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{Prima di cominciare questo capitolo, voglio ricordarvi per chi non lo avesse ancora capito che la storia è in parte una simulazione dell'anime My little monster(Tonari no kaibutsu-kun) perciò tutti i ringraziamenti vanno all'autore di questa magnifica serie, che vi consiglio di andare a vedere. Ok e con questo ho finito, buona lettura. Mi scuso in anticipo per gli errori grammaticali:)}

"Hey Mari!"
"Mhm? Oh, Alya sei tu"
"Finalmente ti ho trovato...Ma dov'eri finita?"
Non mi ero accorta di quanto tempo fosse passato da quando sono sgattaiolata via dagli spogliatoi. Avevo saltato le ore di ginnastica. Ma poco mi importava perchè tanto facevo abbastanza pena in quella materia. E poi il prof non si scoraggia neanche a segnare le nostre assenze perchè non si accorge mai di nulla.
"Hai idea di quanto mi hai fatto camminare lungo le mura della scuola per venirti in cerca? Sono esausta!
Dammi un sorso." Ha detto rivolgendosi a me con un'ostinata voglia della bottiglietta d'acqua che tenevo a mia portata in caso mi sarebbe venuta sete. Che instintivamente me lo ha strappato dalle mani.
"Scusami...davvero, mi sentivo troppo a disagio eheh"
"Non metterti a ridere, il mio non è uno scherzo. Già è tanto avere due ore di educazione fisica attaccate per poi fare altri 15 minuti di camminata. Sai benissimo che le mie gambe non sono in grado di reggere per più di quanto tale duri il viaggio di una pulce dalla palestra fino a casa tua. Sono seria, non farlo mai più".
Come si sarebbe potuto facilmente immaginare, mi sono messa a ridere, ignorando il suo sguardo minaccioso posato sul mio.
"La solita esagerata..."
"Ma stai zitta, piuttosto scusami anche tu, non avrei davvero dovuto urlarlo".
Sapevo con certezza che non avrebbe mai voluto farlo, ma si sa, niente può fermare i freni al freneticismo pzicopatico improvviso di una fangirl barra Alya, che indubbiamente supera chiunque. Peggio del ciclo, ve lo posso garantire.
"Allora, che si fa adesso?" Le ho domandato poco dopo
"Tu mi paghi il pranzo"
"Mhm...apparte questo"
"Devi darmi delle spiegazioni su Nino".
E adesso cosa centrava Nino, ho pensato.
"Che cosa intendi di preciso?" Le ho chiesto
"Mi ha detto che gli avevi chiesto un favore importante che riguarda Adrien se non sbaglio, giusto? Beh sono curiosa, avanti sputa il rospo". Ah è vero, quasi dimenticavo.
"Oh non è niente di chè, ha solamente accettato la mia offerta di occuparsi del gatto randagio che qualche giorno fa Adrien si era portato in classe...Tutto qui"
"Oh. E questo gliel'avevi chiesto prima o dopo esserti accorta dei tuoi sentimenti per lui?"
"Credo prima..."
"Ahh, allora ci tenevi a lui molto prima di quanto tu non ci tenga adesso!".
Non potevo mentirle su questa banalità, lei ha gli occhi di un falco, vede tutto e assapora la dolce verità solo attraverso il contatto di uno sguardo.
Ho sorriso mentre le ho fatto di si con la testa. Lei successivamente si è addolcita:
"Awww, è bellissimo Marinette. Non sai quanto sono felice per te".

Quando finalmente le cose tra di noi si erano risolte io e Alya siamo andate a raggiungere le altre per andare in classe, ma lungo la camminata in cortile abbiamo sentito le urla di una ragazza.
Appena siamo giunte presso la fonte di quelle grida abbiamo notato che non si trattava di una ragazza, bensì di Max.
Max, il solito che si caccia sempre nei guai, ho pensato all'inizio, però c'è stata una cosa che più di tutte mi ha sconvolto. Vedere Adrien in piedi davanti ad un ragazzo più piccolo di lui a terra e ridotto a dir tanto male, mi ha fatto riemmergere tutti i ripensamenti che avevo avuto su lui le prime volte.
Max era tra la folla che circondava i due. Potevo benissimo intuire l'espressione di disagio sul viso del biondo, proprio quando il suo rapporto con la scuola e gli altri stava cominciando ad andare per il verso giusto. Mi sentivo male sia per il ragazzino a terra sia per Adrien, e decidere da quale parte stare si sarebbe rivelato una delle scelte più incasinate ed indiscutibili che avessi dovuto affrontare. Volevo aiutarlo in qualche modo, a scusarsi o a farsi perdonare, purchè non andasse peggio.
"Ma che succede?" ha chiesto Alya ad uno che ci stava affianco ma da questo nessuna risposta.
Volevo avvicinarmi e l'ho fatto. Passo dopo passo mi sono trovata alle spalle di Adrien.
"Non mi sorprende. Sei davvero testardo" ho detto con tutta la calma possibile. Gli occhi di tutti puntati su di me e le orecchie che seguivano incoraggianti il mio discordo non mi aiutavano molto.
Si è girato di poco con la testa e mi ha scrutata dall'alto verso il basso.
Sembrava così solo in quel momento, avrei potuto capirlo poichè neanche io quel giorno mi sono fatta vedere sotto la figura di un'amica. Non gli avevo rivolto la parola fino a quell'istante di massima tensione. L'aria ne era stra carica e non vedeva l'ora di gettarsi in pieno sulle nostre complicazioni del mattino. Infatti tra un po' ha iniziato a piovigginare.
Ho svolto velocemnte al termine la mia discussione perchè non avrei di certo gradito la pioggia sui capelli. Ma ciò che era mia vera intenzione ha finito per segnare il destino della mia povera fronte dolorante.
Dev'essere stata un palla di pallavolo arrivata dall'altro campo di basket, dato che avevano sospeso le lezioni di educazione fisica e noi ci trovavamo praticamente in mezzo alla rete.
Una volta marchiata la mia fronte con il fango del terreno ho provato una fitta di quella che non a caso rappresenta la mia condizione naturale di finire le cose al meglio. Imbarazzo, sempre di più.
Cavolo quanto avrei voluto starmene un po' zitta per una buona volta e non aver fatto la figura della 'signorina risolvi tutto' per dimostrare loro che non ero una da niente. Che avevo fegato, insomma. Ma poco importa ora perchè quel che è successo è successo.
Non era venuto manco nessuno a scusarsi per la pallonata in faccia che mi ero beccata. Tra tutti i presenti che c'erano nella folla, ovviamente, la palla ha scelto me come bersaglio.
Adrien ha fatto per arrabbiarsi di nuovo, ma sono riuscita ( per qualche strano miracolo dal nulla) a tirarlo dietro di me senza che lui avesse il tempo di chiedermi qualcosa o di ricominciare a fare a cazzotti con qualcuno. E da qui ripartono quegli sguardi. Li odio, quegli sguardi.
Così, com'era prevedibile, sono corsa via portandomi Adrien, che mi guardava sbalordito ed era sicuramente più sorpreso di me.
Non so fino a quanto ho corso ma almeno ho recuperato i minuti di riscaldamento che avevo saltato durante quelle due ore. Adrien non ha osato fermarmi, il chè se ci pensate, è una cosa parecchio concepibile. Entrambi non ci aspettavamo di ritrovarci  insieme a guardarci con occhi da bambino, dietro la scuola. Che per chiarirci, è un deserto.
Rumori zero, persone zero. Eravamo solo io e lui.
"È successo ancora, io mi caccio nei guai e tu come al solito vieni in mio soccorso nel momento giusto e nell'occasione giusta, sei la mia eroina Marinette"
"Hai idea di cosa ho provato nel vedere te, immobile, davanti ad un ragazzino ferito che trallaltro è più piccolo di te?" gli ho chiesto.
La sua giustifica non ha tardato ad arrivare:"Stava picchiando Kimberly". All'improvviso mi sono sentita una perfetta idiota. Già...
"E perchè te ne stavi fermo senza far nulla? Potevi dirlo"
"Ma che dirlo? Tu mi conosci, nessuno crederebbe ad una singola parola che dico. E Kimberly non fa la differenza solo perchè è lesbila e si mette a stalkerare le ragazze di prima e di quinta. I prof comunque la odiano. Perciò non ci sono molti aspetti diversi tra di noi".
"L'ho detto che sei testardo. Avevi già iniziato con il passo giusto e se quindi proprio vuoi migliorare parti dal buon esempio, le cose non si risolvono sempre con la forza. Certo, la tua era pura difesa, ma l'hai vista la faccia di Kimberly quando hai ricoperto di sangue la maglietta del ragazzo?"
Silenzio. Il classico.
Silenzio che è sembrato durare un eternità.
"Capisco, io...scusa"
"Ti chiedo gentilmente di chiedere scusa al ragazzino, penso che ne abbia già ricevute abbastanza. E anche a Kimberly".
Il suo volto era devvero triste, non saprei descriverlo.
Si è avvicinato a me, rompendo la distanza che ci separava. E per un breve momento ho creduto che fosse veramente sul punto di baciarmi, e anche se fosse stato così, stranamente non mi sarei mossa di un millimetro. Ma il fatto sta, che per riservare quei sentimenti i quali in teoria avrei dovuto aprire per prima io a lui, si è trattenuto.
Mi ha fissata. Poi ha messo una mano sulla mia fronte già calda e ha iniziato a massaggiarla con il pollice.
"Ti fa male?" mi ha domandato ad un certo punto.
"N-non no, a d-dire il v-vero".
Mi è parso incredibile come sia stata in grado di cambiare il suo umore da 0,5 a 10 con un solo balbettio fuoriuscito male.
"Allora le mie mani sono per davvero magiche" ha detto accompagnato da una dolce risata.
Mi facevano male le nocche, si. Le stavo stringendo da un bel pezzo ormai, come faceva lui ad essere cosi calmo in quella situazione?
"Beh...ci vediamo" ha aggiunto in fine. Prima però di andare in presidenza (per l'accaduto di prima) mi ha lasciato un veloce bacio a stampo sulla guancia che bruciava. E penso anche che se ne sia accorto quando mi ha toccata, infatti dopo si è rivolto a me con le labbra leggermente in sù per lo stupore e l'imbarazzo.
"A dopo, ti aspetto fuori dalla scuola all'ultima ora, ti voglio accompagnare a casa, e la mia non è una richiesta".

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