Capitolo 22

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«Ragazzina, la sveglia è suonata da un pezzo! Anche se è domenica non poltrire fino a tardi, vieni a darmi una mano in cucina!» strillò Teresa dalle scale.

Erano oramai le dieci del mattino ed Anna stava ancora rannicchiata sotto le coperte. Dicembre stava per finire e il nuovo anno era sempre più vicino. Non passava giorno che non ricordasse Dean e l'incidente che glielo aveva portato via, ma stranamente ora non sentiva più quel peso opprimente che le schiacciava il cuore. Era come se qualcuno le avesse detto che andava tutto bene, che Dean era felice dove stava ora, che lui la stava guardando da lassù anche adesso, e che lo avrebbe fatto sempre.

Ogni mattina i suoi pensieri andavano anche al suo amico Justin, morto anche lui tragicamente in modo inspiegabile da qualche giorno. Era andata al suo funerale e lì aveva visto i suoi genitori, disperati nella perdita del loro unico figlio.

«Era un fannullone, ma lo amavamo con tutto il cuore» avevano detto per alleggerire la tensione, cosa che non riuscì visto che piangevano a dirotto.

«Per me è stato un importantissimo amico» aveva detto Anna, abbracciando la madre di Justin e piangendo insieme a lei.

Non sapeva bene come fosse successo, le avevano detto solo che la madre aveva trovato Justin una mattina privo di vita, mentre ancora stava sotto le coperte. I medici avevano detto che era stato un collasso improvviso e che sicuramente non aveva sofferto, eppure Anna, alla veglia della salma, aveva notato sul suo collo, sui polsi e sulle mani (le uniche parti non coperte dal vestito) delle piccole e sottili cicatrici a forma di cerchio. Sul volto del ragazzo, però, era stampato un bellissimo e pacifico sorriso. Anna non poté trattenersi e, come mossa da qualcosa di sovrannaturale, si era chinata per dare un ultimo bacio all'amico.

Era incredibile come fosse passato anche Natale senza che lei lo avesse festeggiato, come al solito, con Dean e Justin: i festeggiamenti iniziavano la vigilia, con una bella radunata tra amici di tutti e tre, con gran parte di quelli di Dean ma soprattutto di Justin che mettevano Anna in soggezione. Quelli di Dean, infatti, erano farfalloni incalliti come lui, solo che alcuni erano più pesanti e anche volgari; Dean li metteva in riga spesso e volentieri, ma se si voleva godere anche lui un po' di festa, gran parte del tempo si teneva occupato altrove (con le ragazze) e lasciava Anna in balia di quei cafoni. Gli amici di Justin, invece, erano veri e propri teppisti: sguardo truce, abbigliamento poco innocente (borchie, bracciali chiodati, catene ai jeans, maglie strappate con scritte offensive, capelli colorati e pettinati con treccine o dritti come i peli di un istrice) e modi poco simpatici, a volte perfino bruschi; però ridevano di gusto con Justin, che tra loro spiccava come una margherita in un campo di rami spinati, e Anna ebbe anche l'esperienza di capire che alla fine avevano un buon cuore, erano solo i modi ad essere poco eleganti.

Questo Natale, invece, era passato molto in sordina, senza regali (Teresa e Thomas gliene avevano fatti ma lei non li aveva nemmeno guardati, ringraziandoli però del pensiero), senza festeggiamenti, con un albero in salotto e degli addobbi che Anna odiava come non aveva mai odiato niente. Le piacevano gli addobbi natalizi, l'albero lo faceva sempre lei cambiandolo ogni anno, ma questa volta era molto diverso, lei non aveva nulla da festeggiare. L'estate si era portata via Dean, l'inverno aveva preso Justin. Sembrava una barzelletta, tanto che Anna si chiese ad un certo punto chi si sarebbe preso la primavera e chi l'autunno. Eppure, nonostante i brutti pensieri e gli attimi di immensa tristezza, la ragazza non sentiva un peso angoscioso particolare e questo un po' la spaventava: non amava, forse, abbastanza entrambi per provare qualcosa di importante?

«Ahhh!» Anna si stiracchiò tirandosi su a sedere sul letto, stanca di quei pensieri fastidiosi. Lei aveva amato e amava tutt'ora sia Dean che Justin. Il non sentirsi perennemente uccisa dal dolore non voleva dire niente, anzi, magari era in pace proprio perché non aveva nulla da colpevolizzarsi o da rimpiangere. Dei miagolii si sentirono accanto a lei. «Dovete alzarvi anche voi» disse rivolta a due micetti piccolini e carini, uno bianco e uno nero, molto pelosetti, che le dormivano a fianco sulla trapunta. Così com'erano messi, accoccolati l'uno accanto all'altro come fratelli inseparabili, parevano il simbolo dello Yin e Yang.

SHURA - il demone dell'InfernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora