Un vero eroe dalla nostra parte.

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Quella notte dormii malissimo.
La mia cabina era bella, certamente, ma starmene li, distesa tra le coperte azzurre, in silenzio, mi faceva pensare troppo.
Mi tornavano alla mente brutti ricordi.
Pensavo alla mamma, alla mia casa e soprattutto a Charlotte.
Avere Percy vicino non aiutava.
Mi sentivo continuamente presa di mira, osservata e giudicata.
Riuscii a prendere sonno quando vidi le prime luci dell'alba, quando mio fratello cominciava a svegliarsi.
Una botta mi svegliò.
Mi misi seduta sul letto, sbattendo violentemente la testa sulle aste del letto sopra il mio.
Mentre mi massaggiavo dolorante il cranio, una voce che conoscevo bene, forse anche troppo, disse, "in piedi terremoto, è mattina da un pezzo!"
Klar, chi altri poteva essere?
Mi preparai velocemente e aprii la porta della mia cabina.
La figlia di Ares mi guardava con le braccia incrociate al petto.
"Su, abbiamo molto da fare!"
Sbuffai, come risveglio non era il massimo.
Mentre andavamo verso la mensa Klar mi ripeteva per l'ennesima volta la sua personalissima interpretazione della profezia e di quanto fosse felice di poter usare la sua nuova lancia.
Io annuivo.
Dovevo avere lo sguardo assente, perché Klar se ne accorse e mi chiede, "cosa c'è che non va?"
Bella domanda.
"Dobbiamo partire per un'impresa molto pericolosa e...", dissi.
"Di la verità", mi esortò la mia amica.
"È-è per... Percy. Avremmo bisogno del suo aiuto, è indispensabile, ma non ne vorrà sapere...mi odia."
Klar mi guardò per un po' e poi disse, "beh, è il momento di scoprirlo."
Eravamo arrivati alla mensa.
Entrai e mi diressi al tavolo di Poseidone.
Percy era già lì.
Non avevo pensato affatto al modo con cui avrei potuto aprire la conversione, quindi lo feci e basta.
"Percy...", dissi.
Lui distolse lo sguardo dalla sua porzione di uova e bacon e mi guardò.
"Senti, so di non andarti a genio ma, semplicemente, il mondo...beh, ecco, corre il rischio di essere distrutto."
Gli raccontai di Chirone, della profezia e dell'interpretazione di Elisir.
Lui mi guardava con quei suoi occhi verde mare.
La sua espressione mutò svariate volte dal sorpreso all'impossibile.
Dissi tutto così velocemente che quando finii mi accorsi di avere una gran sete.
"È del mio aiuto che avete bisogno, e lo avrete, ne vale del destino del mondo."
Annuii.
"Si, insomma, potrei esservi utile." aggiunse.
"Già", dissi.
Mi guardai intorno.
Dei semidei ficcanaso guardavano la scena parlottando tra di loro.
"B-bene, ti farò sapere al più presto...", dissi guardandomi le scarpe.
Lui annuì.
Feci per allontanarmi, ma poi, credendo fosse una cosa più che giusta da fare, mi voltai verso mio fratello e dissi semplicemente "grazie", con un fil di voce.
Lui mi guardò come se volesse scoprire quale fosse il trucco.
Non ce n'era, gli ero veramente grata per la prima volta nella mia vita.
Lasciai la capanna alquanto sollevata.
Avevamo il leggendario Percy Jackson dalla nostra parte...si, insomma, un eroe fatto e finito.
Andai dalle altre, come aveva detto Klar avevamo molto da fare.

//la figlia di Poseidone//🌊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora