Determinata.

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Camminammo per qualche chilometro quando ci accorgemmo che qualcosa non andava.
Eravamo arrivati al limitare di un bosco quando mi accorsi che qualcosa ci stava seguendo.
"Clarisse...hai mai la sensazione che qualcuno ti stia seguendo?" dissi, guardandomi intorno.
"Si, qualcuno ci sta seguendo. Era quello che volevi sentirti dire vero?"
Mi tolse le parole di bocca.
Anche Bill era nervoso, qualcuno ci pedinava veramente.
Entrammo nel bosco.
Dopo qualche passo, Clarisse prese la lancia e Bill fece lo stesso.
Io presi la spada in mano.
Qualcosa spuntò da un cespuglio, anzi qualcuno.
Rimasi di sasso, e Clarisse e Will con me.
Charlotte mi guardò e poi posò lo sguardo sulla mia spada, accigliandosi.
"Charlotte, non dovresti essere qui" dissi con gli occhi sgranati.
"Non dovrebbe assolutamente essere qui", mi corresse Bill.
Clarisse sembrava un fantasma.
Riuscì a dire soltanto "come faremo ora?"
Mentre la figlia di Ares camminava avanti e indietro la situazione diventò di gran lunga peggiore.
Gli uccelli smisero di cinguettare, il vento cessò di soffiare e uno stormo di uccelli si levò nel cielo.
La terra iniziò a tremare.
Una figura mostruosa si avvicinò a noi, così grande da far cadere gli alberi.
Un mostro alto circa quattro metri si ergeva davanti a noi.
La pelle graffiata cadeva flaccida, indossava soltanto un pannolino di cuoio e, la cosa più terrificante di tutte, era che aveva...un occhio solo.
"Un ciclope" disse Clarisse con un filo di voce, e Bill annuì.
Charlotte si nascose dietro di me.
Nulla m'importava, dovevo proteggerla.

Clarisse ci disse di scappare.
Presi per mano mia sorella e proseguii.
Bill mi urlò da lontano parole sconnesse come "campo di fragole", "collina" e "noi arriviamo".
Entrambi i semidei cercavano di rallentare l'avanzata di quel mostro mentre io correvo come mai avevo fatto in vita mia.
Facile correre quando hai una creatura orribile e cattiva alle calcagna.
Giunsi alla fine del bosco e mi guardai indietro.
Clarisse e Bill stavano arrivando, quest'ultimo sembrava ferito...
Si misero davanti a noi.
"Vai a chiamare rinforzi Bill" disse Clarisse.
Lui corse dietro di noi e scese la collina.
Il mostro puzzolente lanciò la sua clava e colpì Clarisse in pieno.
Urlai, pregando per la figlia di Ares.
Non sapevo ancora che la mia vita non sarebbe stata mai più la stessa dopo quell'episodio...
Il gigante si accorse di me e di mia sorella.
Cercai di scendere la collina seguita da Charlotte, ma, per qualche strano motivo, lei non riusciva a passare.
Il ciclope prese mia sorella.
Ero terrorizzata, cacciai un urlo disperato.
I rinforzi stavano arrivando, tutti capitanati da Bill.
Menai dei fendenti ai piedi del mostro, ma lui non si smosse.
Charlotte piangeva e chiamava il mio nome.
Stava morendo...
Urlai e piansi fino a non vederci più, cercando di colpire il ciclope.
Lui, con una sorta di ghigno in volto strinse la mano con cui teneva mia sorella.
Lei mi guardò rassegnata, con un'espressione che non credevo possibile per una bambina di 6 anni.

Il mio nome, fu l'ultima cosa che disse...

Credevo di morire con lei.
Il dolore mi stava logorando dentro.
Il mio stomaco fece una capriola.
Urlai il nome di mia sorella con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
Lo stupido ciclope mi guardò, come se mi avesse notata solo ora.
La terra iniziò a tremare.
Mi sentivo potente, gli elementi rispondevano a me.
La scossa di terremoto fece aprire una voragine ai piedi del mostro.
Spostai il mio sguardo verso un piccolo fiume che scorreva li vicino.
L'acqua sembrò scorrere nelle mie vene.
Si alzò dal letto di ghiaia e inondò il ciclope.
L'acqua sembrò intrappolare il mostro, come in una gabbia d'acciaio.
Riuscì a sollevarlo, e solo quando io le diedi il consenso, l'acqua lasciò cadere il ciclope nella voragine del terreno.
Poi si udì solo un tonfo sordo.
Mi voltai con gli occhi arrossati da pianto, e la testa che sembrava scoppiarmi.
Bill e una cinquantina di ragazzi di tutti i tipi di guardavano a bocca aperta.
Crollai in ginocchio, iniziando a singhiozzare.
Una creatura si fece largo tra la folla.
Aveva la il busto di un uomo e il corpo da cavallo. Un centauro.
Lo seguivano due ragazzi, uno alto, atletico, e con i capelli corvini e una ragazza, con meravigliosi capelli biondi e occhi grigi come la pietra.
Un bagliore verdastro si sprigionò sopra la mia testa.
Qualche ragazzo prese a borbottare, ma la maggior parte delle persone rimase a bocca aperta.
Non capivo cosa stesse brillando e cosa stessero guardando tutti.
Il centauro venne verso di me e, gettando uno sguardo verso il ragazzo dai capelli neri, annunciò con tono solenne "Determinata".
Non capivo.
"Ave, Madeleine Costa, figlia del dio del mare".
Dopodiché si inchinò,e tutti i ragazzi seguirono il suo esempio.
Tutti, tranne il ragazzo moro.
Se ne stava in piedi, pietrificato, con un'espressione che lasciava trapelare un sentimento di delusione più totale.

//la figlia di Poseidone//🌊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora