Capitolo 19

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La Sala delle Torture era piena zeppa di Demoni Superiori che si godevano lo spettacolo di Eloide che torturava Idan. Nessuno degli altri sembrava voler prendere parte al gioco, o forse, molto più probabile, era Eloide che comandava e che non voleva intromissioni. Non si era fatto scrupoli, infatti, ad eliminare Nitte per avergli disobbedito.

Anna guardava impotente: dopo le parole di Belkan su quanto fosse letale quel piccolo stiletto, aveva iniziato a tremare e sudare freddo. Voleva che tutto finisse, voleva aiutare Idan ma non sapeva come. Non voleva che l'anima di Idan bruciasse, non voleva dimenticarlo e non voleva rimanere altro tempo lì all'Inferno.

«Adesso vediamo quanto sei bravo a resistere» disse Eloide avvicinando lo stiletto sul petto dello shura.

Idan seguì con lo sguardo la piccola arma, sperando in cuor suo che succedesse qualcosa che gli evitasse quella tortura. L'aveva già provata quando era arrivato come anima all'Inferno, subendo il trattamento da Belkan: dopo svariate torture a cui, ovviamente, non era abituato e che quindi l'avevano ridotto ad uno straccio, il demone aveva usato quell'affarino per soli due secondi, poggiandolo appena sulla sua pelle, che aveva sentito tutti i dolori possibili ed immaginabili scorrergli nelle vene, da quello di ossa rotte a quello di pelle bruciata, a squarci su carne viva. Un solo tocco e pativi tutti gli orrori esistenti.

Eloide guardava compiaciuto l'espressione terrorizzata di Idan. «Siamo paurosi, eh?» lo schernì.

Senza rifletterci, Idan ribatté secco: «Provalo tu se ci tieni tanto!» Si pentì subito di avergli risposto a quel modo, perché Eloide, abbandonando il ghigno sornione ed assumendo un'espressione irosa da diavolo, senza esitazione puntò lo stiletto sul petto di Idan, premendolo con forza come se volesse conficcarglielo nella carne. Non aveva punta né lama e quindi non poteva farsi strada nella carne, ma più lo si premeva e più veloce bruciava l'anima.

Idan urlava di dolore, urla forti e strazianti, così acute che Anna dovette tapparsi le orecchie. «Basta!» gridò la ragazza. «Ti prego, basta!»

Eloide staccò lo stiletto dal petto di Idan. Ansimante, perché la piccola arma usava la sua energia vitale per funzionare, si girò di scatto verso Anna, le arrivò vicino, la prese per il collo e le ficcò lo stiletto nella pancia. «Ti ho detto di stare zitta!» le urlò.

Anna pensava di stare per morire ed invece non sentì nulla: lo stiletto avrebbe dovuto farle un male cane ed invece non stava sentendo nulla, solo la pressione di quel piccolo oggetto.

Eloide guardò lo stiletto, poi Anna: «Com'è che non funziona con te, eh?!» chiese più a sé stesso che alla ragazza. «Belkan, idiota buono a nulla!» fece poi rivolto al compare lì accanto. «Perché questo coso non funziona più?»

«Idiota sarai tu! Lei è viva, non è un'anima. Tutte le armi di questa sala funzionano solo con le anime!» rispose seccato il demone.

Eloide non fu soddisfatto della risposta. Gettò Anna a terra violentemente, quindi picchiò Belkan e conficcò poi lo stiletto nel suo collo: il demone iniziò a contorcersi e ad urlare. «Ah sì? E perché non l'hai detto subito? Lo vedi che sei un idiota?»

Tra il terrore degli altri Demoni Superiori che non osavano intromettersi per paura di fare la stessa fine, Belkan prese il braccio di Eloide che impugnava lo stiletto, cacciò una testata alla fronte del compare e poi sparì.

Eloide si rialzò imprecando. «Scappa pure, idiota, sai fare solo quello. Travestito del cazzo!» Una volta in piedi, come se nulla fosse successo, tornò da Idan: «Bene, dov'eravamo rimasti? Ah sì, ti stavo bruciando l'anima. Sai, mi sono rotto, non ho più voglia di giocare. Ti ammazzo e basta, ok?»

SHURA - il demone dell'InfernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora