6°capitolo - squabbles and smiles

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Cambio!› -mi dissi dentro la mente.-

Ero quì da un po'.

1 ,2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10!›

Cambiai ancora e contai di nuovo fino a dieci.

Continuai a sferrare i miei ganci contro questo sacco da box ormai logoro senza fermarmi un attimo.
Ero sudato marcio. Stavo continuando così da quanto di preciso?

Pensi davvero di risolverla così?› -mi cominciò a dar fastidio.-

Preferivo sforgarmi con questo stupido sacco anziché prendermela con quel bastardo, perchè se fosse stato così non mi sarei fermato.

Oh, andiamo. Ora non fare finta di non sapere quello che fanno quelle guardie quà dentro.›

«Hei...»

Fermai il mio pugno prima che colpisse il sacco da box.

«Cosa ci fai quì?» chiesi.
Mi guardò con quei suoi due occhioni da cerbiatta «La mia cella era aperta... Così, vista l'ora tarda ho voluto, o più che altro cercato, di recarmi a mensa dato che non mi veniva a prendere nessuno. Ma–..» «Ti sei persa.» terminai per lei la frase, interrompendola.
Taylor «Esatto.» rispose stringendosi dentro la sua maglia.
La ripresi lo stesso «Sai che non puoi farlo? Se ti avesse trovato qualche altra guardia?!»
«Saresti dovuto venire tu. O no?» e con questa risposta mi fece stare zitto. ‹Ahah, idiota!› -mi prese in giro.-
Io le dissi «Okay, girando l'angolo trovi il portone. Se ti dicono qualcosa poi ci penso io.» mi sarei preso la responsabilità dato che ora ero io che la tenevo sott'occhio.
«Okay.» detto questo andò via.

Rimasi da solo con il sacco, lo stavo fissando.
Decisi di togliermi i guanti.  Mi misi in posizione e cominciai a sferrare pugni senza un senso logico! Mi sarei rovinato le mani, lo sapevo, ma non m'importava.
Avevo bisogno di sentire più dolore, ancora più dolore di quello con cui ero cresciuto da piccolo.

«Così non è che tu vada molto lontano.»

Avrei riconosciuto la sua voce anche fra mille altre.

«Cosa vuoi Aron?» gli chiesi mentre continuavo quel che stavo facendo.
«Mah...»
Questa volta decisi di fermarmi per poterlo guardare in faccia «Ti ho chiesto cosa diavolo vuoi.»
Lui «Niente, giuro.» mi rispose con un sorrisetto stampato in volto e si appoggiò al muretto che stava proprio a dieci passi da me. ‹Quanto lo odio quando piglia per il culo!›
«Tu non dovresti stare quì.» decisi di fargli presente.
Aron mi mostrò la mano in cui teneva la sigaretta «Mi andava di fumare.»
«Vedi di andartene in mensa prima che ti ci faccia portare.» lo avvertii.
«Oooh, che paura.» fece l'ultimo tiro e poi buttò la sigaretta per terra proprio vicino ai suoi piedi.
Ero già furioso di mio e la sua presenza quì non aiutava un granché, quindi presi un lungo respiro «Raccoglila, ci sono apposta i posaceneri.»
Sbuffò «Se proprio tieni alla pulizia di questo lurido posto perchè non la raccogli tu?»
Strinsi i denti «O te ne vai adesso, oppure ti faccio riportare direttamente in cella con la forza!»
Mi stava guardando in modo truce «Sta' attento a come parli. Anche se tu fossi il capo quì non prenderei mai ordini da te, figuriamoci adesso che non sei nessuno.» ghignò.
Non riusciì a non rispondergli «Invece mi dovresti solo ringraziare! Se sei ancora quà è solo merito mio perchè a quest'ora potresti essere in un "certo carcere" di massima sicurezza ben lontano da quì! Non fare troppo il grande con me, perchè sono l'unica persona con cui non puoi, e soprattutto, non riesci a farlo!» lo guardai dritto negli occhi «Quindi zitto!» terminato il mio discorso ricominciai a prendermela col sacco.
Aron ribatté «No, tu ringrazia che non ci sia finito dentro con me bastardo! Solamente questo sei.» ‹Non oserà.› «Un bastardo...» ‹E invece ha osato eccome.›

CRESCERE NEL CRIMINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora