Capitolo 8

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L'indomani mattina splendeva il sole e gli uccellini cinguettavano felici.

No, non era vero: era ancora inverno e fuori scendeva una pioggia sottilissima ma fastidiosa, di quelle che non servono a bagnare i campi ma solo ad arricciare i capelli di umidità. Anna odiava la pioggia.

Una volta scesa a far colazione, vide che Thomas era già pronto: portava dei jeans slavati, una camicia blu e un gilet imbottito verde, mentre in testa aveva un cappello tipo da pescatore. Era tutto contento ed eccitato e stava portando degli scatoloni accanto alla porta d'ingresso.

«Anna, ben svegliata!» la salutò calorosamente. «Va meglio oggi? Spero di sì, perché ci aspetta una bella gita» ridacchiò.

Anna era esterrefatta: non aveva mai visto Thomas così gasato, tanto che un po' gli faceva paura.

«Sì, sì» rispose mentre sorseggiava il cappuccino mattutino, «in formissima.» In realtà, non si sentiva in formissima per niente: la testa le faceva ancora un po' male, era ancora deboluccia e non aveva la minima voglia di fare niente, nemmeno di camminare. Tuttavia, pensò, non era uno straccio come il giorno prima e il non dover vedere Justin o Dean per un giorno intero la rendeva leggera.

«Dammi cinque minuti che mi cambio e arrivo» disse poi, filando su per le scale.

Thomas sorrise. In quel momento arrivò Teresa, che lo guardò compiaciuta: «Ne vorresti uno tuo?» gli chiese con un sorrisetto malizioso.

«Di cosa?» chiese a sua volta Thomas facendo il finto tonto.

«Tanto lo so che vuoi un figlio, tesoro caro» lo incalzò la moglie. «Vedo come guardi Anna, come guarderesti una figlia.»

Thomas sospirò. «Può essere, ma non è il momento giusto. Forse tra un annetto...»

«L'hai detto anche l'anno scorso» s'imbronciò Teresa, le braccia conserte. «Guarda che io non starò in fioritura per sempre, eh!»

Thomas proruppe in una sonora risata. «Tesoro mio,» le disse dolcemente, «arriverà di sicuro, te lo prometto. Intanto, godiamoci la piccola Anna finché si può e quando lei non avrà più bisogno di noi, allora ne faremo uno nostro a cui dedicarci completamente.»

Anna scese le scale come un fulmine, adeguata nel vestire a Thomas: jeans, scarpe da ginnastica, una camicia e un maglione sopra. Fa molto contadinotta, pensò ridacchiando. Non era il tipo che portava gonne fluttuanti anche d'inverno a dieci gradi sotto zero, però le piacevano le cose belle e particolari, come le casacche estive decorate con stampe di piccolissimi fiori a farne quasi una ragnatela, che si fermavano in vita da un elastico, oppure le maglie lunghe come un vestito da portare con le leggings e un bel paio di stivali alti. «Sono pronta!» esclamò. «Dove si va?»

«Andiamo verso sud, a circa cinquanta chilometri da qui» rispose Thomas mentre caricava gli scatoloni. «Un mio vecchio amico ha un vivaio di piante bellissime e ogni tanto ci vado per prenderne qualcuna. Il giardino ne avrà proprio bisogno, il freddo di questo inverno sta uccidendo tutto.»

«Ah...ok» disse Anna. Trovava Thomas più logorroico del solito.

Una volta caricato tutto e salutata Teresa, i due partirono.

Per un po' nessuno dei due parlò; Anna si stava infossando sempre di più sul sedile del passeggero, visto che Thomas aveva la brutta abitudine di fare i cinquanta anche con la strada dritta libera. La radio, accesa sul canale delle musiche di una volta, non dava altro che pubblicità, una cosa assolutamente noiosa e fastidiosa per la ragazza. Nei primi dieci minuti di strada, Anna notò che Thomas guardava furtivamente il pacchetto di sigarette sul cruscotto.

SHURA - il demone dell'InfernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora