CAPITOLO SEI

111 2 0
                                    


Passandosi una mano sulla fronte e su verso i capelli, battendo un piede a terra, Henry si ritrovò seduto alla sua scrivania a riflettere su quanto accaduto quello stesso pomeriggio.

Erano le dieci e mezzo della sera.

Suo padre era sulla sua poltrona stordito per via delle tante birre bevute, il televisore ancora acceso su un canale che mandava in onda servizi di televendite.

Henry teneva lo sguardo fisso in un punto a caso della scrivania rovinata da tagli, tagli che a fissarli gli rammentavano le sue ferite dietro la schiena. Solo che quello era legno morto ormai, lavorato e levigato. Non avrebbe sentito ulteriore dolore se gli avessero fatto qualcosa. Nessuna replica di dolore. Mentre lui era vivo e il dolore poteva sentirlo.

La sua lampada di Paperino, situata sul comodino accanto al letto, si spense all'improvviso lasciando Henry in una coltre di buio. Anche dal piano di sotto non proveniva più il rumore del televisore. Nessuna luce era più accesa in casa. Il ragazzo venne improvvisamente colto da un momento di panico, si dimenò dalla sedia precipitandosi subito verso la porta. "Cazzo! Non ci voleva! Non ho nemmeno una torcia qui con me!" pensò tra sé e sé. La voglia di imprecare ad alta voce c'era, ma se lo avesse fatto avrebbe svegliato suo padre, che in preda alla sbronza e nel buio, avrebbe solo causato danni che poi il figlio avrebbe dovuto ripulire. Peggio ancora, si sarebbe anche potuto fare male. E non che la cosa ad Henry dispiacesse, ma la colpa poi sarebbe stata ugualmente sua. Quindi era meglio lasciarlo dormire.

Si affidò totalmente al suo intuito per muoversi nel buio, ponendo le mani avanti e cercando di capire cosa esse stessero toccando. I suoi occhi cercavano vanamente di distinguere mobile e altre cose presenti. E mentre Henry vagava per il corridoio a passo lento, attento a non inciampare o a beccarsi spigoli nei fianchi e porte in faccia, la luce del bagno si riaccese. Immediatamente si precipitò verso di esso. "Forse ricomincia a funzionare la luce.", ma quando vi fu dentro, la luce si spense di nuovo. ‹‹Vaffanculo!›› questa volta non esitò a dirlo ad alta voce.

‹‹AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!››

Quando la luce si riaccese, di fronte ad Henry nello specchio, apparve il suo stesso riflesso ma dal volto sfigurato e che gli urlava contro con voce stridula e graffiante. Henry sobbalzò di scatto, indietreggiando e cercando di scappare, ma la porta alle sue spalle era chiusa.

‹‹Merda! Cazzo apriti!›› ripeteva ossessivamente, agitando la mano in cui stringeva il pomello. Provò anche a dare forti colpi di spalla, ma nulla. La porta sembrava essere blindata. Intanto il riflesso sembrava volesse uscire dallo specchio, uscire per prendere Henry e trascinarlo con sé. Henry terrorizzato, ma per nulla intenzionato a dargliela vinta, tirò un pugno contro lo specchio rompendolo e mandandolo in pezzi. Il sangue sporcò tutto, tutti i frammenti erano sporchi di sangue. Compresa la sua stessa mano in cui erano rimaste incastrate alcune delle schegge. La luce si spense e si riaccese piano subito dopo.

I suoi occhi vitrei, assenti. Non capì nulla di quanto accaduto, era successo tutto troppo in fretta. Il respiro tornò regolare dopo poco.

‹‹Henry che cazzo stai combinando là sopra?!››

Suo padre si era svegliato di colpo. Le urla del figlio e il rumore causato dallo specchio rotto, dovevano averlo fatto sobbalzare dalla poltrona svegliandolo di colpo.

‹‹Mancava solo lui...›› disse sotto voce ‹‹...niente papà è tutto ok!››

‹‹Se vengo di sopra e vedo che qualcosa non va, ti metto ai lavori nei campi per più di trenta ore! Sappilo!››

‹‹Ti ho detto che è tutto ok!››

Ma fu inutile. Il padre salì comunque al piano superiore per controllare cosa avesse combinato il figlio e quando vide cosa aveva combinato, non esitò a tirargli uno schiaffone sulla faccia, facendogli perdere l'equilibrio. Henry si ritrovò di schiena in un angolo, incastrato tra il lavandino e suo padre. I suoi respiri sembravano quelli di un toro inferocito, la puzza di birra e sudore causava non poca nausea al ragazzo.

‹‹È questo quello che combini?! È questo quello che fa mio figlio?! Hai quindici anni ormai Henry! Io a quindici anni ero già a lavoro e guarda te invece, tu non combini nulla di buono! Stai qui e non fai niente! Quando deciderai di crescere?! La prossima settimana te la passi a Kansas Street a finire il lavoro che avresti dovuto finire entro questo fine settimana! E ti alzerai alle quattro del mattino!››

Non ebbe finito di urlargli addosso che gli tirò un altro schiaffone, facendogli battere la testa contro il muro. Questa volta fu più forte, tanto da prendere anche l'occhio e fargli appannare la vista. Se ne tornò al piano di sotto continuando a borbottare e a imprecare sul figlio.

Era l'errore. Henry era sempre l'errore a tutto, in tutto.

Quando ebbe curato la mano e tamponato i lividi che aveva vicino alla palpebra, andò a stendersi sul letto di camera sua. Anche la lampada di Paperino si era riaccesa. Scosse piano la testa, quello che era successo non poteva esserselo sognato.

Era quasi l'una di notte. 

IT - The Bowers gang (2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora