Resilienza

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"Luna, alzati" sento la voce della mamma, ma non mi voglio svegliare.
"Tesoro, dobbiamo uscire. Curtis e Gemini sono già di sotto, stanno facendo colazione."
Al solo sentire il suo nome spalanco le palpebre.
"Sì, adesso arrivo. Dammi un minuto per riprendermi." Voglio che vada via e l'unico modo è questo.
"Va bene, ti aspettiamo in soggiorno." Sento il ticchettio dei suoi tacchi che si allontanano.
Cerco e trovo la forza di tirarmi su, mettendomi a sedere, per poi guardare il vuoto.
Sono ancora molto scossa dal sogno. Ma più che scossa, direi che ho proprio un malessere fisico.
Faccio comunque quel che devo, andando a prepararmi.
Scendo al piano di sotto, una volta pronta, raggiungendo la mia famiglia.
"Buongiorno." Saluto di cattivo umore.
"Buongiorno tesoro, stavamo facendo il punto della situazione. Dobbiamo andare a fare un po' di compere, in vista della festa di sabato."
Me ne ero scordata, i miei daranno una festa per introdurre Dimi in società.
"Va bene." Mormoro, prendendo una tazza di caffè e mettendomi seduta al tavolo.
"Ehi, che hai?" Dimi si sporge verso di me, sussurrando.
"Ciclo in arrivo, nulla di che." Sembra non credere alle mie parole, come ho detto è molto perspicace.
"Va bene, come vuoi." Si rimette al suo posto, mangiando tutto quello che ha nel piatto. Io, invece, ho il voltastomaco solo a vedere il cibo.
Resto scollegata dal mondo, mentre i tre imbastiscono un'accesa discussione su quali siano i negozi migliori in cui acquistare qualcosa di consono per mio fratello.
Curtis la spunta, imponendo il suo punto di vista.
Mi manda in bestia, così, decido di rompere il silenzio.
"Da quando decidi tu per noi? Ti ricordo che, anche se portiamo il tuo cognome, io per lo meno, non siamo figli tuoi. Va da sé che non siamo obbligati a darti retta. Siamo abbastanza grandi e pratici, da sapere dove comprare qualcosa di adatto. Perché, invece, non te ne vai da qualche altra parte?"
Mi rivolto con cattiveria, facendo ammutolire tutti.
"Luna, che comportamento è?" La mamma prende le difese del marito.
"Questo, cara mamma, è il comportamento derivante dalle vostre menzogne. Lui per me non è nulla, non è mai stato un padre. Tutt'al più è stato un dittatore, al quale tu hai tenuto gioco.
Quindi, se permetti, io e mio fratello saremmo i soli a decidere del nostro futuro."
Mi alzo con uno scatto ed esco dalla stanza.
Sono furibonda con entrambi. Sono i soli artefici della nostra rovina, devono pagare.
"Lù, ma che ti prende?" Lo sento corrermi appresso.
"Cosa mi prende, dici?
Sono stanca di venire comandata a bacchetta da quel borioso e cattivo personaggio. Lui non è nostro padre, non ha nessun diritto di dirci cosa e come fare!"
Lo fronteggio, quasi indirizzando su di lui la mia ira.
"Credi che non lo sappia? Ma comportarti così manderà in fumo il nostro piano. Sii accondiscendente, non devono sospettare.
Avranno la loro mera figura sabato, alla festa."
Mi calmo, trovando del ragionevole nel suo discorso.
"Hai ragione, sono solo arrabbiata e di cattivo umore." Faccio in tempo a finire la frase, che entrambi spuntano dal salotto.
"Se ti sei calmata, direi che possiamo andare."
Suggerisce Curtis, senza ombra di recriminazione nella voce.
"Sì. Ho solo avuto un momento no." Di sicuro non aggiungo delle scuse, se c'è qualcuno che deve fare ammenda non sono io, soprattutto per aver detto la verità.
Saliamo tutti e quattro in auto, mamma e Curtis davanti, io e Dimi sul sedile posteriore, opportunamente distanziati.
