12. Sveglia!

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Charlotte stava camminando lungo a un corridoio che sembrava infinito, circondato di pareti e porte bianche.
Camminò per un periodo che le sembrava infinito fino a quando il corridoio giunse al termine.
Si trovava in una stanza bianca, con sopra un lettino d'ospedale e sopra di esso una ragazza che giaceva tranquilla.
Lentamente si avvicinò e vide che la ragazza era proprio lei.
Ora si ricordava tutto...

<sto morendo?> si chiese guardandosi attorno.
<questo dipende solo da te...> rispose una voce dietro le sue spalle.
Riconobbe quella voce anche senza la necessità di girarsi.
<Victoria...> disse continuando a guardare se stessa dormire beatamente.
<puoi anche girarti sai>
Charlotte lentamente si girò.
Vide Victoria in piedi davanti a lei con i suoi capelli sempre perfetti e lucenti.
<questo posto è come un limbo...> iniziò a spiegare Victoria <non esiste il paradiso come non esiste l'inferno...questo però potrebbe essere come un purgatorio, qua, la persona in questione deve scegliere se continuare a vivere o lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo per sempre...>
<e come faccio a scegliere?>
<ci vuole solo buona volontà e...un piccolo aiuto esterno> disse la rossa sorridendo.
<la fuori è pieno di persone che ci tengono a te. Tuo padre per primo, hai lottato così tanto per cercarlo e finalmente che lui è qui, non puoi abbandonarlo di nuovo...poi c'è Pietro, sai sono un po' gelosa!> disse Victoria facendo ridere anche Charlotte <lui ti ama, lo vedo io e lo vedi anche tu mia dolce Charlotte, non lasciare che tutto questo vada perduto. Poi ci sono gli Avengers che ti vedono come una sorella più piccola, un'amica, una compagna di avventure, non puoi lasciare pure loro, e infine ci sono io...> disse Victoria avanzando verso Charlotte <io che non ti lascerò mai e che ti proteggerò sempre...sarò il tuo angelo custode, ma voglio che tu sia felice...> le dichiarò mettendole una mano sulla guancia asciugandole la lacrima appena scesa <voglio che tu ti goda la vita che non hai mai vissuto, perciò Charlotte...sveglia!> disse Victoria alzando il tono della voce e schioccando le dita.

Charlotte aprì gli occhi di scatto ma li richiuse subito dopo, venendo accecata dalla luce della stanza.
Li riaprì lentamente, con più calma, un paio di volte per abituarsi alla luce.

<Charlotte...> disse suo padre alzandosi di scatto e andando verso il lettino della ragazza.
<L'emicrania è la cosa più brutta che si possa avere...> constatò la ragazza mettendosi una mano sopra la testa facendo leggermente ridere il padre.
<come stai?> chiese lui tornando serio, sedendosi sul lettino, al suo fianco.
<sono stata peggio...>
<allora...ci hai salvato eh?> disse prendendole la mano <sono così orgoglioso di te>.
Charlotte rimase seria per un momento.
<sinceramente, sono stata egoista...io...non ho pensato di salvare gli altri, volevo salvare te, volevo che tu tornassi da me, papà, non potevo perderti non di nuovo, non dopo tutto quello che abbiamo passato.>
Bucky non rispose ma si limitò ad abbracciare la figlia in un caldo abbraccio e a posarle un delicato bacio in fronte.
Charlotte lo strinse di più.
<va tutto bene ora, Char, è finito tutto...>
Si staccarono lentamente da quell' abbraccio che sembrò durare un'infinità.
Si guardarono negli occhi e Charlotte poteva vedere sicurezza negli occhi del padre, la sicurezza che tanto le era mancata.

Entrò di fretta Pietro nella stanza ma quando si accorse che Charlotte era con suo padre preferì togliere il disturbo: quell'uomo lo terrorizzava!
<scusate ora esco> disse il ragazzo imbarazzato grattandosi la testa.
Charlotte lo fissò sorridendo e Pietro si perse nel suo sguardo.
<ehm...vi lascio soli> disse Bucky alzandosi dal letto.
<non farla soffrire...> disse Bucky passando vicino a Pietro.
Il ragazzo annuì solo con la testa. Era completamente terrorizzato!
<allora...come stai?> chiese infine avvicinandosi a lei.
<mi sto riprendendo...>
I due rimasero in silenzio per qualche minuto ma quel silenzio si stava facendo sempre di più imbarazzante.
<al diavolo...> disse infine il ragazzo fiondandosi sulle labbra della ragazza.
La baciò cautamente.
Le posò la mano destra sulla guancia e con quella libera la attirò a se cercando di non farle male.
Charlotte gli circondò il collo che le sue braccia.
<ora si che sto meglio...> disse sussurrando una volta staccatasi dalle labbra del ragazzo.
Pietro iniziò a ridere trascinando anche lei in una dolce risata.
I giovani si guardarono negli occhi e questa volta fu Charlotte a prendere l'iniziativa. Lo prese per il colletto della maglia e lo attirò a se facendo combaciare le sue labbra con quelle del ragazzo, un'altra volta.

Charlotte e Pietro passarono assieme l'intero pomeriggio, non potevano mancare però le visite dell'intera squadra e, i controlli che ogni mezz'ora il padre faceva.
Charlotte non capiva se lui voleva assicurarsi che lei stesse bene o se voleva vedere che tra Charlotte e Pietro non succedesse nulla.

Charlotte sarebbe stata dimessa il giorno successivo, però avrebbe dovuto passare la notte in quella stanza e a dirla tutta, la ragazza non era molto entusiasta di passare la notte lì dentro, per giunta da sola!
Pietro lo capì e decise di rimanere con la ragazza per tutta la notte.
Charlotte fece spazio a Pietro sul lettino dell'ospedale che, non era molto comodo.
Il ragazzo mise il braccio attorno alla spalla della ragazza e le fece appoggiare la testa sulla sua spalla.
Cercava di non muoverla troppo dato che lei era ancora attaccata a dei fili.

Pietro le iniziò a baciare la fronte e, mentre si abbassava sempre di più a baciare le sue labbra, Charlotte iniziò a sentire qualcosa nello stomaco, come nuove emozioni, tutte aggrovigliate tra di loro.
Pietro si mosse lentamente sopra di lei e prese a lasciarle dei piccoli caldi baci sul collo.
Charlotte iniziava a non capirci più nulla. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal senso di piacere che il ragazzo le stava dando.
Quando smise di baciarla lei aprì lentamente gli occhi e, lei capì tutto dallo sguardo del ragazzo che le chiedeva il consenso.
Lei acconsentì.
Il ragazzo cercò di non strapparle nessun filo e le tolse il camice dell'ospedale e si affrettò a toglierle anche l'intimo, facendola rimanere nuda sotto il suo sguardo. Si tolse tutto con un gesto rapido, rimanendo nudo davanti a lei.
Non era solo voglia di farlo, ma era voglia di capire e comprendere le paure e le sensibilità di entrambi, di trasmettersi sicurezza, era la voglia di amarsi, era la voglia di conoscersi meglio e di esplorarsi, era la voglia di lasciarsi travolgere da nuovi sentimenti.
Pietro la guardò negli occhi come per dirle "se non vuoi non ho fretta", ma fu lei ad avvicinarsi a lui e a far combaciare perfettamente i loro corpi e le loro labbra.
Lui entrò in lei con calma e fermezza.
Fecero l'amore con passione, lei graffiava la schiena di lui e lui, che, per non farsi sentire le morsicava lentamente la spalla.
Raggiunsero l'apice del piacere assieme, e per soffocare il loro grido, si baciarono.
Dopo aver ripreso fiato Pietro si coricò affianco a lei, coprendo entrambi con una coperta.
<e adesso che si fa?> chiese lui.
<ci prendiamo la felicità che ci spetta.>

Spazio autrice:
E anche questa parte ha quasi raggiunto il suo termine ma non disperate, ho già una nuova storia in programma.
Appena questa sarà terminata, usciranno i primi capitoli sulla nuova storia.

La figlia del Soldato d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora