"Woke up alone in this hotel room
Played with myself, where were you?"
— From the dining table,
Harry Styles.×××
5:00 p.m
Avevo ripreso a lavorare da qualche giorno ormai. Le mie giornate iniziarono nuovamente a riempirsi come i tempi precedenti, ma il cuore restava vuoto lo stesso. Era passato poco più di un mese dalla sua morte; sapevo di non essere ancora pronta ad iniziare una nuova vita senza la persona che mi era rimasta accanto per cinque anni della mia vita, ma ero sicura che se avessi provato ad iniziare dalle semplici cose come aiutare gli altri, e quindi a compiere il mio lavoro, sicuramente avrei staccato la spina per qualche ora senza pensare al macigno che mi portavo sempre appresso.
Adele non mi rivolse nemmeno una parola dal momento che qualche giorno prima l'avevo chiamata per dirle che sarei ritornata al lavoro e di anticipare tutti gli appuntamenti, lei si limitò solo a darmi un grande abbraccio appena varcai la soglia della porta del mio adorato ufficio, che in fin dei conti mi era mancato.
Meno di una decina di persone si erano presentate alla visita e solo un paio si erano degnate di non guardarmi con aria strana o semplicemente di starsene zitti e farsi i cavoli loro, senza chiedermi come me la passassi.
Io ero la loro psicologa, sì, ma questo non dava loro il diritto di chiedermi informazioni riguardo alla mia vita privata che mi avrebbero ferita. Limitai comunque a sfoggiare un finto sorriso ed a rispondere con educazione a tutti i curiosi, ma non appena anche l'ultimo cliente se ne andò poggiai con poca cautela la testa sulla poltrona che in un certo senso mi era mancata e feci un bel respiro.La voce cristallina di Adele mi riportò alla realtà e balzai in piedi come una molla, sembrando anche un po' goffa.
«Rose, andiamo?»
La sua domanda, che sembrava innocua e semplice a primo impatto, risultò alle mie orecchie come una coltellata al petto.
Difatti, se fossi dovuta ritornare a casa, sarei rimasta da sola fino all'indomani: mio padre era ormai da un paio di giorni nella cittadina accanto ad Holmes Chapel per ripetuti casi di furto che si erano presentati in entrambe le città, e sarebbe tornato finalmente quella sera stessa, facendomi compagnia durante la cena. Sebastian, invece, c'era sempre. Però lui era troppo sensibile, ogni volta che mi vedeva scoppiava a piangere ed io non riuscivo a reggere nemmeno un'ora con lui senza far fluttuare ricordi nella mia mente che non facevano altro che buttarmi in una fossa che sembrava non finisse mai da quanto profonda.
Volevo che la gente ricominciasse a trattarmi come una persona normale, non come un bicchiere di cristallo pronto a rompersi anche solo se qualcuno lo guardava. Come mai avrei potuto sentirmi una persona che può farcela, se nessuno provava mai ad oltrepassare il limite, a parlare di semplici cose e reputarmi una persona forte? No, nessuno lo faceva, nessuno cercava di distruggere le mura del limite dell'emozione, stavano tutti nel loro piccolo posto a rincuorarmi del fatto che ci sarebbero stati e a farmi le loro più sentire condoglianze.
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Deadline » hes.
FanfictionL'amore dovrebbe essere illegale, perché? Ha lo stesso e identico effetto della droga. Si insinua ovunque all'interno del corpo, arriva al cervello come una spinta, una spinta capace di farti commettere qualsiasi azione, anche la più ingenua e pazza...