7#A cat?

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Hey, sono tornata da un lungo viaggio mentale alla base dei miei sedici primordiali anni, ai quali avrei dovuto accudirne le responsabilità per costruirmi una nuova vita. Che dire...niente male vero?
Non si sa mai quello che ti aspetta nella vita, ma di certo queste cose non capitano tutti i giorni. Un incidente d'auto, ad esempio, può capitare.
Ma la mia è una storia diversa: inizia con l'incontro di un intigrante sconosciuto (che all'ora non mi sembrava un granchè), poi dopo varie conversazioni e...perseguimenti? Mi bacia. Quel bacio è stato il mio primo bacio. E non l'ho rispinto. Come ho potuto non rispingerlo? Io e Adrien non eravamo neanche tanto amici; compagni di classe, ecco.
Questo è quello che mi sono ripetuta nella testa per tutta la serata al ristorante.

Avevo tanta di quella fame, ma non penso si trattasse di quel tipo di fame che hai normalmente.
Ero stra agitata, e si, ogni volta che sono in ansia mangio tanto.
Quella sera avevo battuto il mio record, tipo 3 porzioni intere di Monja.
Un mito si direbbe, visto quanti grandi erano, ma lasciamo la questione in parte.
Adrien era tranquillo, curioso.
Io sembravo stupida e basta.

"Wow, hai detto che non avevi fame, ma ti vedo piuttosto indaffarata con il cibo, sarà percaso..."
"Sarà percaso che mi hai baciato"
L'ho detto sul serio?
"Sarà percaso che l'hai fatto senza il mio permesso, senza la mia approvazione, mi sei saltato addosso come se niente fosse".
"Io non volevo" ha risposto
"C'è una cosa che si chiama cervello che possiedono tutti, di cui tu non sai garantirne l'uso e il controllo"
"Cosi mi offendi, e poi ricorda che sono più bravo di te in matematica, quindi ce l'ho un cervello. E so usarlo"
"Dimostralo" ho ribattuto.
Cosi si è chinato verso di me e ha appoggiato il gomito sul tavolo per dare l'aria da menefreghista, poi ha domandato:"E come posso farmi perdonare?"
Io, sinceramente, mi sarei aspettata un'altro tipo di conversazione. L'ho guardato stupita e poi ho detto:"Non voglio che tu mi faccia scuse, voglio che tu mi dimostri se sei capace ad usare il tuo cervello, se prima riesci ad accenderlo".
Questa frase suonava un po' ironica, ma era fatta apposta in suo onore, stavo pensando.
"Non serve che te lo dimostri, perchè se per te rimango un idiota a me va bene. Piuttosto dimmi cosa posso fare per farmi perdonare".
Mi guardava con gli occhi attenti, e vista la somiglianza con un modello californiano, non poteva scampare a nessuno. Potrebbe cavarsela sempre e comunque.
"Insisto, dai" mi faceva, e io alla fine mi sono decisa.
"D'accordo"
"Grande! Allora?"
Non avevo niente da proporgli, perciò sono andata alla ricerca di qualche bersaglio tra la folla. In lontananza ho visto una cameriera che si stava avvicinando al nostro tavolo, probabilmente per ripulire il nostro casino. "Nostro" in quanto fosse mio il disastro dei piatti e delle bibite, ma è stata colpa di Adrien se mi ero ridotta in quello stato. Dunque ho preso una decisione.
"Ci sono"
"Cosa?"
"Paga il conto".

Un rumore secco alla finestra è venuto a disturbare la mia piccola festicciola di autocommiserazione, sotto le coperte.
Mi sono alzata dal letto per vedere fuori dal vetro freddo.
Pioveva addirittura, l'atmosfera ideale!

Una volta giunta a scuola, Chloè ha cominciato ha distribuire gli inviti per la sua festa di Halloween. Lo fa ogni anno, ma all'inizio voleva invitare solo quelle poche persone che ritiene fossero all'altezza, quindi in pratica nessuno. Così,come la prima volta che si è messa a piangere perchè diceva che nessuno ne era degno e per colpa nostra (della classe) era accorta di invitati. (Ditemi se almeno questa cosa ha senso). Poi è successo che il secondo anno delle medie si è inventata balle sostenendo che la sua era una festa di beneficenza e che avremmo dovuto partecipare tutti. In fondo tutti erano entusiasti di andarci. Tutti tranne me. Quindi dall'ora è diventata non più una "festa di Halloween a casa della favolosa Chloè", ma una festa di beneficenza.
Come se qualcuno ci avesse creduto, ma tanto meglio se contuino a fingere di pensarla in questo modo. Tutti adorano le feste di Halloween. Persino quelle organizzate da Chloè Bourgeois.
Adrien è arrivato durante la metà della prima ora, senza farsi vedere dal prof. mentre era girato a scrivere qualcosa sulla lavagna. Qualcosa che probabilmente non aveva nessun significato per gli studenti che si stavano appunto facendo gli affari propri. L'ho visto prendere l'invito da parte del suo vicino di banco, che è a due posti più in lá.
Subito dopo ha cercato di catturare la mia attenzione e, in quell'attimo, la mia scarsa voglia di esistere.
"Pss, mi farai felice se ci venissi sai?"
"E perchè dovrebbe interessarmi se ti facessi felice? Non puoi andarci da solo? Ti devo sempre fare da accompagnatrice"
"Woah, calma le acque. Ti credevo una..."
"Una?"
"Niente". Era irritante.
"Pensavo che le questioni si fossero chiarite ieri, insomma mi hai addirittura portato a mangiare in un ristorante, e questa è la seconda volta"
"Già, ricordo che nella prima se non sbaglio mi hai rovesciato il frullato in testa"
"Ti chiedo scusa per quello, ok? Coraggio Cheng, a quante feste sei stata in tutta la tua vita?"
Mi vergognavo a dirgli la verità perchè al massimo saranno state 4 o 5 volte, togliendo in lista i miei compleanni.
Cosi ho finto di non saperlo.
"Ti ci porto io, se ti fa più comodo".
Era quello il problema. Ce n'erano anche altri, come il fatto che io avrei voluto mi ci avesse portato Alya, se ci sarei andata. Oppure che non avrei voluto stare da sola con lui durante il tragitto perchè sapevo già quale questione sarebbe saltata fuori. Da quando mi ha baciato è cambiato.
Il mio linguaggio del corpo gli comunicava in modo abbastanza esplicito che avrei desiderato starmene a casa, senza fare nulla.
Io ho continuato a farlo sentire da schifo e vicerversa. Io non volevo e lui avrebbe taaaanto voluto.
Così funzionava tra noi, e in maniera molto chiara anche se non si notava.

Un salto in avanti di qualche ora. Di preciso dopo la ricreazione.
Adrien non era stato attento a nessuna lezione, eppure in matematica prendeva il doppio dei miei voti.
Tutto il tempo a parlare tra se con la schiena curva e le braccia arrotolate in una culla sotto il banco.
La maglietta faceva da coperta e io continuavo a non capire, ma allo stesso tempo ad aumentare la mia curiosità.
"Miao"
Ok, Adrien che si mette a fare versi di gatto?
Un secondo minuscolo  miao è uscito dalla sua pancia.
"Che diamine è stato? Non avrai mica portato un ga..."
Nell'istante che l'ho detto dalla sua maglietta è sbucato fuori il muso di una creaturina nera e pelosa con degli occhi verdi a palla. La creatura più tenera che abbia mai visto.
"Un gatto" ha affermato, terminando la mia frase.
"Un gatto" ho ripetuto, "In classe".
Era spacciato.

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