Capitolo 9

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«Vittoria!» disse Thomas facendo segno con le dita. Aveva il fiatone.

Per nulla presa dall'euforia, Anna era invece furente. «Mi rispondi adesso?» andò subito al sodo. Non voleva inutili giri di parole e, soprattutto, non voleva sprecare tempo ad aspettare i suoi comodi perché le dicesse la verità.

Thomas la guardò con angoscia. «Non so se...» disse, lo sguardo da un'altra parte.

«Oh, piantala!» sbottò Anna, i pugni serrati. «Che sei? Un demone anche tu? Un angelo? Però quelli fanno luce dorata...» constatò poi. Cos'era lui?

«Come sai che gli angeli emettono luce dorata?» chiese stupito.

«Non sviare il discorso!» lo ammonì Anna. «Rispondimi, o io vado a spiattellare tutto a mia sorella» lo minacciò.

La risposta di Thomas, però, fu l'ennesima martellata sulle dita per la ragazza. «Teresa lo sa già» rispose.

Gli occhi di Anna si svuotarono dell'anima: prima Dean, poi Justin, ora Thomas e ci si mette anche la sorella. Lei era praticamente la vittima di bugie, segreti e misteri infiniti. Aveva per caso un cartello con una freccia che indicava "PER TRADIMENTI, SEGRETI E BUGIE, QUI"?

«Non ti farò del male, non ne ho mai fatto nemmeno a tua sorella» disse Thomas. La sua espressione era calma e gentile. «Sono...ero...beh, un Protettore dell'Umanità.»

«Un...che?» Bella questa, si disse Anna, uno nuovo da aggiungere alla lista.

«Non sono un angelo, sono forse qualcosa di meglio» spiegò. «I Protettori dell'Umanità sono angeli guardiani che vengono assegnati al mondo terrestre per proteggere gli uomini. Per questo, come hai visto poco fa, riesco a creare scudi di energia: siamo difensori e la nostra arma sono gli scudi di difesa. Ovviamente, ognuno li usa come crede.»

«Pazzesco...no, impossibile» disse Anna. «Anzi, no...non lo so nemmeno io!» Si mise le mani nei capelli: di lì a poco sarebbe uscita pazza, ne era sicura.

La pioggia stava cessando, oramai cadeva solo qualche goccia incerta.

«Non volevo mentirti» disse Thomas avvicinandosi a lei, «ma non vedevo il motivo di dirtelo.»

«A mia sorella l'hai detto però!» rispose seccata la ragazza.

«Lei è mia moglie...» si giustificò l'uomo, la voce come quella di un bambino che vuole farsi perdonare. «Ed è stata la causa della mia caduta, quindi non potevo certo tenerglielo nascosto» aggiunse.

«Caduta?»

«Non sono più un Protettore. Non ufficialmente, almeno» spiegò. Il suo sguardo divenne triste, gli occhi bassi. «Una delle nostre regole era quella di non avere rapporti stretti con gli umani. Dovevamo essere solo di passaggio, intervenire se serviva, dare conforto se richiesto. Era vietato intromettersi nelle vite umane, e ancora di più lo era farne parte.» Fece un profondo sospiro. «Io mi innamorai di Teresa non appena la vidi. La seguivo con gli occhi e con la mente quando potevo, ma vedevo che lei non aveva mai bisogno di aiuto, quindi non potei mai avvicinarmi. Un giorno, decisi di infrangere la regola. Lì per lì non ci pensai nemmeno a quelle stupide regole, lo feci e basta. Le chiesi che ore fossero. Una domanda tipicamente umana e tanto semplice e stupida che mi sentii stupido anche io. Lei mi rispose con un sorriso e fu lì che decisi di rimanerle accanto per sempre. Ai miei capi, però, la cosa non piacque. Non ero stato il primo nella storia ad infrangere quella regola e avevano appurato a suo tempo che cancellare da ogni mondo esistente i Protettori era fonte di grande squilibrio: senza di noi, infatti, poteva serpeggiare più male. Quindi, avevano adottato l'esilio ed una vita mortale.» Si interruppe un momento. Sorrise tristemente, poi riprese: «Ovviamente ciò avrebbe comportato che mi togliessero i miei poteri di protezione, ma io fuggii prima che ciò potesse succedere. Volevo essere in grado di aiutare e proteggere Teresa nel caso fosse servito, non solo come l'uomo mortale che ero diventato, ma anche come il Protettore che ero sempre stato.

SHURA - il demone dell'InfernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora