12. Dolore e lacrime amare

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Bucky seguì l'infermiera all'interno della stanza dove Charlotte si trovava. Era stesa su un lettino con gli occhi aperti che non tralasciavano nessuna emozione.
Bucky le si avvicinò e chiuse la porta dietro di se.
<Char...> la chiamò.
Lei sembrava come incantata ma quando sentì la voce del padre si risvegliò e lo guardò.
Aveva gli occhi lucidi ma non piangeva.
<Tesoro...>
<Papà...>
<Come stai?> chiese lui sedendosi sul lettino affianco a lei.
<Meglio> disse lei anche se stava mentendo. Suo padre se ne accorse e le prese la mano.
Lei gli si aggrappò al collo, mise la testa nell'incavo del collo di lui e iniziò a piangere, pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto fino ad ora.
Bucky la strinse di più a se e le mise una mano sui capelli accarezzandoli dolcemente <Char...ci sono io qui, devi stare tranquilla ora...> cercò di dire Bucky ma vedere sua figlia così gli faceva male.
<piccola...> lui la strinse ancora di più a se quando sentì che il pianto aumentava.
Lei lo stringeva forte, come se lui fosse la sua unica salvezza.
<Charlotte calmati...>
<e se tornano?> chiese lei staccandosi da suo padre che le asciugò subito le lacrime.
Le mise una mano sulla guancia accarezzandole dove aveva un livido <non torneranno> disse lui < e se dovessero tornare, noi saremo pronti> rispose sicuro.
Lei gli sorrise.
Era uno di quei sorrisi amari, che nascondevano molta paura e tristezza.
Bucky la guardò negli occhi e solo in quel momento si accorse quanto lei somigliasse alla madre.
Non ci fece caso.
Abbracciò di nuovo sua figlia che si rimise a piangere. Charlotte in quel momento era terrorizzata, non sapeva cosa loro volessero da lei ma sapeva che sarebbero tornati.
<che cosa vogliono da me?> chiese rimanendo abbracciata al padre.
<non lo so Char...non lo so, e se ti volessero per via dei tuoi poteri, o...perché sei mia figlia?>
<cosa c'entra ?> chiese lei con fare interrogativo.
<sono un ex soldato dell'Hydra, forse il più forte, e se volessero te per arrivare a me? Charlotte questo io non posso permetterlo, non devono toccarti nemmeno con un dito.> disse Bucky guardando negli occhi la figlia.

Poco dopo il silenzio fu interrotto dal dottore che entrava nella stanza <sono felice che stia meglio ma per sicurezza vogliamo tenerla qua per questa notte.> disse lui.
Charlotte conosceva il dottore e si fidava ciecamente di lui, per questo non aveva problemi quando lui le disse che poteva rimanere lì. Lui sapeva dei suoi problemi e non aveva paura.
<va bene, adesso riposa> disse Bucky dando un bacio sulla fronte a Charlotte, uscendo dalla stanza.

<come sta?> chiese Steve a Bucky avvicinandosi e attirando l'attenzione del resto del team.
<scossa...terrorizzata> rispose lui fissando la porta chiusa della stanza <questa notte la tengono qua in osservazione poi se tutto va bene domani ritorna a casa>
<Buck...non credi che dovremmo tornare al complesso e tornare qua domani mattina? Sei stanco...> gli disse Steve.
<Steve ha ragione, rimango qua io e se ci dovessero essere complicazioni ti chiamiamo.> disse Nat.
Bucky annuì titubante.
All'ospedale rimase sono Nat che si diresse verso la sala d'attesa con una barretta di cioccolata in mano e qualche rivista di moda. A lei non interessava ma era per scacciare via il tempo.

<papà? Papà dove sei?> disse una piccola bimba che sembrava essere Charlotte.
<papà?> lo chiamò lei di nuovo.
Lui senza farsi sentire arrivò dietro di lei e la prese in braccio facendola ridere.
<papà!> disse lei ridendo <mettimi giù che sono grande!>
<oh si, la mia piccola principessa sta diventando una regina> disse lui poggiando la piccola a terra.
Charlotte avrà avuto più o meno cinque anni e tutto la rendeva così innocente.
<ora che facciamo?> chiese lei prendendo la mano del padre.
Lui la strinse cercando di non farle male. Aveva paura di perderla, sapeva che, nonostante l'Hydra lo avesse scongelato e l'avesse lasciato libero, quando sarebbero tornati lui doveva farsi trovare pronto e collaborare o niente più Charlotte.
<torniamo a casa?> chiese lui guardando l'orologio <sono le sette di venerdì sera piccola, sai questo cosa vuol dire?> chiese lui sorridendole.
<pizza e cartoni animati?> domandò lei come se sapesse già la risposta.
Lui la prese in braccio e si diressero alla macchina.
Pizza? Charlotte voleva la pizza? E che pizza sia. Bucky avrebbe dato il mondo per vedere sua figlia felice.
Presero due grandi pizze e tornarono a casa, spensero tutte le luci e accesero solo una candela, si buttarono sul divano con una coperta e le pizze ancora calde e fumanti in mano.
Bucky strinse la piccola a se ed essa si accoccolò sul suo petto.
In TV stavano trasmettendo il cartone preferito di Charlotte, "Anastasia". Alla piccola si illuminarono gli occhi quando vide che il film era appena iniziato.
Bucky non poté che sorridere nel vedere sua figlia così gioiosa.

Dancing bears, painted wings
Things I almost remember
And a song someone sings
Once upon a December

Charlotte si stava accasciando stanca sul petto di suo padre proprio nel momento in cui partì la sua canzone preferita del film.

Someone holds me safe and warm
Horses prance through a silver storm
Figures dancing gracefully
Across my memory

Far away, long ago
Glowing dim as an ember
Things my heart used to know
Once upon a December

Cercava di rimanere sveglia con tutte le sue forze e a Bucky fece una grandissima tenerezza nel vedere che sua figlia non mollava mai.

Someone holds me safe and warm
Horses prance through a silver storm
Figures dancing gracefully
Across my memory

Far away, long ago
Glowing dim as an ember
Things my heart used to know
Things it yearns to remember

And a song someone sings
Once upon a December

Charlotte chiuse gli occhi un secondo dopo il termine della canzone e Bucky la riportò in camera sua e rimase lì, con lei, tutta la notte.

Charlotte si svegliò di colpo. Aveva le lacrime agli occhi. Aveva fatto  un altro sogno dove ricordava.
Questa volta però, era un sogno bello, pieno di amore.
"E se non ci fosse mai stata l'esplosione?" si domandò.
Voleva non aver mai ricevuto i poteri.
Avrebbe voluto passare più tempo con suo padre.
Ma ora aveva paura.
Paura che qualcuno potesse separarli di nuovo.
Si buttò di peso sul lettino e fissò il soffitto.
Lacrime amare continuavano a scenderle sul viso e un senso di vuoto sentiva dentro di se.
Chiuse gli occhi e si addormentò con il pensiero fisso di suo padre che la stringeva.

Spazio autrice:
Capitolo padre-figlia per la festa del papà!
La canzone è Once Upon a December del musical di Anastasia,  molto probabilmente detto così non ha molto senso però vi consiglio di ascoltarla e di guardarvi anche il musical se non l'avete visto perché in un qualche modo la canzone si lega alla storia.

La figlia del Soldato d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora