He prefers to see me dead

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Harry si trovava nel soggiorno di casa sua. Era seduto sulla poltrona mentre i suoi genitori e sua sorella sul divano di fianco a lui.
Continuavano a restare in silenzio e a non dire nulla.
Quel silenzio stava iniziando a diventare davvero snervante, ed Harry aveva davvero bisogno di sapere e di sentire cosa pensavana di lui in quel momento; quindi cercò di dire qualcosa, solo che fu preceduto da suo padre, che gli disse
-"Ti rendi conto di quello che hai fatto Harold Edward Styles, Ti rendi conto di quello che è successo?"- Harry abbassò lo sguardo.
Si lo sapeva.
Aveva picchiato a sangue un ragazzo.
Ma avevo i suoi validi motivi..
Jonathan -così si chiamava- non faceva altro che insultarlo, erano anni che lo faceva ed Harry quella mattina non ci vide più e lo aggredi. Ma la cosa peggiore di tutto ciò è che gli era piaciuto.
Aveva goduto nel vederlo star male almeno un po di come lo ero stato lui in tutti quegli anni. Per colpa di quel ragazzo tutti a scuola lo odiavano, lo chiamano frocio e lo insultavano facendogli dispetti di tanto in tanto. Ed Harry era troppo debole e buono per reagire, e quindi li lasciava fare, subendo in silenzio.
Quella mattina invece, mentre era tranquillo vicino al proprio armadietto a prendere il libro di filosofia, si ritrovò d'un tratto Jonathan dinanzi a lui, insieme ad un'altro gruppo di ragazzi, pronto a prenderlo in giro ed ad insultarlo. Harry inizialmente cercò di ignorarli e a continuare ciò che stava facendo, solo che iniziarono a dire cose del tipo
-"Frocio, ieri te lo sei scopato per bene il tuo ragazzo Niall"- E lì non ci vide più. Li aggredi.
Ed è anche per questo che aveva paura della reazione dei suoi genitori in quel momento. Erano appena venuti a conoscenza che aveva aggredito un ragazzo mandandolo all'ospedale, ma non sapevano perchè l'aveva fatto. Non sapevano che era Gay, ed essendo una famiglia al quanto antica in queste cose, non lo avrebbero di sicuro accettato.
Ma Harry doveva dirglielo, ero comunque loro figlio, avrebbero capito.
-"...sono davvero deluso Harry. Davvero non capisco cosa abbiamo sbagliato con te, siamo stati sempre così attenti.. io.."- sua madre iniziò a piangere. Lo credeva un criminale.
Davvero ridicolo.
Erano davvero così sicuri che lo aveva fatto per la semplice voglia di farlo? Si fidavano davvero così poco di lui? Tornò alla realtà solo quando
-"Harry ci stai ascoltando? Abbiamo detto che ti puniremo levandoti cellulare, computer e non potrai uscire per 6 mesi"- disse suo padre. Harry rise appena, per niente divertito.
-"Cosa ci trovi di tanto divertente?"- Chiese suo padre irritato.
-"Invece di andare subito a conclusioni papà, sai almeno perché l'ho aggredito?"- dissi Harry urlando improvvisamente tra quelle quattro mura.
-"..Sai perché oggi ho picchiato quel ragazzo?"- suo padre in quel momento aveva un espressione scioccata, preoccupata e quasi curiosa. Fece per replicare, solo che Harry lo fermò subito dicendo
-"NO! Tu non sai Niente. Tu non sai che quel ragazzo ha reso la mia vita un inferno. Non sai che per colpa sua tutti mi disprezzano in quella scuola. Non vi siete mai preoccupati di chiedermi se stessi bene solo perchè secondo la vostra mentalità noi adolescenti non abbiamo problemi, siamo tutti felici,in effetti perché dovrebbe esserci qualcosa che non va, siamo solo adolescenti. Vero papà?-
Iniziò a piangere. Erano i suoi genitori, dovevano stargli vicino in qualunque momento. Ma non ci erano mai stati, non si erano mai preoccupati di chiedergli se stesse bene o meno; non se ne sono mai fregati.
Ogni volta che Harry cercava di confidarsi con sua madre o con suo padre o erano troppo indaffarati per poterlo ascoltare, o semplicemente rimandavano la chiacchierata a "domani".
Ma questo domani di quale mese o anno si trattava? Harry aveva bisogno di loro in quel momento, nessun domandi solo quel momento.
Harry si mise seduto, ormai nel pieno della disperazione.
-"Vedrai che si sistemerà tutto"- disse sua madre. -
"No invece"- disse tra un singhiozzo e l'altro quasi bisbigliando
-"Voi non sapete perchè mi insultavano.."- disse piangendo ancora di più se è possibile.
Sua madre si sedette di fianco a lui e mentre cercò di asciugargli la guancia che era ormai annegata nelle sue stesse lacrime. poi gli disse
-"Beh! Diccelo tu"- Harry iniziò a tremare. Come poteva dirgli che l'unico loro figlio maschio era Gay? Aveva molta, molta paura. Ma doveva farlo. Quindi abbassò lo sguardo e -"S-sono Gay"- Lo dissi talmente sottovoce che neanche sua madre che era al suo fianco riusci a sentirlo
-"Che hai detto Harry!"- disse Gemma seduta di fianco a suo padre.
Adesso alzò lo sguardo e guardò tutti negli occhi, uno ad uno per poi dire deciso
-"Sono Gay!"- Si senti improvvisamente più libero, come se per tutto questo tempo avesse camminato portandosi addosso qualcosa di davvero pesante che a stento riusciva a camminare. e che adesso invece, essendomene liberato, camminare gli sembrava più facile; solo che non sapeva ancora che non sarebbe riuscito a camminare bene, ma avrebbe per un bel po zoppicato.
Anne si portò una mano al petto e l'altra vicino alla bocca iniziando a piangere, seguita da sua sorella, che ebbe la stessa reazione, mentre suo padre, dopo vari minuti di silezio, iniziò a ridere istericamente facendo rimbombare quel suono amaro fra quelle quattro mura.
-"Mio figlio è Gay, non ci credo."- E rise ancora più forte se possibile.
Harry lo fissava, come anche Anne e Gemma che probabilmente nemmeno loro si aspettavano una simile reazione. Adesso Robin si alzò e camminò avanti e indietro mentre ogni tanto mormorava qualcosa e rideva tra se. Harry non sapevo che fare.
Si alzò e gli andò vicino bloccandolo per una spalla
-"Papà io.."- Quest'ultimo si girò verso di lui e gli diede un pugno all'altezza dello zigomo. Harry indietreggiò di qualche passo e cadde al suolo, senza forze per poter reagire.
-"Robin! perchè l'hai colpito?"- disse adesso Anne urlando, ma nonostante ciò rimase seduta senza andare di fianco del figlio per controllare se stesse bene, come sempre.
-"Nostro figlio è malato, Anne. Nostro figlio è sbagliato."- e rise di nuovo con quella risata amara che solo lui aveva. Harry si alzò da terra, ancora dolorante per il pugno subito poco prima e corse verso di lui buttandosi addosso e lasciandogli uno o forse due pugni in faccia. Solo in quel momento sua madre e sua sorella si alzarono per separarli. Sua madre cercò di sollevare Robin che era ormai sopra di Harry avendo la meglio, mentre Gemma cercò di tenere Harry fermo a terra.
-"Mi fai schifo. Vai via da questa casa! Non voglio un figlio malato. Preferirei vederti morto pittosto che vederti baciare un altro ragazzo."- Morto, preferiva vedermi morto" pensò Harry. Harry senti come se tutte le sue forze lo avessero dun'tratto abbandonato.
Come poteva essere così cinico? Era suo padre, aveva forse dimenticato questo particolare? "E' mio padre cazzo", pensò Harry. Se non lo accettava lui come poteva pretendere di essere accettato da quei ragazzi dementi nella sua scuola? Quindi si alzò e, con disinvoltura, gli andò vicino con un sorriso falso in faccia
-"Sai che ti dico. Preferisco morire invece di poter vivere con un padre di merda come te. Mi fai schifo."- E ormai fuori da qulla casa pianse forse più forte di prima.
Era a pezzi. Gli mancavano le forze e non sapeva che fare e dove andare.
Iniziò a correre senza fare caso a dove era diretto.
Dun'tratto si ritrovò dinanzi alla sua scuola, che a quell'ora di sera non c'era nessuno.
Iniziò a ma­ledire quell'istituto, era solo colpa di quell'istituto e delle persone che ci facevano parte se adesso era solo senza amici e senza famiglia. Si accasciò vicino al cancello di quella scuola e continuò a piangere. Nessuno teneva a lui. Tutti erano troppo concentrati a classificare le persone.
Se sei Ricco vai bene, se sei povero no. Se sei etero vai bene, se sei gay no.
Ormai funzionava così, non importava più a nessuno di come eri veramente, a loro interessava solo sapere se eri uguale a loro o meno. Iniziò a singhiozzare. Portandosi le mani sui capelli li tirò appena. Come poteva suo padre dire di odiarlo solo perchè era Gay. Come poteva dire una cosa simile? Vide un chiodo gettato vicino a quell'cancello.
Lo osservò per un po, ancora accovacciato su se stesso, poi lo prese. Non poteva farlo, eppure cosa aveva da perdere? ormai non aveva più nessuno. Tutti lo odiavano e non aveva senso continuare a vivere.
Piangendo graffiò la sua pelle con quell'oggetto sperando di dare una fine alla propria vita. Gli faceva male, ma almeno lo distraeva dalle lame che continuavano ad altraversare il suo cuore. Si indebbolirsi, è la vista iniziò ad oscurarsi. Era uscito troppo sangue e perse conoscenze. Senti urlare qualcuno il suo nome da lontano, ma non riusci a capire chi fosse, perchè ormai era svenuto.
Si svegliò in una stanza tutta bianca che puzzava di farmaci. Un ragazzo al suo fianco iniziò a chiamare l'infermiera la quale corse nella stanza e si buttò addosso ad Harry vedendo se stava bene.
Quando andò via il ragazzo che era di fianco a Harry disse
-"Perchè l'hai fatto Harry? Perchè?"- Ormai Harry aveva gli occhi spenti, nessuna lacrima niente di niente.
-"Lo hanno saputo Niall. Sanno che sono Gay."-
-"Oh Harry!"- E si gettò tra le sue braccia facendo attenzione al polso fasciato del riccio. Harry solo in quel momento, tra le braccia del biondo, pianse nuovamente, come se piangere era l'unica cosa che gli era rimasta
-"Lo sapevo Niall, Sapevo che non mi avrebbero accettato. Mio padre mi ha cacciato dicendo che mi avrebbe preferito vedere morto, e in un certo senso volevo accontentarlo."- disse singhiozzando. Niall gli accarezzò la guancia iniziando a piangere anche lui; poi Harry continuò dicendo
-"Tutti mi odiano, Niall! volevo farla finita"- Niall lo abbraccio nuovamente dicendo
-"No Harry no. Io ti voglio bene. Ed è per questo che tu verrai con me a Londra. Non ti lascerò qui da solo sappilo"- Inizialmente Harry non accettò, ma Niall non voleva sentire ragioni ed aveva deciso lui per il riccio.
In fondo non era odiato proprio da tutti; Niall lo voleva bene, lo accettava così come era, e ciò gli sarebbe bastato.

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Ormai fuori da quella mensa Harry iniziò a correre. Spingeva la gente buttandola per l'aria facendosi spazio in quei lunghi corridoi della scuola, e piangeva.
Voleva fuggire, correre via e cercare di dimenticare ciò che era appena successo, ciò che aveva appena fatto.
Quella scuola, quegli insulti, quel bullismo lo riportò a rivivere quella giornata. Tutto cò non poteva succedere acnora, lui doveva dimenticare.
Iniziò a correre cercando l'uscita della scuola. E la trovò.
Stava marinando la scuola, e lo sapeva, solo che se ne fregò. Non riusciva a restare un minuto di più li dentro, aveva bisogno di allontanarsi per un po.
Andò verso il parco della città, quel parco che per lui significava molto (...) e si accasciò vicino ad un albero portandosi le gambe al petto ed iniziò a piangere probabilmente più forte di prima.
Passarono due ore ed era ancora nella stessa posizione, solo che non piangeva più.
Perchè continuare a farlo, a cosa sarebbe servito? A nulla.
Senti il cellulare vibrare, e senza voglia lo prese. C'erano 15 messaggi e 10 chiamate perse tutte di Niall. Era preoccupato e voleva sapere come e dove stava. Li ignorò spegnendo il cellulare e poi si alzò.
Harry non aveva voglia di tornare a casa o a scuola. Niall avrebbe fatto molte domande, ed Harry in quel momento non gli andava di subirsi l'amico e i suoi rimproveri, volevo stare da solo. Quindi si incamminò per le strade di quella grande città ed ogni tanto si fermava a vedere qualche negozio.
Vide poi un negozio di musica, ed interessato ci entrò.
C'erano molti strumenti bellissimi, ma purtroppo erano davvero costosi e Harry non se li sarebbe mai potuti permettere. Poi, in lontananza intravide un pianoforte e si avvicinò affascinato da quello strumento. Amava il suono che emetteva quello strumento, era così magico e si malediceva ogni volta di non saperlo suonare; gli sarebbe davvero piaciuto saperlo suonare. Andò vicino e ammirò qui tasti bianco e nero che sembravano perfetti l'uno per l'altro.
Li sfiorò delicatamente con la mano destra ed il piano emise dei suoni per niente coordinati. Una ragazza, che probabilmente lavorava li, si avvicinò ad Harry e disse
-"Ti interessa?"- e gli fece uno di quei sorrisi che di solito fanno le commesse per pura educazione
-"No stavo solo guardando, ma la ringrazio comunque"- E si allontanò. Usci da quel negozio e continuò a camminare tra le strade di Londra, quando poi intravide un Pub; notai che non era un semplice Pub, ma uno per gente Gay.
Memorizzò bene dove si trovava e come si chiamava -DyanaPub- e se ne andò.
Aveva voglia di svagarsi, e quello gli sembrava un locale perfetto dove poterlo fare.
Tornò a casa verso le 17:20. Aveva passato tutta la giornata fuori a visitare quella cittadina. Non se la sentiva di tornare a casa dopo quello che era successo per poi ricevere un rimprovero dalla Signora Maura, o persino da Niall. Però sapeva che prima o poi dovevo affrontarli; non poteva sempre scappare dai problemi, doveva anche affrontarli.
Entrò in casa e Niall, sentendo il suo arrivo, corse verso il riccio abbracciandolo e stringendolo forte a se
-"Dio Harry, Dio Dio! Perchè non mi hai risposto? ero così preoccupato"-
-"Niall sto bene, Non preoccuparti"- disse sorridendo cercando di allontanarlo. Ma Niall, nonostante ciò, cercò di nuovo le sue braccia e, senza chiedergli il permesso, se ne impossessò per una seconda volta
-"No harry, tu non stai bene. Sappi che io ci sarò sempre per te, per qualunque cosa. Ok?"- Ed adesso quello che lo abbracciò fu Harry. Si, Niall ci sarebbe sempre stato per lui ed Harry lo sapeva benissimo.
-"Grazie Niall, davvero"- E pianse per la millesima volta quella giornata solo questa volta tra le sue braccia, e non c'era posto migliore per poterlo fare.
Quella notte la passarono uno tra le braccia dell'altro. Niall non se la sentiva di lasciare Harry da solo e quindi preferì dormire con lui.
Niall gli disse che il preside aveva già chiamato Maura e che fortunatamente la signora era riuscita a non far sospendere il ragazzo e se l'era cavata con una nota disciplinaria, ed Harry la ringraziò, ma nonostante ciò, si era beccato un bel rimprovero dalla signora Horan anche se prima lo aveva abbracciato, e sapeva anche che il giorno dopo avrebbe dovuto subirsi anche il rimprovero del preside. Ma quella notte, tra le braccia del suo migliore amico, non ci pensò molto, pensò solo a come posizionarsi meglio tra le braccia di Niall per potersi sentire più al sicuro.
***
~Il giorno dopo, come disse Niall la sera precedente, si subì un bel rimprovero da parte del preside, ed anche se non aveva ascoltato alcuna parola di ciò che gli aveva detto, continuava a scusarsi sperando di poter andar via il più presto possibile.
Quel giorno Louis non si presentò a scuola, e nemmeno quello successivo, ed Harry iniziò a pensare che probabilmente fosse stato sospeso, e la cosa lo fece sentire, in un certo senso, bene. Non era pronto ad affrontarlo dopo ciò che era successo.
Nel frattempo lui e Liam stavano iniziando a creare una bella amicizia, e lo stesso era con Josh.
Harry però notò in quei giorni che gli amici di Louis continuavano a guardarlo storto di tanto in tanto in mensa, ma nonostante ciò Harry cercò di ignorarli e a non pensarci.
Il terzo giornò, quando tornò a scuola, notò che Louis era tornato.
QuandoLouis fece il suo ingresso nella classe Harry andò in panico. Liam, notando la sua agitazione, posò la sua mano su quella di Harry, il quale si girò verso di Liam ricevendo in cambio un sorriso confortevole. In effetti perchè doveva avere paura? C'era Liam lì con lui, e poi non era più quel ragazzino di qualche anno fa che era talmente timido da non difendersi da solo. Era cresciuto, era cambiato è di certo non avrebbe avuto paura di quel ragazzo.
Eppure quando lo vide entrare e il loro occhi si incontrarono Harry ebbe paura, ma non perchè era terrorizzato da cosa poteva fargli quel ragazzo, aveva paura perchè quando Louis abbandonò quel contatto visivo, Harry sentì la mancanza di quegli occhi, sentiva il bisogno di perdersi dentro. Sembravano così spendi, così persi che Harry avrebbe voluto scavarci dentro per trovare di nuovo quella luce.
E si, ebbe paura perchè avrebbe dovuto provare solo un enorme disprezzo per quel ragazzo che conosceva appena e che aveva picchiato qualche giorno prima, eppure perchè stava provando tutto questo?
Finirono le prime ore e tutti si alzarono per poter andare in mensa, tra cui anche Liam ed Harry la quale andarono insieme.
Come ogni volta pranzarono a quel tavolo, solo che Harry non si sentì per niente al suo agio in quel momento. Quel gruppo di ragazzi continuavano a fissarlo e ciò lo rendeva agitato. Quindi si alzò e disse -"Scusate ragazzi, mi inizio ad avviare in classe per poter ripetere un po di Letteratura per l'ora successiva. Ci vediamo dopo"- gli altri lo crebbero, e lo salutarono. Mentre stava per abbandonare la mensa diede un ultimo sguardo a quel tavolo e notò che i loro occhi lo stavano bruciando da dietro, quindi affrettò il passo e usci da quella sala.
Si diresse verso il proprio armadietto e fortunatamente notò che i corridoi non erano del tutto isolati. Si senti più rilassato. Mentre era concentrato a prendere i propri libri sentì una voce familiare da lontano. Si girò e vide Louis che camminava nella sua direzione in compagnia del suo amico Zayn, mentre chiaccheravano tranquillamente.
Ci fu una frazione di secondi in cui Harry e Louis si guardarono, ed Harry, come se fosse stato scottato, si girò di scatto fingendosi indaffarato a cercare qualcosa in quel piccolo armadietto. Louis passò di fianco ad Harry e gli diede una spallata che lo fece sbattere vicino all'armadietto. -"Oops! Scusa! Fatto male frocio?"- E rise con l'amico mentre continuava a camminare. Harry senza pensarci due volte, e si maledisse anche per questo, rispose -"Non come ti ho fatto male io qualche giorno fa, quindi tranquillo"- E chiuse l'armadietto andando nella direzione opposta.
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-"Che nervi! Non lo sopporto quello stupido presuntuoso"- disse Louis mentre butto vià il fumo della sua sigaretta per poi lasciare un bacio secco e veloce sulle labbra di Eleanor, la sua ragazza, che intanto se ne era andata lasciando i due amici da soli nel cortile della scuola.
Zayn si accesse una sigaretta, poi disse
-"Già. Si da tante arie. Quanto vorrei riempirlo di botte"-
-"Zayn calma. Per quanto volessi farlo anche io, non possiamo! Non voglio cacciarmi nei guai per un bambinaccio, vorrei venir promosso almeno quest'anno"- disse, poi espirò dalla sua sigaretta.
-"Già hai ragione."- Disse Zayn sospirando. Il ragazzo ormai si trovava al quinto anno a differenza di Louis. Si, era uno che importunava le persone, però era molto bravo a scuola e non aveva problemi. Invece Louis non amava molto studiare, più che altro era un dispetto che faceva alla sua famiglia. Sua madre e suo padre divorziarono quando lui era solo un bambino, e poi lei si sposò con un altro uomo la quale ebbe quattro figlie. Il ragazzo non aveva mai sopportato qull'uomo, amava le sue sorelle, ma quell'uomo non lo convinceva per niente. La madre da quando si era sposata con quest'uomo, Mark Tomlinson, la quale Louis ha preso il suo cognome essendo cresciuto con lui, non lo calcolava più e pensava solo alle nuove arrivate, Louis pensava che fosse normale, solo che si sentiva così solo e trascurato. Poi la cosa che faceva più irritare Louis è che Mark quando c'era Johanna con loro, a Louis lo trattava bene, come avrebbe fatto un vero padre, quando invece non c'era la madre ad assistere alla scena, lo trattava uno schifo. Per questo Louis odiava quell'uomo, pensava che poteva anche fare di peggio con la madre, e l'idea che la madre potesse soffrire per quel lurido verme lo faceva andare su tutte le furie. Louis cercava di convincere la madre a lasciarlo, solo che lei lo ignorava e lo sgridava minacciandolo con un -"Se non ti sta bene trasferisciti da tuo padre"- ed era per questo che Louis andava male a scuola. Era una sorta di vendetta per lui.
Tornò in classe 10 minuti più tardi scusandosi con il professore, anche se non erano scusa sincere, e si sedette al proprio banco, di fronte a quello del riccio, ed il professore continuò la propria spiegazione. Passarono le ore ed arrivò il momento di ritirarsi a casa. Quel pomeriggio fortutnatamente, Louis e Zayn non avrebbero dovuto restare a scuola per gli allenamente di Football e ne approffittarono per dedicarsi un po di tempo tra loro, dato che non stavano quasi mai insime.
Andarono entrambi a casa di Zayn e posarono le borse vicino alla scrivania stendendosi poi sull'letto.
-"Allora che vogliamo fare stasera?"- Disse Zayn mentre era tutto concentrato a navigare su internet con il suo cellulare.
-" Andiamo nel solito DyanaPub, no?"- Disse Louis mettendosi sedudo sopra di Zayn che era ancora steso e concentrato sul suo cellulare
-"Non dovresti uscire con Eleanor qualche volta? Non sembra proprio che state insieme?"- Disse Zayn avendo ormai abbandonato il cellulare che Louis gli aveva sfilato da mano, la quale iniziò a spogliare Zayn. Ormai non c'era nemmeno bisogno che chiedeva, quando sentiva il bisogno o la voglia di un po di sesso, Zayn lo accontentava. Non stavano insieme, erano solo, come si suol dire, "amici con benifici" e ad entrambi andava bene così.
-"Non mi interessa, Zayn sono stanco di fare il finto etero"- disse entrando in Zayn senza curarsi di prepararlo prima. Zayn, preso alla sprovvista, sussultò dal dolore e strinse i denti. Poi con respiro pesante disse
-"Loui ma.."-
-"Oh! S-sta zitto Zayn"- E continuò a muoversi a tempo dentro di Zayn.
Quella sera, come ormai ogni sera, i due sarebbero andati al solito Pub a svagarsi e ad essere se stessi, solo che non sapevano ancora che un riccio dagli occhi verdi aveva progettatto la stessa cosa con il suo amico Liam per quella sera.

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