Non emetto un fiato, resto tutto il tempo a fissare il nulla fuori dal finestrino. Arrivati nella zona in della città, lasciamo la macchina al valletto, facendo poi la nostra entrata regale nella boutique. Vedendo anche i due pezzi grossi della famiglia, le commesse entrano in azione, circondandoci e facendoci un sacco di complimenti.
Diciamo loro che cosa ci occorre, venendo divisi per recarci nei rispettivi reparti.
Vedo che le commesse mangiano con gli occhi Gemini, così, distolgo lo sguardo.
Ripenso al tempo in cui anche a me era concesso guardarlo così, provocandomi un'ulteriore fitta allo sterno. Mio fratello finge un'affabilità che non è propria del suo carattere per non destare sospetti.
Vengo assorbita dalla sfilata che è stata allestita solo per me e Janine, dimenticando per un attimo tutto il resto.
"Io ho scelto, quello color ghiaccio." Dico alla caporeparto, che approva in pieno la mia scelta.
"Ottimo, sembra fatto apposta per lei, signorina Liver. Le faccio vedere dei sandali, nuovi arrivi ovviamente, da abbinare. Mi segua, prego."
La abbraccerei, solo per avermi fornito quell'escamotage di fuga dalla mia invadente madre.
Osservo i campioni che mi espone, scegliendo un modello semplice ma che calza perfettamente con tutto il resto.
"Le preparo il pacco, che può trovare alla cassa." Si congeda, io vado a fare un giro, più che altro per tenermi in movimento. La staticità, ora come ora, non giova al mio stato d'animo.
Sono di fronte allo scaffale delle cravatte, non propriamente situato nel reparto maschile, quando vedo la porta del camerino aprirsi e lui uscire.
È meraviglioso, indossa un completo grigio fumo, con camicia bianca e cravatta bordeaux.
Gli cade a pennello, facendolo sembrare una divinità, tanto è perfetto.
Una delle ragazze gli plana addosso come un avvoltoio. Reprimo a stento la voglia di pestarla, rendendomi conto di quanto il gesto possa essere inopportuno.
Ma nulla mi vieta di dare un parere, no?
"Decisamente quello giusto, fratellino." Annuncio così la mia presenza. La ragazza fa un passo indietro mettendosi da una parte.
"Dici? Sembro un pinguino, vestito così?" Rievoca la mia battuta, facendomi stringere il cuore.
"Un po' sì, in effetti, però stai molto bene. La misura è quella giusta e il colore mette in risalto i tuoi occhi."
"Se lo dici tu, mi fido." Si specchia ancora, decido di aggiungere un'altra informazione.
"Saremo anche ben assortiti, il mio è color ghiaccio."
Gli sorrido sapendo che coglierà al volo.
"Fantastico. Allora, se la mia sorellina approva, prendo questo." Dice alla commessa.
"Veramente, la maggiore sono io, anche se di soli due minuti. Sono uscita per seconda." Puntualizzo, scherzando.
"Dettagli, bambolina." Lo dice sovrappensiero, ma sorte lo stesso un effetto devastante.
Si gira e mi guarda addolorato. Scuoto la testa con indifferenza, ma entrambi sappiamo la verità.
Sceglie anche le scarpe e un fazzoletto da mettere nella tasca della giacca.
Curtis si intromette, chiedendo di far ricamare le iniziali.
La ragazza annota tutto e torna dalla caporeparto, riferendo le richieste del mio finto genitore.
Veniamo raggiunti dalla mamma, che propone di andare a fare ancora qualche spesa e poi a pranzo.
Dimi si mostra disponibile, costringendomi a fare altrettanto.
Una volta messi d'accordo, loro vanno a pagare, noi ce ne restiamo qualche passo indietro.
"Devo trovare una scusa e filarmela. Voglio andare all'officina."
Non avevo dubbi, da che l'abbiamo comprata, intestandogliela, non ha altro pensiero.
"Ti copro io, non ti preoccupare."
Spirito fraterno, che bella cosa. Mi abbraccia, per rilasciarmi subito dopo sentendo la mia rigidità.

SIAE Broken Love - Harper High Series SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora