Semplicemente io.

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25 gennaio.

Erano le 6:30 di una mattina nebbiosa e umida.
Nella piccola casetta gialla della periferia di New York, una luce si accese.
Una mano scivolò dall'interruttore della luce alla sveglia,e la colpì con un pugno secco.
L'ombra di una ragazzina si trascinò dal proprio letto al guardaroba per esaminarne il contenuto.
Maglioni grigi, pantaloni dai colori vari e felpe XXL era tutto quello che l'armadio aveva da offrirle.
Prese un paio di jeans e la sua felpa preferita, quella blu.
Si specchiò per esaminare il suo riflesso.
Una ragazza di 13 anni, abbastanza alta e robusta, con una cascata di capelli castano scuro. Gli occhi del medesimo colore, scrutavano il suo riflesso, cogliendone le numerose imperfezioni.
Un principio d'acne si stava facendo spazio vicino al suo naso a patata, e, nel notare questo spiacevole inconveniente, corrugò le folte sopracciglia.
Non era mai stata una bella ragazza, né le interessava essere il centro degli sguardi vuoti dei ragazzi più grandi.
Avrebbe tanto voluto dargli un pugno, il coraggio non le mancava.
Era un tratto del suo carattere non molto evidente, ma che, all'occorrenza, veniva fuori come le margherite in primavera.
Molto evidente invece era il fatto che fosse molto impulsiva. Non riusciva mai a stare ferma, e quasi sempre, era l'istinto a farle da maestro.
Lealtà, era un'altra qualità che le avresti affibbiato dopo averla conosciuta un po', "fai sempre la cosa giusta" sembrava essere il suo motto.
Non aveva paura di niente, o quasi.
L'amicizia, per un amico avrebbe fatto di tutto.
Finì di guardarsi allo specchio e si vestì in fretta.
Corse in camera della sua sorellina, le diede un bacio in fronte, e corse in strada con lo zaino in spalla.
Madeleine Costa, questo è il suo nome.

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