Anche gli dei hanno gli incubi.

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Atena parlò con tono fermo e preciso "Siete qui per la profezia immagino..."
Guardai una ad una l'espressioni dei miei amici, ritti come statue di sale.
Elisir ruppe il silenzio con molto coraggio "Proprio così madre, la profezia ci ha condotto da voi."
"Per sanare le ferite aperte, i troni del cielo trovate dovrai", iniziai, "credo sia il posto giusto."
Il divino Zeus si fece sempre più grande sul suo trono e urlò "Tu credi? Semidea insolente, ti insegno io le buone maniere or...", ma mio padre lo fermò.
"Fratello caro, ne abbiamo già parlato. Non puoi dare a lei la colpa", disse mentre mi guardava.
Accennai un sorriso.
"E dato che questa cosa ha riacceso i vostri divini animi siamo qui per conoscere le richieste di cui parla la profezia e accontentarvi", disse Percy mentre faceva un inchino fatto male appositamente.
"Jackson...che piacere sentire di nuovo la tua voce...", ironizzò Zeus.
"Piacere mio", mio fratello gli fece l'occhiolino.
Con aria annoiata Ade disse "Direi che possiamo fare questa richiesta no? Abbiamo perso già troppo tempo ed è ora che i semidei si diano da fare".
Zeus e Ade si alzarono, facendoci indietteggiare.
"Semidei, è da mesi ormai che un incubo non ci da pace", iniziò Ade, "nessuno degli Olimpi è riuscito a spiegarne il motivo, e l'unico che può farlo è ormai lontano dai nostri sguardi."
Zeus aggiunse, "Ipno, dio del sonno, è l'unico che può aiutarci, ma è stato esiliato dopo essersi schierato con i titani durante la guerra."
"Ormai non c'è più traccia di lui...", disse Ade.
Quando capii cosa desideravano veramente rimasi a bocca aperta.
Dovevamo cercare un dio, nemico dei nostri genitori, per chiedergli un favore quando nemmeno Zeus sapeva dove fosse finito.
"Beh, sapevamo sarebbe stata ardua", disse Klar sottovoce, come se mi avesse letto nella mente.
"La nostra richiesta è questa, se il nostro sonno avrà pace l'avrai anche tu, altrimenti mi occuperò personalmente di folgorarti a dovere", disse Zeus mentre mi guardava ghignando.
Guardai nervosa Poseidone.
Non sapevo se sarei stata in grado di trovare il dio, quindi sarebbe potuta essere l'ultima volta che incontravo gli occhi di mio padre.
Il suo sguardo era tormentato, quasi triste.
Mi chiesi se nonostante tutto quello che stavo facendo, creare scompiglio, mettere in pericolo il suo figlio prediletto, mi volesse bene...almeno un po'.
Io di certo lo facevo.
Gli Olimpi ci congedarono senza troppi giri di parole.
Qualcuno ci augurava di tornare vivi, qualcuno scommetteva su chi sarebbe tornato e chi no.
Presi la mano di Percy e lo guardai.
Entrambi ci girammo verso Poseidone.
Con le lacrime agli occhi dissi a bassa voce "ti prego, stammi vicino".

//la figlia di Poseidone//🌊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora