40°capitolo - socially useless problems

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Taylor Vega (POV'S)

Il giorno dopo mi sentivo assonnata, ero rimasta tutta la notte in dormiveglia.
Sbadigliai.

Erano le 15:00 di pomeriggio.

Mi trovavo con le altre, stavamo camminando lungo l'ampia stanza principale.

Chiara stava parlando «E quindi sa–..» si scontrò con qualcuno «Ops!»
Carlos la osservò dall'alto «Ciao.»
«Non volevo urtarti.»

Solo io notai il modo in cui si guardavano?

Poi lo sguardo di lei ricadde sulle sue mani ‹Non ha più le fasciature.› «Che hai combinato?»
Lui se le mise in tasca «Niente.»

Scattò verso di lui e lo prese per la manica obbligandolo a tirare fuori una mano.
Allargai gli occhi.
Notai dei graffi e segni di vecchie cicatrici. Come se li era procurati?

Chiara lasciò la presa e lui scostò la mano in malo modo «Allora?»
«Sai che amo i guai.»
«Oh, sì, certo.» gli tirò un'occhiata d'ammonimento.

Rimasero a guardarsi, mi sentiì in suggestione.

Io dissi «Be', se vuoi ci vediamo più tardi...»
Chiara «No!» scattò con il busto verso di me «Adesso andiamo.»
«Allora ci vediamo.» fu Carlos a parlare.

Ce ne andammo e ripresimo la nostra passeggiata.

Chiara sembrò sovrappensiero.

Decisi di parlare «Non vorrei essere troppo invadente, però...»
Mi guadagnai la sua attenzione «Dime.»
«Io vedo ancora qualcosa tra di voi.» presi coraggio «Perchè non ne parlate?»
«No ce n'è bisogno.» disse in modo tagliente.
«Bé...» decisi di insistere «Non parlare alza dei muri. E i muri dividono.»
Sospirò in modo rumoroso «Siamo già stati divisi, non da un muro, ma da un ponte. Él ha tagliato le corde.»

Distolsi lo sguardo.

Ambra, che era rimasta zitta fino ad ora, disse «Anche tu dovresti farlo.»

Mi girai verso di lei, non riusciì a capire ciò che voleva intendere.

«Dovreste smettere di giocare al gatto e al topo.» continuò «Perchè ricorda che prima o poi il topolino dal gatto viene preso.»
«Ma di che parli?»
Ambra diede un'occhiata all'orologio ed anziché rispondermi disse «Io devo andare, ho una chiamata da fare.»

Ci salutò dicendo che ci saremmo viste più tardi.

Martina ci raggiunse. Salutò solo lei, non mi calcolò. Quale problema aveva con me?
Più tardi quando rimasi sola la andai a cercare.
Quando la notai le andai in contro. Era con delle ragazze.

Voglio chiarire questa situazione.› -pensai con sicurezza.- La chiamai «Possiamo parlare?»
«Chi è questa?»
Martina si girò verso di me «Adesso sono impegnata, Ідіот.»

Dopo aver detto qualcosa nella sua lingua, probabilmente un insulto, si mise a ridere insieme alle altre.
Una di loro mi si avvicinò pericolosamente.

«Tu...» mi studiò con lo sguardo «Non lavoravi per Carlotta?»
«Emh...» ‹Che devo dire?›
«Dalma, che succede?» chiese un'altra.
Lei disse «Io mi ricordo di te!» mi puntò il dito contro.
Martina si mise di fianco a lei «Dalma.» ma questa non ascoltò nemmeno lei.
Io «Che–..» «Tu sei quella che ha fatto la spia su Lucas!» ‹Chi?› «Ha dovuto usare una cannuccia per mangiare lo sai?! Non ha più parlato. E questo grazie a te!»
Una delle ragazze domandò «Di che stai parlando?»
«Questa stronza ha fatto sì che quella guardia di merda facesse mangiare il joint a Lucas! È lei!»

CRESCERE NEL CRIMINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora