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"E allora mettiamoci insieme"

Quando avevo affrontato la spinosa questione con Alya, lei mi aveva suggerito che forse Adrien non si sentiva molto a suo agio in questa cittadina del centro, e che quindi avesse in un certo modo preso la soddisfazione di legare più con me che con gli altri dato che entrambi veniamo dalla campagna.
Ma io prontamente ho scacciato tutti quei pensieri insensati sulla difensiva.
Non era quello il motivo.
Io ad Adrien piacevo veramente e me lo sentivo. E teoricamente anche a me piaceva lui, il problema è che non ero deltutto psicologicamente pronta ad affrontare una cosa del genere.
A quel punto hanno iniziato a passarmi per la mente una raffica di immagini sottotitolate in maiuscolo 'coppia dell'anno', perchè ovviamente non si sarebbe mai potuto prevedere un fatto simile di me e lui nominati agli awards di San Valentino. Stavo cominciando a diventare una paranoica.
Non ero in me, questo è sicuro.
La risposta era semplice, o si, o no.
Inizialmente ho optato per la prima scelta, solo che poi mi sono spaventata all'idea che il nostro rapporto, data la mia freddezza, non sarebbe mai riuscito ad arrivare a buon fine.
Ero nel panico.
E lasciare a fiato sospeso uno che si dichiara non è mai una bella cosa.
Ho fatto scena muta per non so quanto, che sicuramente ha trovato spazio in quell'arco di tempo per diventare uno dei miei nuovi complicamenti nella vita che mai mi sarei aspettata di ricevere.
Commiserarmi, in quel preciso momento, era l'unica cosa che mi andava di fare. E, ugh, odiavo commiserarmi.
Lui deve aver notato la calma che avevo sostituito con la pressione e, per questo dopo ha scavalcato la finestra per entrare dentro.
Mi ha strinta nelle spalle con le sue possenti mani. E baciandomi nella guancia ha sussurrato:"Ti lascio il tempo di pensare".
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Dopo la scuola sono passata nella grande bibleoteca principale della città in vena di restituire un libro su cui avevo pianto lacrime amare facendomi ricordare più o meno il rapporto che avevo con Adrien quando ancora non lo conoscievo bene.
Era immensa, spaziosa e pulita. La più bella bibleoteca che avessi mai visto.

Cinque minuti dopo essermi consultata con l'unica inserviente donna nei paraggi di quel mondo di libri sperduto, ho finalmente trovato la sezione di romanzi di autori famosi per adolescenti. Si, facevo veramente tanta fatica ogni volta che mettevo piede in quel posto, ma ne valeva la pena.
Perdermi lì sarebbe stato come un tentativo di perdersi nella libertà e felicità di potersi assaporare un'immensa lista di letture infinite che sembrassero sollecitarmi a sfogliarle fino all'ultima pagina. Si, adoravo i libri, stravedevo per leggerli, qualsiasi genere mi andava bene.
Non a caso il mio sogno nel cassetto è quello di diventare una scrittrice.
Giunta davanti al gigantesco scaffale ho trovato molta difficoltà nel riporre il libro nel ripiano giusto. Questo rappresenta uno dei miei più grandi e insopportabili difetti nell'essere bassa.
Mi facevano male le punte, ricordandomi così quando da piccola praticavo la danza. Un incubo.
Ad un tratto ho fatto cadere di mia insaputa una pila consecutiva di libri che per mia fortuna sono stati afferrati da un ragazzo rosso alla mia destra.
Mi sono voltata e sono rimasta sorpresa da quella faccia che non so come, era capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
"Te l'ho detto che ci saremo rivisti" ha sorriso Nathanel.
Ero rimasta di stucco dalla sua espressione che per una frazione di secondo non faceva altro che farmi riaffiorare alla mente l'immagine pervertita sua e quella di Adrien. Devo dirlo, non so come ma mi sembrava che  al tempo i due si assomigliassero parecchio.
Ha riposto poi i libri che erano caduti al loro posto, e io ho preso l'inniziativa di salutarlo per bene.
"Ciao, che ci fai qui?"
Come cavolo ho fatto a parlargli normalmente?
Lui stesso ci era rimasto di sasso nel vedermi così concentrata a non farmela addosso. Ma se devo essere sincera, non faceva poi così tanta paura stare da sola con un maniaco.
"Prendo in prestito i miei libri per l'università qui".
Ho fatto una faccia del tipo wow, non saprei neanch'io descrivere il mio stato d'animo. Eppure ero convinta che fosse un mio coetaneo, all'incirca sui quasi diciotto anni, ho pensato.
"Frequenti l'università?"
"Soprendete, non credi?"
"Spaventoso" ho esclamato "Non eri stato bocciato?" Ho aggiunto con confidenza. Diciamo che stavo pian pianino cominciando a prenderci la mano.
"Chi te l'ha detta un'assurdità del genere?"
"Nessuno, è solo che è strano vedere un tipo all'avanguardia del classico 'me-ne-sbatto-dei-problemi-della-vita' all'impresa con..." ho preso il libro che tenava sottobraccio coperto dal giubotto "The fault in our stars?"
Ho accennato un sorriso divertito al suo sguardo imbarazzato.
Ha afferrato di scatto il suo romanzo mettendolo all'interno dello zaino con fare sbrigativo.
"Le tue amichette non ti hanno insegnato a non ficcare il naso negli affari degli altri?" ha risposto rosso come un pomodoro.
Io nel frattempo me la stavo gustando.
"Nathanel che legge libri d'amore non andrà mica in via twitter"
"Non riesci davvero a stare zitta?"
"E sentiamo, chi me lo impedisce?"
"Ti prego taci".
Ho riso ancora una volta.
"Perfavore" mi ha supplicato quasi in ginocchio.
Alla fine ho ceduto.
"Ok, te lo prometto, non lo dirò a nessuno".
Nessun grazie, o robe del genere. Ma questa me l'aspettavo, d'altronde non mi è mai sfuggito nessun particolare carino che non oscurasse il suo velo freddo e pauroso. Si vergognava e questo basta.
Ha distolto velocemente lo sguardo.
"Come vanno le cose con il biondo?"
Ancora questa domanda...
"Perchè ti interessa?"
Non ha risposto.
"Mi ha chiesto di metterci insieme"
"Non dire cazzate"
"Ma è vero".

Silenzio.

Ha innescato poi all'improvviso una commedia dalla complicata coreografia in cui fingeva di trattenere le risate, fallendo però miserabilmente perchè dopo si è sentito un grugnito.
"Mi sorprendi ogni volta Marinette" ha detto tra una risata e l'altra.
"È ridicolo!" Quasi ha urlato "E quindi?" ha aggiunto.
"Niente...non gli ho ancora risposto"
"Ahahahahahahah, non hai intenzione di friendzonarlo?"
Non sapevo cosa dire.

"Marinette?"
Ho sollevato il capo:"Mhm?"
"Tu lo ami?"
Era la seconda persona che me lo domandava. Mi vergognavo troppo per ammetterlo davanti a lui.
"Ci...piaciamo..."
Nell'istante che lo detto il suo sguardo si è fatto serio. Si è chinato in avanti con le mani nelle tasche e guardandomi per bene ha curvato un sopraciglio.
"Dici sulserio?"
"Si..."
"Lo ami quindi?"
"Io..." perchè così tante domande?!
Era anche, non per dire esageratamente ma troppo vicino.
Ho tirato un sospiro di sollievo quando poi è ritornato nella sua postura normale.
"Uou, ti piace quell'idiota di Agreste?"
"E con questo?"
"Non pensavo che una cervellona come te sarebbe cascata così in basso".
Volevo ribattere ma pensavo che avesse ragione, perciò inutile avere torto.
"Ahh, sto solo perdendo il mio tempo. Ci vediamo Marinette".
Detto ciò mi ha sorpassato andando per verso l'uscita.
Fermandosi poco dopo che l'allarme è suonato.
"Signorino deve pagare" ha fatto la donna alla cassa.
Mi sono coperta la bocca con la mano per nascondere il fascino di quel che semplicemente rappresentava un 'ben-ti-sta' di sorrisetto divertito.
Dopo aver pagato mi ha rivolto un ultimo e non so perchè ma intenso sguardo per poi andarsene.
Mi ero sentita a disagio.
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Il pomeriggio l'ho passato intenta a guardare serie televisive su Netflix, e la maggior parte di questi riguardavano in assenza di coincidenze con il mattino di quel giorno, storie d'amore e odio.
Essere me era uno schifo.
Esserlo proprio in una serata bellissima come quella, nel quale erano successe cose fin troppo irreali e in attesa di risposte, era uno schifo anche doppio.
E se ci mettete in fatto che fuori pioveva a dirotto lo schifo diventava triplo.
Infine ho deciso di chiamare Alya supplicandole di venire da me per passare il tempo insieme sperando che riuscisse a tirarmi su di morale dopo la giornataccia che avevo passato sia dentro che fuori scuola.
Ultimamemte quello era l'ultimo posto in cui avrei preferito rimanere.

Arrivata la mora, abbiamo preparato tutto l'occorrente per un classico pigiama party, come cibo spazzatura, "To all the boys i've loved" ancora sulla portata dello schermo mentre continuava a scorrere la trama, eccetera.
Cose che alla fine non ci sono neanche servite dato che ci siamo subito addormentate durante la parte migliore del film.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 17, 2019 ⏰

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