra, forse io un po' di più, e lui dopodichè si è messo a ridere.
Con molto buon senso mi sono toccata il labbro inferiore.
"Allora vieni o no?" ha chiesto Adrien, a qualche metro di distanza.
Non me ne ero accorta.
Ero troppo concentrata sul nulla, cosa che io non avevo ancora la forza di fare, finchè non è apparso quel bacio.
Era troppo non vero per essere reale.

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