CAPITOLO OTTO

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‹‹Cosa c'è Bowers?››

‹‹Senti, dobbiamo parlare di una cosa. La sai tenere la bocca chiusa?››

Henry sembrava perplesso, agitato e frustrato. Se quella notte Hockstetter non aveva chiuso occhio perché assorto dai suoi flashback misti a pensieri vari, Bowers aveva passato la nottata peggiore della sua vita. C'erano già state altre notti in cui non prendeva sonno per via di pensieri che lo tormentavano, o altri motivi che comunque riuscivano a tenerlo sveglio abbastanza. Di solito, quando succedeva, riprendeva sonno quasi al sorgere del sole.

‹‹Ieri notte mi è successa una cosa.››

Hockstetter non ne rimase affatto meravigliato di quell'affermazione. I lividi sulla faccia di Henry e la mano fasciata raccontavano abbastanza. Ma stette comunque zitto e non pose alcuna domanda, curioso di sapere cosa effettivamente gli era successo per causargli quelle ferite. Henry si era accorto che il ragazzo guardava ora la mano e ora il livido vicino all'occhio sinistro. Non aveva da nascondere nulla e in nessun modo. Quando riceveva percosse così forti solitamente poi rimandava le uscite e se ne stava a casa, ma non per vergogna, bensì perché suo padre gli prolungava la punizione mandandolo a zappare la terra nei pressi di Kansas Street. Delle ferite causategli dal padre, a Henry, non importava nulla. La gente sapeva. La gente parlava.

‹‹Dunque.›› inspirò profondamente, prima di continuare ‹‹Ero in camera mia per i cazzi miei, all'improvviso tutto si spegne. Si spengono tutte le luci di casa mia e rimango nel buio. Poco dopo si accende solo quella del bagno, allora mi metto a correre verso quella direzione e ci entro. Una volta dentro, la porta mi si chiude alle spalle e poi buio di nuovo.››

A Patrick sembrava una cosa normale, all'inizio, ma bastò una manciata di secondi che il racconto di Henry cominciò a farlo insospettire. A dirlo era la sua faccia dubbiosa, la testa inclinata al lato e le labbra serrate gli conferivano un'espressione di serietà. Raramente si vedeva Hockstetter in quel modo.

‹‹Ma ora arriva il bello: la luce del bagno si riaccende e all'improvviso c'è il mio riflesso nello specchio che urla.››

Patrick rimase in silenzio per un momento, per poi commentare.

‹‹Caspita Bowers. Finalmente hai capito che persona sei.››

Henry lo guardò torvo. La mano gli faceva ancora male, altrimenti a Hockstetter non sarebbe stato risparmiato un ceffone.

‹‹D'accordo. Il tuo riflesso urlava, poi?››

‹‹Fai un altro commento del cazzo e non ti dico più nulla. Dio, già me ne pento di essere qui a parlartene.››

‹‹Che altro è successo sta notte?›› chiese nuovamente Patrick, ora piuttosto spazientito.

‹‹Il riflesso mi ha urlato contro, io mi sono spaventato perché la sua voce era stridula, quasi surreale. Ed era terribilmente sfigurato in volto.››

Patrick chiuse un occhio per via della luce del sole, arricciando il naso e storcendo le labbra.

‹‹Anche tu sei messo male Henry.›› osservò, serio.

‹‹Non farci caso alla faccia. Quello era sfigurato in modo orribile, come se la faccia gliel'avessero presa a morsi.››

Più che il racconto di un vero accaduto, quello di Henry sembrava l'episodio di un racconto dell'orrore. La tensione che gli aveva causato, però, era ancora palpabile. Era ancora visibilmente scosso da quanto successo. Patrick non riusciva a capire perché quella visione lo avesse spaventato così tanto, anzi non avrebbe dovuto, dopotutto Henry sarebbe stato capace di cose ben peggiori che sfigurare qualcuno in volto. O almeno così pensava. "Bowers non è tanto diverso da me" ripeteva nella sua mente.

‹‹Tu non mi credi non è vero?››

‹‹Non è questo Henry, ma non capisco perché ti abbia spaventato. Alla fine era solo una faccia di merda apparsa nello specchio.››

‹‹Era la mia faccia!›› replicò stizzito Henry.

‹‹Appunto.›› commentò subito dopo Patrick, beccandosi un calcio alla tibia come risposta da parte dell'altro. Strinse gli occhi, segnando il volto con un'espressione di dolore.

‹‹Eri stato avvertito.››

"Sei peggio di una donnetta con le sue cose" avrebbe voluto replicare Patrick, ma questa volta stette zitto per davvero. Gli bastava la scazzottata del giorno prima, non ne desiderava anche un'altra. Non alle nove meno un quarto del mattino.

‹‹Hai un'idea al riguardo? A cosa può essere dovuto?››

Henry alzò di poco le spalle, accennando ad un'affermazione negativa.

‹‹No. No, non lo so. E a fumare fumo soltanto sigarette, non ho soldi per fumare altro.››

Secondo Patrick però a Henry non serviva nemmeno fumarsi una canna per avere visioni di quel tipo, nemmeno iniettarsi una buona dose di narcotici pesanti. Ricollegava quell'episodio alla pazzia del padre, tanto pazzo era Butch Bowers che persino il figlio stava diventando esattamente come suo padre.

‹‹Ieri avete tutti preso una birra al pub a cui abbiamo sostato.››

Questa frase fece scattare qualcosa in Henry, qualcosa come una sorta di campanello d'allarme. Sì, tutti avevano bevuto una birra in quel pub che un attimo prima c'era e poi non c'era più. Di colpo spostò i suoi occhi azzurri su quelli di Patrick, incrociandone lo sguardo.

‹‹Questo però non me lo sono sognato. Nessuno di noi se lo è sognato, vero?››

La sua non era nemmeno una domanda vera e propria, voleva suonare piuttosto come un'affermazione volta a dargli ragione. Perché quello stesso pomeriggio tutti e quattro si domandarono tra di loro perché la stessa locanda era sparita dopo soli quindici minuti dal loro allontanamento.

Patrick si ritrovò nuovamente a riflettere su qualcosa che lo portava in quello stato di incertezza che gli creava un certo disagio.

‹‹Hey Hockstetter, ti sei incantato?››

‹‹No.››

‹‹Allora?››

‹‹Dobbiamo ritornare là. Dobbiamo ritornare dov'eravamo ieri pomeriggio.››

IT - The Bowers gang (2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora