9#Best friend

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"Ehi, conosco un posto non molto lontano da qui in cui potremmo sicuramente trovare riparo, seguimi". Ha proposto Adrien.
Ero tanto felicie perchè in avvennire sarei stata capace di pensare a come non riempire il silenzio con la timidezza. E in più non c'è neanche stato l'imbarazzo della scelta nel scegliere di stare sotto il riparo del tettuccio di un bar di ubriaconi, e quello di seguirlo verso il cammino lungo il quale avremmo sofferto di freddo per un poco di due minuti ghiaccianti.
Seguirlo è stata la scelta più efficacie.

A dir la verità non ci sono voluti manco 2 minuti, ma di meno, visto che si trovava dall'altra parte della strada su cui ci trovavamo un attimo prima, dietro una vecchia fabbrica che aveva tanto l'aria di essere infestata dagli spiriti.

Era un altro bar, diciamo, ma meno affollato di gente ubriaca. Di ubriachi ce n'erano eccome, ma se ne stavano tutti appiccicati ad una parete sporca e piena di graffiti. Mi faceva orrore.
Ho seguito Adrien mentre attraversava con distinzione il corridoio. Poi si è fermato a mezzo metro dal portone che ci separava dalla cucina e si è girato verso quelli con in mano delle sigarette.
"Signori, un minimo di educazione, non vorrete mica fare brutta figura davanti ad una ragazza". Così con tutta calma.
Però di una calma paurosa.
A quell'ordine imperativo, infatti, il brusio ha cessato e cinquanta paia di occhi azzurri, castani, smeraldi, grigi, e neri, si sono messi a fissare ubbidienti il suo viso tranquillamente severo. Non capirò mai la logica con cui mette a tacere gli altri.
Detto ciò si è fatto strada con passo da boss verso la cucina e lì mi ha fatto mangiare qualcosa, perchè morivo davvero dalla fame.
"Allora racconta" ho detto "Come te li fai gli amici? Pensavo che avessi sono Nathanel e il suo gruppo alle tue spalle".
"Te l'ho detto, non faccio più amici adesso"
"E allora quelli?"
"Quelli là fuori sono solo tipi d'affari che hanno divorziato"
"Ok...".

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Il giorno dopo ero in bibleoteca.
Stavo lì da sola a pensare tra me e me, il chè non capita tutti i giorni di ritrovarsi in quella condizione. Intendo dire, che prima d'ora non ero mai stata così attenta e capace di sforzare la mente a pensare a qualcosa a cui non ero nemmeno interessata. Di me, infatti c'è poco da dire. E non che ne vada tanto fiera. Sarei potuta stare con il viso spiaccicato sul tavolo fino a quando non sarei diventata vecchia.
La vecchiaia non è poi così male, considerata l'alternativa.
Tranquillità, riposo, tempo immobile, e già la noia.
Quindi a pensarci bene, no grazie.

"Ehi Marinette" mi ha fatto un tizio vestito da giocatore di baseball, sbucato da fuori. Era Nino.
"Oh ciao Nino".
Oltre che debole di stomaco, doveva esserlo anche di caviglie, perchè ha cominciato ad oscillare come un budino servito in tavola da un cameriere epilettico. Ha slittato verso l'alto sedendosi sul lato della finestra.
"Ti serve qualcosa?" gli ho chiesto gentilmente
"In realtà no, sono solo interessato a te".
Devo subito aver pensato male, infatti dopo questo gli ho domandato il perchè.
"Perchè mi piaci, Mari".
L'ho guardato. Lui mi stava fissando con occhi da bambino.
"Menti" gli ho fatto io senza neanche pensarci sù.
Si è messo a ridere per una frazione di secondo:"Lo puoi dire".
Poi ha continuato:"Ti ho vista uscire insieme ad Adrien parecchie volte, quindi volevo solo sapere che tipo di persona fossi. Allora toglimi una curiosità, come sei riuscita a far ritornare quel pigro a scuola?"
Dovevo inventarmi qualcosa nell'attimo perchè avrebbe dovuto essere una risposta ovvia e decisa, come se non avessi dovuto pensarci due volte perchè si sapeva, e quindi una risposta scattante.
"Non so bene cosa lui pensi, credo soltanto che avesse bisogno di un amico e non importa chi".
Momento di silenzio.
"Andavo alla stessa scuola materna di Adrien, lo sapevi? Solo che in pratica lui ci è andato per tre anni senza entrare in classe, così dice".
"Cosa?" ho esclamato stupita del fatto.
O per lo meno fingevo di esserlo. Allora tutto è possibile per Adrien.
"Comunque il mio punto è il "chi" di quella frase pronunciata male deve aver avuto una certa importanza".
Si stava riferendo alla mia frase di prima. E in caso non l'aveste afferrato, il "chi" di "non importa chi" sono io.
E Nino l'ha saputo.

