16°capitolo - air duct companions

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Aron Jhones (POV'S)

Ci trovavamo in corridoio.

Christian mi stava scortando di nuovo in isolamento con premura ‹Anche fin troppa.› -feci una smorfia di disappunto.- «Guarda che so camminare.» gli ricordai.
Lui saldò ancora di più la presa sul mio braccio «Smettila di fare il bambino...»
«E tu dovresti smetterla di farmi da badante.» risposi a tono rimanendo fermo sulla mia posizione.
Ribattette «E tu dovresti cercare di non sprecare fiato, sei ancora debole.»
Io in tutta risposta sbuffai «Se ti dico che riesco a camminare vuol dire che riesco a camminare.» cominciai ad innervosirmi, non solo per la situazione, ma perchè quasi ogni volta che parlavo perdevo la voce e la cosa mi infastidiva parecchio.
«Ah sì?» mi stava prendendo in giro?
Fermai il mio passo «Non sono mica handicappato.»
Christian non mi diede ascolto «Ci stiamo mettendo un'eternità a causa dei tuoi capricci–..» «Capricci?!» alzai il tono di voce e parvi una gallina a cui stavano tirando il collo, cosa che mi fece saltare ancora di più i nervi. ‹Quei bastardi me la pagheranno cara.› -pensai con ardore.-
Lui «Smettila.»
Mi divincolai dalla sua presa «E mollami!»
«Okay!» gridò, ormai si era spazientito.

Andò avanti incitandomi quindi a camminare, percorsi qualche metro, ma dovetti fermarmi.
Si girò verso di me e mi osservò con un sopracciglio alzato.

«Che vuoi?»

Si voltò e mi lasciò indietro.
Ogni tanto si fermava per aspettarmi, ma non gli avrei mai chiesto aiuto. Non ne ero abituato.

Dopo un tempo che parve infinito arrivammo a destinazione.

-Notai che alcune delle celle erano chiuse.- ‹Allora non mettono sempre e solo me nelle celle d'isolamento.›

Christian non spiccicò più neanche una parola.

La porta si richiuse.

Feci per andarmi a mettere a sedere, ma fermai il passo. Avevo lo sguardo puntato sul pavimento. La pastiglia blu che avevo disintegrato era ancora lì, erano solo stati sparsi nel trambusto i suoi rimasugli. Questo pavimento ne era pieno. Se avessero deciso di pulirlo probabilmente ne avrebbero tirata su una bella montagnetta.
Ci misi sopra il piedi spargendola ancora di più, fino a disperderla. In fine ci montai sopra per poi andarmi a sedere.
Osservai quel punto ancora a lungo.

«Ohioi...» Porca zozza, sembro un vecchietto.› -mi dissi da solo.-

Mi misi nella posizione più comoda a cui potessi aspirare.

-Stavo facendo di tutto per non pensare a quella questione...- ‹Lei cosa c'entra con questo tipo di medicinale?› -con scarsi risultati.-

In seguito udiì alcune voci. Probabilmente saranno stati i miei compagni d'isolamento.

«Be', poco importa.» mi sdraiai.

Taylor Vega (POV'S)

Chiesi «Chi sei?»

Mi sdraiai lungo il pavimento mettendomi a guardare attraverso la griglia di ferro impiantata vicino all'angolo della parete a sinistra della porta, cosa a cui non avevo fatto caso.

«C'è qualcuno?»

Non vedo niente accidenti!›

Mi tirai su a sedere. Me l'ero forse immaginato?

«Sì! Una persona che dovrebbe pisciare, quindi vedete di farmi uscire!»

CRESCERE NEL CRIMINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora