Uscii dalla cabina.
Mi bruciavano gli occhi.
Decisi di andare a fare una passeggiata.
Era notte, la luna brillava in cielo.
Chiusi la porta della capanna numero 3 e decisi di passeggiare per il bosco.
Da piccola il buio mi terrorizzava, ma ora non più.
Sembrerebbe ridicolo no?
Dopo aver visto e combattuto un'idra ed essersi imbattuta in un grosso ciclope assassino, la trovavo una cosa impensabile.
Decisi di portarmi comunque la spada, mi dava sicurezza.
Mi addentrai del bosco.
Intorno a sentii solamente strani rumori e scricchiolii sinistri.
Mi sedetti su di una roccia, in quello che sembrava il centro della foresta.
Non molto lontano da me, delle ninfe giocavano spensierate in un piccolo laghetto. Almeno loro non mi odiavano.
Camminai fino a che non sentii un rumore familiare.
Il mare.
Velocizzai il passo ed arrivai sulla spiaggia.
Era da sempre stato il mio posto preferito.
Io e Charlotte ci andavamo sempre da piccole: scrivevamo il nostro nome e facevamo dei bellissimi castelli sulla sabbia.
Era sempre stato l'unico posto in cui io mi fossi sentita veramente bene.
Charlotte...mi mancava così tanto.
Presi un bastoncino e scrissi il suo nome sulla sabbia.
La scritta era storta, non riuscivo a scrivere con gli occhi appannati dalle lacrime.
Piangevo, per la terza volta in quel giorno.
Sentii un fruscio.
Raccolsi la spada da terra e mi avvicinai alla presunta fonte del rumore.
"C'è qualcuno?" dissi, cauta.
Silenzio.
Ad un tratto il fruscio ricomparve, e sembrava spostarsi verso la mia destra.
Con agilità mi voltai, puntando la spada verso un albero.
Stupida immaginazione.
Ad un tratto, dall'ombra del grosso pino, uscì un ragazzo.
Era alto e magro, quasi scheletrico.
La pelle candida era schiarita dalla luce della luna, e i capelli neri sembravano avere vita propria.
Era ancora più spettinato di me!
Il suoi occhi erano incavati e neri come la notte senza stelle, come le ombre più scure e come il petrolio puro
Mi persi nel guardarli.
Lo stavo fissando da un bel po' quando me ne resi conto.
"Chi sei?" dissi, con la voce ancora rotta dal pianto.
Lui la notò, e mi sembrò di sentire gli ingranaggi nella sua testa mettersi all'opera.
"Sono Nico di Angelo, figlio di Ade" disse.
Ade...il re degl'inferi. Ne avevo già sentito parlare.
"Io sono..." iniziai, ma lui mi precedette e disse "...la figlia di Poseidone, suppongo."
D'un tratto trovai le mie scarpe molto interessanti.
Mugugnai un "si".
Lui si avvicinò all'acqua e io lo seguii.
Stava scrutando l'orizzonte quando lesse ad alta voce "Charlotte".
Dannata me, avevo lasciato la scritta in bella vista.
Sentii di nuovo gli ingranaggi nella sua testa.
Avvampai e iniziai a vedere di nuovo tutto sfocato.
No no no, non potevo piangere ora, cosa mi saltava in mente?
"Era tua sorella vero?" disse, guardandomi negli occhi come se volesse leggermi dentro.
Quel dannato sguardo, mi sentivo impotente e piccola davanti a lui.
Annuii, cercando di non piangere.
Lui si mise seduto sulla sabbia e mi intimò di fare lo stesso.
Lo feci.
"So cosa si prova..." disse piano.
"Anche io avevo una sorella. Si chiamava Bianca."
Lo guardai.
"Morì per salvare tuo fratello e i suoi amici molti anni fa" disse scrutando il mare.
"Me la ricordi in un certo senso, sai?"
Il mio dolore si trasformò in perplessità.
Lui sembrò capire.
"Prima. Sei stata molto coraggiosa nel venire qui da sola e nell'impugnare questa spada" , indicò l'arma.
"Anche lei era coraggiosa?" chiesi, ma me ne vergognai subito.
Certo che lo era! Era morta per salvare i suoi amici...se non si può definire coraggio questo...
"Molto".
Per un po' calò il silenzio.
"Come hai fatto...", deglutii,"...a dimenticarla?"
Le lacrime che avevo cercato di trattenere uscirono tutte insieme.
Cercai di soffocare un singhiozzo, ma Nico mi prese per un braccio e mi avvicinò al suo petto.
"Non l'ho mai fatto."
Restammo in quella posizione fino a che non cessai di piangere, ascoltando il ritmo del suo cuore.
Ci alzammo, si era fatto già troppo tardi.
"È tardi, Percy, tuo fratello sarà preoccupato." disse Nico.
"Non gli importa nulla di me, non è mio fratello", abbaiai.
Lui mi guardò negli occhi e, con un sorrisetto in volto, disse:"Se le cose stanno così vai da lui, guardalo in quegli stupidi occhi verdi e digli che hai trovato un nuovo, meraviglioso, fratello, Nico di Angelo".
Sorrisi per la prima volta dopo tanto tempo, e Nico con me.
STAI LEGGENDO
//la figlia di Poseidone//🌊
Fiksi PenggemarIl campo mezzosangue, casa di tanti semidei, si stava godendo un po' di meritato riposo dopo le numerose guerre che aveva dovuto combattere. Tutto sembrava tranquillo, ma un giorno una mezzosangue arrivò al campo, e tutto cambiò...