"Ehi Nino sbrigati, altrimenti perderemo la partita!"
"Arrivo!" ha risposto in successione.
"Il dovere mi chiama, allora ci si rivede Marinette".
"Aspetta!" L'ho fermato prima che potesse salire sul pulmino.
"Potresti farmi un piccolo favore?"
Lui si è voltato e ha sorriso. Voleva dire  si.

La bibleoteca stava iniziando a diventare noiosa.
Così mi sono spostata in aula studio dove ho trovato Alya in fase di disperazione totale, stirata in una miscela di stanchezza e debolezza piazzata sul banco.
"Umm..." non sapevo bene come reagire.
Anzi non penso che nessuno avrebbe saputo come comportarsi in una situazione come quella.
"Che stai facendo Alya?"
"Ti prego non fare caso a me. Sono disperata in questo momento".
Che vi avevo detto?
"È tutto finito! Non capivo una singola parola di quello che diceva, pensa solo al suo gatto".
"A-aspetta, a che gatto ti stai riferendo di preciso?". Speravo talmente tanto che non mi avrebbe dato in risposta la risposta che non volevo sentire. Mi pare una cosa sensata.
E comunque, tanto per chiarire i fatti, Alya era immersa nella sua piccola festicciola di autocommiserazione perchè non capiva un accidenti di matematica. E perciò ogni tanto si faceva dare ripetizioni ad alcuni compagni. Ma se dalla sua bocca sarebbe uscito il nome di Adrien, allora avrebbe significato che Alya e lui sarebbero ben presto diventati amici e ciò avrebbe comportato sulla nostra di amicizia.
"Il gatto che l'altra sera hanno sequestrato ad Adrien. Beh, lui se lo è ripreso".
Ancora non ci potevo credere. Adrien dava ripetizioni di matematica ad Alya?! Robe da matti. Sulserio.
"Beh, sai, di norma, gli studenti dovrebbero spendere il loro tempo a studiare..." le ho detto. Anche se era una cosa ovvia.
"Ehh? Ma a chi importa della scuola? La vera me appartiene al mondo di Internet! Internet ti da la grandiosa soddisfazione di scoprire chi sei veramente e inoltre ti circonda costantemente di amici 24 ore su 24. Ogni volta qualcuno mi scrive per chiedermi aiuto. Ma io come già sai, sono soltanto una ragazza ordinaria con dei problemi ai capelli". mi ha risposto, pienamente sicura di sè. Ok...
"Questo non potrebbe essere considerato... vivere una bugia?"
Lei ha sferruzzato gli occhi stracolmi di occhiaie e ha detto:"Basta che mi lasci da sola".
Ecco, io non potevo non lasciarla da sola senza un aiuto, era questo il mio problema con lei che con gli altri non funzionava, avrei dovuto lasciarla perdere perchè in teoria non mi sarebbe dovuto importare, dovevo pensare a me stessa, ma poi mi sono detta che ero davvero un egoista a pensarla in questo modo.
Perciò l'ho guardata dritta negli occhi e ho provato a dirle di no. Ma è stato un totale fallimento.
Mi sono seduta di fianco al suo posto e da quell'episodio è nato qualcosa. Il nostro legame si è rinforzato e siamo così diventate migliore amiche.


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