Capitolo 18

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Gli occhi di Idan si riempirono di lacrime calde, che scesero come un fiume in piena. «Stupido, che hai fatto...»

«Ma come...mi dici... stupido...» fece Justin con quel filo di voce che aveva «invece di... grazie...?»

«Io... io...!» Idan voleva abbracciarlo, stringerlo più che poteva, ma non voleva fargli altro male. Strinse i pugni sulle ginocchia, la testa bassa, gli occhi che grondavano lacrime, quando sentì la testa dell'amico poggiarsi sulla sua spalla.

«Non fa...male...» gli disse, come se avesse capito quel che voleva fare, ed Idan lo strinse al petto più forte che poteva, e Justin sorrideva con gli occhi chiusi. «Non fa male» continuava a ripetere, fino a che non disse più nulla e non emise più alcun respiro.

Justin era morto tra le sue braccia. Si era sacrificato per Idan e per Anna, lui, un umano nel regno dei morti, che aveva fatto ciò che nessun altro umano avrebbe mai fatto, specialmente per un demone che aveva preso il controllo del corpo del suo migliore amico. Ad Idan sembrò una fine davvero indegna per un ragazzo come Justin e, ricordandosi solo dopo che c'era anche Anna lì accanto, ancora svenuta, si chiese come fare a dirlo alla ragazza senza mandarle in frantumi cuore e anima per la seconda volta.

Poggiò con cautela Justin alla parete, vedendo così che sul viso del ragazzo c'era un bellissimo e tranquillo sorriso, come se stesse dormendo e facendo un bel sogno: Idan avrebbe voluto davvero che fosse così, che, scuotendolo, si risvegliasse e lo maledicesse perché lo aveva destato dal suo meraviglioso sogno.

Poi guardò Anna: era accovacciata in posizione fetale, il respiro normale, un po' sudata e un po' sporca, i capelli rossi un po' umidi. Si ricordò di quante volte l'aveva vista addormentarsi dopo essersi fatta la doccia, avvolta nel suo accappatoio con sotto il pigiama: il quadro era praticamente identico, salvo la sporcizia che aveva adesso sui vestiti e sul viso.

Idan deglutì pesantemente, ma non provò affatto a fermare le lacrime che gli scendevano ancora copiose sul volto. Non doveva essere forte, non voleva esserlo, Justin era un amico e meritava tutto il suo dolore per averlo perso. «A... Anna» disse tra un singhiozzo e l'altro. «A-Anna... svegliati...» La scuoteva, ma lei non si svegliava né emetteva alcun suono. Il terrore iniziò a diffondersi nello shura: che avessero fatto qualcosa ad Anna, qualcosa di terribile che, senza che lo vedesse ad occhio nudo, le impediva di svegliarsi?

«Anna...! Anna!» chiamò ancora Idan, in preda al panico. Aveva perso Justin, non avrebbe perso anche lei, non adesso. A che sarebbe servito, altrimenti, l'esser scesi tutti insieme all'Inferno? A che sarebbe servito il sacrificio di Justin? «Maledizione, Anna! Svegliati!» e la schiaffeggiò. La prese per le spalle, la scosse, la schiaffeggiò ancora. Ma la testa di Anna si volse indietro, del tutto apatica.

Idan sbarrò gli occhi, terrorizzato. Un grido interiore si stava infuocando dentro di lui, una fiamma sempre più grande che voleva vendetta contro tutto e tutti. Se loro due erano morti, sarebbe morto anche lui, oramai nulla più importava. Lucifero lo voleva come suo erede? Bene, avrebbe accettato e poi, pieno di potere demoniaco, lo avrebbe attaccato e sconfitto una volta per tutte.

Ma certo, perché non ci aveva pensato prima? Invece di scappare dall'Inferno, invece di prendere il corpo di Dean e di coinvolgere Anna e Justin, avrebbe potuto fare così già allora, molto tempo prima, così i suoi due amici non avrebbero mai saputo niente, mai sofferto e le loro vite sarebbero state tranquille. Ed invece no, aveva preferito fare le cose di fretta e senza pensarci, ma ora la situazione era cambiata, ora era deciso a farla finita.

Poi la mano di Anna si poggiò sul suo braccio. «Che... mal di testa...» disse.

Idan scoppiò a piangere di gioia e la strinse forte.

SHURA - il demone dell'InfernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora