5. Cortocircuito

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  "Ad ogni donna corrisponde un seduttore. La sua felicità sta nell'incontrarlo."

— Søren Kierkegaard.

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Giorni seguenti, mi trovai in macchina subito dopo aver finito il mio turno al lavoro per andare a trovare JJ al suo nuovo ospedale. Impiegai poco meno di tre quarti d'ora per arrivare a destinazione, ed in quei minuti la mia mente vagò fra vari pensieri che mi distrassero. L'anello che avevo al dito e che oltretutto notavo ogni volta che il mio sguardo si abbassava sulle mie mani, mi faceva riflettere sulla situazione che stavo vivendo in quel periodo. L'ansia era sempre presente nella mia vita a causa del presunto assassino che si divertiva a fare scherzetti nel mio ufficio, ed anche il fatto che mio padre fosse così agitato ogni volta alimentava la preoccupazione. Per quanto potessi amare Christian, non volevo che i preparativi per il matrimonio fossero sovrastati da altri migliaia di problemi legati a me o al mio futuro sposo. Volevo semplicemente vivere una vita tranquilla, con l'uomo della mia vita al mio fianco ed un lavoro senza problemi. E, soprattutto, volevo vedere mio padre felice.

Appena arrivai all'ospedale, cercai per almeno un paio di minuti un posto per la macchina che fosse abbastanza grande, data la mia scarsa abilità nel parcheggiare. Impiegai altrettanti minuti per fare manovra e sistemarmi per bene, ed una volta finito, mi appoggiai al sedile sospirando rumorosamente. Chiusi per un attimo gli occhi e pregai di non addormentarmi, mentre mi toglievo la cintura di sicurezza. Afferrai la borsa ed uscii frettolosamente dalla macchina, chiudendola a chiave. Alzai lo sguardo verso l'imponente struttura in vetro che mi trovai davanti, e schiusi appena la bocca. Il Royal Hospital era l'ospedale universitario più grande ed importante d'Inghilterra, ed ero così orgogliosa che Christian facesse il neurochirurgo in un posto del genere. Presi coraggio ed entrai in quell'edificio, battendo pesantemente i miei tacchi sul suolo bagnato. Una volta dentro, mi fiondai sulla portineria, dove trovai una signora sulla cinquantina ad accogliermi.

«Buonasera, signorina. Come posso aiutarla?» mi chiese la donna, fissandomi con un sorriso palesemente finto.

«Cercavo il dottor Jones.» affermai, maneggiando i miei capelli per metterli un po' a posto, per non sembrare una barbona.

«Il dottor Jones adesso non è reperibile, mi scusi. Aspetti nella sala d'attesa, grazie.» la sua voce irritante mi sembrò come una di quelle già registrate, e ciò mi fece sospirare dallo sconforto.

«Non può chiamarlo e dirle che l'aspetta Rose?» chiesi. La mia voce, paradossalmente, apparì molto gentile, ma ciò non fece smuovere di un passo la signora, che non mi calcolò minimamente.

«Senta, non credo di averle chiesto qual...» venni interrotta dall'espressione che assunse la donna, terrorizzata, che guardava fisso qualcosa, o qualcuno, dietro di me.

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