Tentare l'approccio

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Il malumore e un senso di impotenza mi hanno accompagnata per tutto il resto della settimana.
Mi sento come uno di quei poveri leoni costretti a stare in spazi esigui. La data della festa a casa di James si avvicina inesorabile, devo fare qualcosa prima che tutto vada a rotoli.
Un'improvvisa illuminazione mi coglie, afferro la felpa al volo e corro fuori. Premo sull'acceleratore e mi immetto nel traffico, sperando di non arrivare troppo tardi o perdermi.
Giungo a destinazione e trovo il parcheggio semi deserto. Ci saranno una decina di auto, messe un po' dove capita. La sua sarà tra queste? Non ne ho idea, dato che di lui non so nulla, a parte che picchia duro, è volgare e arrogante.
"Ciao, non ci sono eventi stasera." Mi delucida il gorilla all'ingresso.
"Sì, lo immaginavo dal parcheggio vuoto. Cerco Cobra, c'è?" Spero ardentemente in una risposta affermativa.
"Ti sembro un babysitter?" Mi guarda dall'alto in basso e poi sposta il cordolo delimitante.
Entro come una furia cercandolo tra le poche persone che sostano.
Avvicinarsi al bancone è la mossa successiva.
"Ciao, per caso hai visto Cobra? Devo parlare con lui, con una certa urgenza."
"Ciao, a dire il vero sì, l'ho visto. Ma è uscito poco fa, sul retro, con una ragazza." La voce ha un tono dispiaciuto, come se credesse che io e lui...
"Non mi interessa, non stiamo insieme o altro. Dimmi dove andare." Chiarisco bene di che tipo sono i nostri rapporti.
"Dritto fino in fondo, la porta nera." Conciso ma esplicativo.
Non mi perdo in saluti o ringraziamenti, dirigendomi subito verso il retro.
Apro la porta e lo trovo immerso fino alle palle in una tipa bionda, dall'aria di essere una sgualdrina industriale.
"Dio, che schifo!" Mi esce un verso strozzato che richiama la sua attenzione.
Non se l'aspetta la mia visita, lo dimostra la faccia sorpresa che ha. Non posso di certo rimanere qui a guardarlo, così faccio retromarcia e torno al bancone.
"Uno shot, per piacere." Ordino al ragazzo.
"Trovato?" Chiacchiera, mentre versa il liquido nel bicchierino.
"Purtroppo per me, sì, l'ho trovato." Mi sorride con solidarietà, capendo a cosa mi riferisco.
Ci vorranno secoli per togliermi quelle immagini dalla testa.
Scolo il drink tutto insieme, batto il bicchiere per farmene versare ancora.
E per altri cinque minuti non faccio altro. Poi vengo distratta da delle urla. Sembra che qualcuno stia litigando, ma non riesco a capire i dialoghi né a riconoscere le voci.
Ma tutto diviene più chiaro quando la tipa di prima fa il suo ingresso, camminando così velocemente che i capelli le ballano sulle spalle.
Mi rivolge un'occhiata assassina, che ricambio con uguale astio, mi sorpassa e se ne va.
"L'Apocalisse incombe, se sei qui per vedermi."
È appoggiato con un braccio al bancone, che mi guarda come se fossi un bignè.
"Nessuna apocalisse, sono qui per parlarti, non per vederti."
"Capisco. Cosa vuoi?" Non indugia, arriva dritto al sodo.
"Un favore." Sgrana gli occhi a questa mia replica e poi sorride.
"Sentiamo. Sono proprio curioso di sapere che favore cerchi, da un rifiuto umano come me."
Mi rigira contro le mie stesse parole.
"Possiamo andare avanti? Rivangare il passato non ha alcuna utilità. Già per me è difficile essere qui, se poi ti ci metti anche tu, con le tue ritorsioni, non ce la farò mai."
Sembra una supplica, ma devo chinare la testa. Indisporlo non è nel programma, quest'oggi.
"Va bene, dichiaro una tregua. Vieni, andiamo di là." Fa strada spostandosi verso la zona dei tavolini.
Si butta scompostamente sul primo che trova e mi fa cenno di sedere.
"Beviamo una cosa e poi mi dici." Non è una richiesta. Alzo le spalle con menefreghismo. Berrà lui, da solo, non ho nessuna intenzione di ubriacarmi con questo maniaco accanto.
La fortuna mi assiste, facendo comparire il barman con i cocktail su un vassoio.
Deposita tutto sul tavolo e sparisce.
"Dunque" inizio il discorso ma lui mi ferma con la mano.
"Ah-ah, mi hai interrotto prima, adesso mi devi concedere qualche minuto per godermi il drink." Enfatizza sulla parola godermi, è davvero viscido. Lo ignoro prestando tutta la mia attenzione al liquido ambrato nel bicchierino.
Il rumore del vetro che si appoggia al legno mi fa capire che ha finito.
Ecco, aggiungiamo anche alcolizzato alla lunga fila di difetti che ha.
"Avanti, spara." Si sporge verso di me, mettendo i gomiti sulle ginocchia.
"La farò semplice: voglio che tu dia forfait alla festa nella quale sei stato ingaggiato."
Si pizzica il labbro inferiore tra pollice e indice, studiandomi attentamente.
"Fammi capire bene: vuoi che io mi tiri indietro, giusto?" Beh, almeno è perspicace.
"Esattamente. Non voglio che tu venga alla festa. Inventati una scusa, dì che sei morto o sul punto di farlo, non mi interessa. Basta che declini l'invito."
"E a me che cosa ne viene in tasca? Il tuo ragazzo mi dà un mucchio di soldi, che non vedrei neppure se facessi venti ore di fila all'autofficina."
"Lavori in un'autofficina?" Sono sbalordita.
"Uh, giusto, per te gli scarti umani come me sono buoni solo a incassare i sussidi.
Beh, principessa, lavoro eccome." Si appoggia allo schienale e accavalla le gambe.
"Va bene, ho capito. Ti darò la stessa cifra, anzi il doppio, ci stai?" Mercanteggio, dato che i soldi sono il suo punto debole.
"Potrei starci, ma non mi va." Stronzo fino al midollo.
"E dai, Cobra, non è questo gran sacrificio. Sarai lo stesso ricompensato, ma senza dover menare le mani.
È un buon affare." Spero di essere convincente quanto basta.
"Non ho detto che non lo sia, solo che non mi interessa. Però, potrei offrirti una soluzione." Ecco, lo sapevo.
Mi volto del tutto verso di lui, metto una ciocca di capelli al suo posto e presto ascolto.
"Un bacio.
Tu mi baci, io rinuncio." Non lascia trapelare nulla dal viso, nessuna espressione o piccolo segnale.
"Ho capito, fai finta che non ti abbia chiesto nulla. Ciao." Mi alzo, furibonda, faccio due passi e la sua mano mi blocca.
Mi costringo ad ignorare la scarica elettrica che mi ha pervasa, mentre mi volto e lo guardo dritto negli occhi.
"Guarda che i denti me li sono lavati." Mi scappa quasi da ridere, poi mi ricordo di qualche minuto prima, cos'era a fare.
"Non dubito ma, sinceramente, baciare te, dopo che ti sei dato da fare con quella... poco di buono, mi fa capire che non voglio prendermi una malattia. Spiacente, bellezza, goditi la festa e picchia duro."
Strattono il polso ancora imprigionato nella sua mano calda, guadagnando velocemente terreno per raggiungere l'uscita.
"Ma cosa mi dice il cervello! Cercarlo e contrattare, come se fosse una persona normale. Brava Luna, non c'è che dire, stai cadendo nel ridicolo sempre di più." Mi ammonisco, riflettendo a voce alta, mentre apro lo sportello.
"Parlare da soli è il primo sintomo di malattia mentale." Ed eccolo che mi sbeffeggia.
"Parlare con te è il primo sintomo. Sono davvero caduta in basso, che altro dire. Mi merito la pazzia, solo per aver creduto di raggiungere un accordo con te."
"Sei sempre così difficile, o è un trattamento che mi riservi, come una special edition? Voglio solo parlare, Luna."
"Come sai il mio nome? Che fai, stalkeri?" Lo aggredisco.
"Veramente, no. Hai detto il tuo nome durante quel simpatico monologo con te stessa.
Ad ogni modo, cerchiamo una soluzione. Voglio solo che tu mi dica la verità su una cosa."
Questo posso farlo.
"Su che cosa?" Incrocio le braccia a mo' di difesa.
"Perché non vuoi che venga alla festa? Dato che il tuo ragazzo mi ha offerto un sacco di soldi, per truccare l'incontro?"
Questa novità mi spiazza.
"Come sarebbe a dire?" Sta mentendo, ne sono certa.
"Sarebbe a dire, che si è presentato qualche giorno fa per definire bene il tutto. Mi ha detto che anche tu saresti stata presente e che voleva fare bella figura.
Ha proposto un incontro finto, ho accettato." Non so come, ma ho la sensazione che stia dicendo il vero.
"Bene, mi risparmi la fatica di scendere a patti, dato che non gli torcerai un capello." Rigiro la frittata a mio pro.
"Vedi, bambolina, le cose adesso sono un po' diverse. Non hai voluto baciarmi, me la prenderò con lui. Vediamo con quanti denti resterà a fine serata."
Un ricatto bello e buono, a cui non cedo.
"Fai pure, ma dato che io non ci sarò credo che il tuo piano andrà in fumo. Se ha messo in scena questa pagliacciata solo per fare colpo su di me, non partecipare lo svincolerà da ogni obbligo. Mi spiace, Cobra, hai perso capra e cavoli. Ti saluto, ho un ragazzo da cui andare, adesso."
Chiudo lo sportello, accendo il motore e metto la musica a tutto volume. Parto spedita, ma con la coda dell'occhio lo osservo dallo specchietto retrovisore.
È in piedi, con le mani nelle tasche e... sorride. 

SIAE Broken Love - Harper High Series SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora