Capitolo 11

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La luce del sole la stava accecando, infrangendo la tenda velata e irrompendo come un lampo nella stanza. Anna scattò a sedere, terrorizzata che quel bagliore sfolgorante fosse Mary venuta a reclamare la risposta al patto che le aveva proposto solo poche ore prima. In realtà, si rese conto poi, era in camera sua, avvolta nel suo comodo pigiama di flanella a fiori. Sul comodino c'era una bacinella con dell'acqua che prima doveva essere stata calda, ora era solo tiepida.

Quando la ragazza fece per alzarsi, le venne un capogiro e piombò di nuovo seduta sul letto. «Ok,» si disse «con calma» e, lentamente, si alzò. Guardò fuori dalla finestra: la pioggia battente del giorno prima aveva cancellato quasi del tutto la neve, lasciando qua e là sprazzi di erbaccia verde scuro e molto, moltissimo fango. Sembrava quasi primavera, invece era ancora pieno inverno.

Stava scendendo le scale quando sentì le voci di Thomas e di sua sorella Teresa: erano appena percettibili, quasi bisbigli, ma Anna le sentì lo stesso visto che per tutto il resto c'era un silenzio tombale in casa.

«Posso?» chiese, come se avesse dovuto chiedere il permesso per entrare nella cucina di casa sua.

Teresa si irrigidì, mentre Thomas si voltò verso di lei. «Come stai?» le chiese l'uomo.

Anna arrossì di vergogna, memore del suo comportamento del giorno prima. «Abbastanza bene, anche se non ne sono del tutto sicura. Tu?»

Thomas sorrise debolmente. «Alla grande. Ma anche io non ne sono proprio sicuro.»

«Finitela!» urlò d'improvviso Teresa, le mani strette tra loro tremanti, lo sguardo spaventato. «Come diavolo fate a stare così tranquilli? Io non ci riesco! Non dopo quello che mi hai raccontato, Thomas!» disse.

Anna guardò l'uomo con un punto interrogativo. «Che le hai detto? Non sapeva già tutto di te?»

«Di me sì,» rispose lui «ma di te no. Le ho detto che tu sai molte cose e che, sicuramente, ne sai molte altre che però non hai ancora detto. Mi sbaglio?»

Anna si ammutolì, ma non negò né confermò la cosa. Non era sicura che dire tutto a Thomas fosse una buona idea e non lo era di certo dirlo a sua sorella.

«In che casini ti sei messa, eh?» disse proprio Teresa, la voce stridula dal terrore. «Come hai fatto? E perché proprio tu?!»

«Mi spiace» disse Anna.

«Un cavolo! Dammi una spiegazione!»

«Non posso...»

«Non vuoi, è diverso!»

«NON POSSO. Davvero.» Anna era irremovibile. A dirla tutta, nella sua mente c'era un principio di tabula rasa atta a confonderle le idee più di quanto non volesse. Da dove avrebbe cominciato poi? Da Dean che non era Dean? Da Dean che diventava un demone? Da Mary? O da Idan che secoli prima era un guerriero?

«Anna,» si intromise Thomas, un po' per placare la bufera e un po' per prendere il controllo di cose di cui poteva comprendere il senso a differenza di Teresa «come sai dei demoni? Da quanto ho capito, sai anche degli angeli. E che altro c'è? Hai parlato di Idan e lo hai associato al tuo amico Dean. Sai anche di Mary!»

«Non lo so!» gridò Anna esausta. «Voglio dire, in questo periodo sono successe talmente tante cose, tutte brutte, orrende che nemmeno vi immaginate, e pretendi che te le dica tutte subito, così, come se niente fosse? Credi che mi abbiano fatto bene alla mente? Credi che non stia per diventare pazza a causa di tutta questa storia?» Si calmò un attimo per riprendere fiato. «Dean è morto, va bene?» continuò poi. «È morto nell'incidente e un demone ha preso il suo corpo. Io l'ho saputo poco tempo fa. E c'è questa Mary, l'angelo di Dio, che gli dà la caccia ed anche un sacco di demoni schifosi gli danno la caccia e io mi ci sono solo ritrovata in mezzo!» e dicendo così, Anna corse su per le scale, i pugni stretti e le lacrime sull'orlo di cadere.

SHURA - il demone dell'InfernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora