8°capitolo - thirty minutes of freedom

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Taylor Vega (POV'S)

Erano trascorsi tre giorni.
Il tempo quì sembrava non passare mai e tutte le giornate erano dannatamente uguali.

«4 0 1, è ora di andare a mensa.» la guardia aprì la cella.

Mi alzai e la seguiì. Stavamo camminando nel più completo silenzio.

Glielo chiedo o non glielo chiedo?› -continuai a ripetermi.- E poi non seppi più trattenermi «Christian?»
Questo si fermò bruscamente «Come prego?»
«Ho chiesto di Chr–..» m'interruppe «Ho sentito!» poi mi disse «Sei solo una detenuta e non ti devo spiegazioni, porta rispetto!»
Mi arrabbiai ‹Perchè quà dentro devono essere tutti stronzi?!› -mi venne da chiedermi.- «Rispetto per cosa? Perchè ho posto una semplice domanda?!»

Mi prese per il braccio e mi riportò in dietro.

«Tu oggi starai quì!»

Dopo che mi ebbe fatta rientrare sbatté la porta della cella e se ne andò via!

Mi attaccai alle sbarre laterali e gli gridai a dietro «Benissimo! Tanto non avevo fame, non me ne può fregare niente!»

Purtroppo se n'era già andato e non mi aveva potuta sentire.
E meno male!›
‹Ma meno male cosa?!›
Dovresti darti una calmata.›
‹Una calmata?›

«Cosa diavolo è 'sto baccano?» disse qualcuno.

Mi riavvicinai alle sbarre mettendo fuori il naso.

«Ah, allora eri tu.» continuò a parlarmi. ‹Ma chi è?› -non riuscivo a capire.-
«Dove sei?»
«Quì!» notai che stesse sventolando la mano.

Mi spostai mettendomi al lato destro della porta, così da poterla avere più o meno davanti.

Io la salutai e lei ricambiò dicendo «Heilà!»

Mi avvicinai di più alle sbarre e misi le mani attorno ad esse. Non riuscivo a vederla bene! Non avevamo mai conversato prima d'ora e non pensavo neanche che si trovasse lì.

«Sei tu che gridavi?» mi chiese.
«Sì–..» «Per una stupida domanda oggi ti fanno saltare il pasto?» poi aggiunse «Ho sentito tutto.» -‹Ah ecco.› -commentai nella mia testa.-
Così le chiesi «E tu cos'hai fatto per rimanere quì?»
Mise entrambe le braccia a penzoloni fuori dalle sbarre «Oh, no. A me devono ancora venire a prendermi.»

Udimmo dei passi.

«Barret, sei ancora quì?»

‹Ecco l'idiota di prima.› -mi dissi.-

Poco dopo mi riscossi. L'aveva chiamata per cognome?

Lei «Be', per forza.» gli rispose divertita.
«Metti dentro le braccia!» poi si rivolse a me «E tu allontanati dalle sbarre!»

Le aprì la cella.
La prima cosa che notai di lei furono le sue treccie dorate, era davvero bella. Mi guardò e mi fece un sorriso d'intesa.

«Sai? Oggi non ho fame.»

‹Che ha in mente di fare?›

La guardia «Lo sai benissimo che devi comun–.. Aih!»

Gli aveva pestato un piede?!
Si mise a saltellare, non potetti fare altro che mettermi a ridere! Mentre si lamentava imprecò contro di noi.

Appena si mise dritto le disse «Bene, visto che oggi volete fare le stronze ve ne starete quì a farvi compagnia!»

CRESCERE NEL CRIMINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora