64°capitolo - bangs and gunshots

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Claus Jhones (POV'S)

«Dovete trovarlo! Non può essere lontano!»

Non mi ero scordato degli uomini che mi stavano seguendo con dei mirini laser che non vedevano l'ora di colpire il bersaglio.

Devo nascondermi.›
Sei in trappola.
‹Devo scappare.›
‹Sei in trappola.›
‹Io non ci torno là.›
‹Ma sei in trappola.›

Il tetto, dove si trovava l'uscita, stava per venir giù. Dovevo sbrigarmi. Dovevo correre.
Appena prima che finisse di crollare, fui fuori!
Alcuni dei loro non ce la fecero. Ma, io, sì. E forse venni maledetto da qualcuno per questo motivo.

Il rumore dell'elicottero che mi stava cercando si udiva alla perfezione, era così vicino che quasi copriva il suono dei tuoni.

«Claus Jhones.» venni chiamato «Sappiamo che ti nascondi dietro ad alcune di quelle macerie, se non verrai fuori tu, ti faremo venir fuori noi.»

Mi stavano per attaccare.
Mi sporsi quel poco che serviva per notare che fra loro ci fosse un cecchino.

Pensa pensa pensa pensa pensa pensa pensa pensa pensa pensa pensa.› -mi massaggiai le tempie.-

Devo giocarmela bene.› «Okay!» alzai una mano in aria, la sventolai «Ora usci–..»

Si udì il fischio. Lo scoppio, susseguì il secondo seguente.

Figli di puttana figli di puttana figli di puttana figli di puttana figli di puttana figli di puttana figli di puttana figli di puttana!› -strinsi il labbro tra i denti così forte da farmelo sanguinare- ‹Figli di puttana!› «Figli di puttanaaaaaa!» gridai con rabbia e con dolore mentre cercavo di stringere la mano scottata a cui ora mancavano ben due dita.

Dovevo respirare, espirare ed inspirare. Calmarmi. Inspirare ed espirare. Pensare. Espirare ed inspirare.

Li ammazzo li ammazzo li ammazzo li ammazzo. Li farò fuori. Nei peggiori modi. Ammazzerò tutti loro, e poi i figli, e i figli dei loro figli–..› -e mentre nella mia testa ora era solo una guerra di insulti che non avrebbero sentito mai, fui interrotto- ‹Devi-pensare-lucido.›

Mi arrivò in mente un flash. Un'idea quanto malata e pericolosa mi era sorta in mente.
Raccatai da lì un grosso pezzo di metallo.

«Soggetto CJ, vieni fuori, e nessuno si farà male ulteriormente.» mi avvisarono ancora «Ci è stato dato l'ordine di sparare a vista.»

Notai Aron venir fuori da un cumulo di polvere e di macerie.

Lei... dov'è?› -ringhiai nella mia mente.-

«Fermo!»

Gli fecero alzare le mani in aria.

Tenni la lastra di metallo fra le braccia.

Rimani lucido rimani lucido rimani lucido rimani lucido.› -continuai a dirmi mentre cercai di non pensare al dolore.-

Presi più ossigeno che potetti e puntai gli occhi in quel punto. Li chiusi per un attimo, l'aria tirava ed i fulmini saettavano di quà e di là.

«Piuttosto che farmi prendere preferisco finire all'inferno.» dissi fra mé e mé.

Mi misi in posizione, e poi, cominciai a correre.
Me ne fregai degli avvertimenti. Me ne fregai di quando cominciarono a sparare. Me ne fregai che mi avessero colpito alla spalla. Me ne fregai del dolore che provavo alla mano.
E fui lì davanti. Col mio scudo, che avrebbe ceduto da lì a poco se avessero continuato a riempirlo di proiettili.
Intravidi quel cecchino, in posizione, pronto a colpire. L'attimo prima che schiacciasse il grilletto mi buttai di lato. E lui, sparò, con quella sua arma munita di pallottole incendiare. Proprio in quel punto. In quello stabilito. Dove in quell'angolo si trovava la bombola del gas.
E lo scoppio, provocò un forte impatto. Quel proiettile era andato a buon segno, proprio dovevo volevo che andasse a colpire.
L'elicottero fu fatto arretrare ed il mio corpo fu sbalzato di qualche metro più in là.
Percepiì dolore, ma questo, non era il momento per starci a pensare.
Feci una fatica immane a tirarmi dritto in piedi. Ero riuscito a limitarmi i danni grazie a quella maledetta lastra di metallo che ora era totalmente annerita da una parte. Se non l'avessi usata per ripararmi, sarei morto sul colpo, o bruciato vivo.

Guardai in alto, mi misi a ridere a crepapelle.

L'elicottero non poté più avvicinarsi, le fiamme provocate dall'incendio erano troppo alte e c'era troppo fumo per far sì che lui potesse pensare di colpirmi ancora.

«Fottetevi!» gli feci il dito medio mentre ero ancora disteso a terra.

Rotolai su me stesso, dovevo trovare la forza di alzarmi in piedi prima che queste fiamme mi mangiassero vivo.

Sentiì tossire qualcuno. -Mi voltai in quella direzione- ‹Harley.›

«Dove cazzo sei maledetto stronzo?!» fu la voce di Aron a chiamarmi.

Strisciai lungo il terreno fino ad arrivare a lei.

Io «Hey, doll? Doll. Mi senti?! Harley! Harley svegliati!»

Continuai a schiaffeggiarla e lei continuò a non rispondermi.

Non posso. Non puoi.› -pensai con allarme.- «Non puoi farlo, non dopo tutto quello che ho passato per salvarti!»

Era morta. Non respirava.

Aron ci raggiunse, e quando la vide, crollò in ginocchio.

Una lacrima rigò il mio volto «Har–..»

Il pugno che mi arrivò dritto sul naso fu forte e coinciso.

Maledetta stronza.› -la insultai nel mentre che cercai di riprendermi da quel gancio alla Rocky.-

Aron «Aspetta!» la fermò «Taylo–..» ma come l'ebbe fermata, dopo essersi guardati negli occhi, la lasciò andare.

Mi alzai da terra in fretta e furia, tirai una spallata a mio fratello e la raggiunsi agguantandola per quello che rimaneva della sua uniforme.

«Lasciami!» mi intimò.
«Sta' ferma!» la trattenni.

Quando la voltai verso di me, dopo una battaglia infinita, la vidi. Vidi lei nei suoi occhi.

«Harley...»

Quel suo sguardo risucchiante quanto lo potesse essere un buco nero mi incollò al terreno.

«Waaaaaaaaaaaaaaaaaaah!»

Si udì un grido di battaglia, non feci in tempo a vedermi piombare addosso una bionda che fui già a terra.

Rose «Taylor, dobbiamo andare!»

Era saltata nel fuoco, quella pazza!

E poi vide me «Tu...»

Si udiì un crack e l'albero che ora era in fiamme ci stette per cadere addosso.

Allungai la mano «No!» la afferrai per la caviglia.

Lei cadde proprio su di me, scalciò, si dimenò, ma non la lasciai andare. Non ebbi la minima intenzione di lasciarla più andare da nessuna parte.

Le sussurrai nell'orecchio «Tu verrai con me, regneremo insieme all'inferno.»
«No, sbagli.»

‹Non ho più le forze.› -pensai, stremato- ‹Ma devo resistere ancora.›

«Io ti ci spingerò giù all'inferno!»

Si liberò. Rimase in piedi a guardami come il più bello dei demoni che stava per far finire giù la sua ultima vittima.

Spalancai gli occhi «Harley!»

Lei, rise. Divertita.

Ma prima che facessi in tempo ad urlarle, ad indicarle, l'albero...

«Addio, Cla–..»

Le finì addosso. E fu tardi.

CRESCERE NEL CRIMINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora