15. Confessioni

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"Ci sono muri interiori altissimi che si sgretolano di fronte a un gesto di pura tenerezza."

— Massimo Bisotti,
Il quadro mai dipinto.

— Massimo Bisotti, Il quadro mai dipinto

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Harry Styles mi dimostrò un coraggio ed una comprensione che pochi riuscirono a trasmettermi in tutti gli anni della mia vita, e ciò mi fece rimanere completamente spiazzata.

La mia nuca era ancora poggiata sul possente petto del riccio, che non si era limitato nemmeno di compiere un minimo movimento: rimase soltanto immobile in quella stanza dove si sentivano soltanto dei respiri profondi, ed anche i suoi battiti del cuore che sembravano non smettere di accelerare.

Mi staccai lentamente dal suo corpo e coraggiosamente posai i miei occhi sui suoi, osservando le sue grandi iridi verdi che apparirono un po' più spente del solito, quel giorno. Lo osservai più del dovuto, soffermandomi su ogni suoi minimo particolare che io non avevo mai avuto l'occasione di notare; intravidi dei piccoli nei, soprattutto sulla guancia sinistra, e, nonostante si fosse fatto la barba sicuramente da poco, dei baffetti non tardarono a spuntare sul suo viso liscio. Quando capii che ormai c'era da troppo tempo del silenzio in quella stanza, scossi un po' il capo per ritornare alla realtà.

«Scusami» mi affrettai a dire, tirando leggermente su col naso per poi estrarre un fazzoletto dalla tasca della mia gonna.

«Va tutto bene» sussurrò Harry.

«È molto bella - affermai, risiedendomi sul vecchio divano. - intendo la canzone. Mi piace, è davvero profonda.»

Un piccolo sorriso furtivo non esitò ad ampliarsi sulle rosee labbra del riccio, il quale mi seguì sedendosi accanto a me per poi chinare il capo come segno di ringraziamento.

«Dev'essere molto importante la persona a cui hai dedicato questa canzone» tentennai, prima di annuire per confermare le parole che avevo appena mormorato.

Harry non mi guardò, continuò però a rigirare gli anelli che si ritrovavano sulle sue dita, sembrando che cercasse in tutti i modi una via d'uscita dalla situazione che si era creata ormai da un paio di minuti. Un lungo e profondo respiro fuoriuscì dalla sua bocca ed il suo sguardo era completamente puntato verso il basso.

«Mi dispiace... Non avrei dovuto» appena pronunciai quelle parole che non fecero altro che aumentare le lacrime che stavano continuando a rigarmi il viso, ripensando a quella canzone che mi aveva trasmesso un vuoto ancor più profondo, feci per alzarmi dal divano, ma la mano del riccio si affrettò a premere contro la mia coscia scoperta, come chiaro segno che sarei dovuta rimanere al mio posto.

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