Divergenze

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"Dato che sei qui, ti va di farti un giro sulla mia tavola?" Chiede, intendendo tutt'altro. Lo guardo sorridendo e mi avvicino.
Faccio scorrere la mano sul suo addome, avvicinando la bocca al suo collo. Lo sento tendere i muscoli, sorrido tra me e me, poi gli sussurro: "Sarebbe un'ottima idea. Ma c'è solo un piccolo problema, tu mi fai schifo." Con le mani ancora sui suoi addominali lo spingo, arretrando velocemente, esibendomi in un ghigno sadico.
Ma non ho ancora finito. Mi volto verso le mie amiche, guardo intensamente Ally e aggiungo: "Sai Allison, dovresti parlare con tuo padre. Bisognerebbe recintare la feccia, come in quei famosi film, per non permettere loro di mescolarsi a quelli giusti come noi."
Le ragazze ridacchiano, io lo ignoro e mi stendo sul telo.
Inforco gli occhiali da sole e mi metto a prendere il sole.
Il vibrare della sabbia mi fa capire che se ne è andato.
"Certo che quando ti ci metti sei perfida." Interloquisce Jen.
"Beh, coi tipi come quello non c'è altro da fare. Si è messo in testa cose che non accadranno mai.
È meglio stroncare sul nascere certe fantasie, vi pare?" Mi scuoto la sabbia dai piedi, palesando indifferenza.
"Sarà come dici tu, però è un gran fico. Ha degli addominali da urlo."
Abbasso le lenti e le lancio un'occhiata di sdegno, mista a disprezzo.
"Sei seria? Può essere bello quanto ti pare, ma è inferiore a noi e di sicuro non ci andrei neppure se fosse l'ultimo uomo sulla terra. È solo un miserabile, che per vivere picchia le persone. Un delinquente, ignorante e villano." Ora mi sento meglio, sputare veleno sugli altri ha un che di terapeutico.
"Non ho detto che mi farei sbattere, ma solo che è bello. Perché travisi sempre le parole dette?" Si stupisce lei.
"Perché ti conosco Jennifer, sei una ragazza trascinabile.
Davanti a un bamboccio palestrato perdi la testa."
Stringe i pugni e fa per ribattere, ma la blocco subito.
"Ti devo ricordare Joaquin?" La punta di cattiveria trapela alla grande. Abbassa lo sguardo e torce le mani. L'ho colpita nel suo punto debole, rammentando quello spiacevole episodio.
"Smettila, Luna! Ma che hai oggi? Sei più velenosa del solito."
Si immischia Ally, prendendo le difese di Jen.
"Non ho assolutamente nulla.
Ma è un dato di fatto che la ragazza sia trascinabile, ricordi?
Lungi da me tirare fuori lo scheletro oramai sepolto, ma alle volte è necessario rinfrescare la memoria e rammentare gli errori e le loro conseguenze."
Le due si zittiscono ed io ne esco vincente, come sempre.
Nella fattispecie faccio riferimento alle reazioni della gente una volta venuta a galla la tresca.
Joaquin altri non era che il giardiniere, per cui la mia amica si prese una cotta. Quando venne tutto alla luce, i genitori lo pagarono per andarsene e tenere la bocca chiusa. Cosa che lui accettò di buon grado, assieme al cospicuo assegno.
Lei se la vide più brutta, dato che per mesi non si parlò d'altro, venne definita una poveraccia, sfigata e in cerca di attenzioni. Ma non fu tutto, la emarginarono e scansarono, noi comprese.
"Sarà meglio che vada a fare due bracciate. Sento una certa aria ostile tirare da queste parti." Mi alzo e vado verso il mare.
Entro cautamente per far abituare il corpo allo sbalzo di temperatura. Fuori fa caldissimo ma all'interno l'acqua è abbastanza fredda. Mi bagno le braccia, la pancia ed il viso, attendendo qualche istante per temperarmi.
Non appena sono pronta avanzo e mi immergo, iniziando a nuotare con vigorose bracciate. Mi riscaldo in poco, lasciando scivolare un po' della tensione che ho accumulato.
Mi immergo del tutto, andando sotto la superficie dell'acqua, continuando ad avanzare.
Rimango quasi senza fiato e mi decido a riemergere.
Ho percorso un bel tratto, sono quasi arrivata alle boe di delimitazione.
Resto ferma e mi guardo attorno, godendomi la confortante sensazione dell'acqua a contatto con la pelle.
La calma sembra avermi pervasa di nuovo e non me ne stupisco.
Ma qualcosa attrae la mia attenzione: un surf che sta avvicinandosi a me.
Ho il sole puntato in faccia e non riesco a distinguere bene chi vi sia sopra, così inizio a fare marcia indietro. Mi volto solo un attimo e vedo che il surfista prosegue nella direzione opposta. Tiro un sospiro di sollievo, avendo creduto che fosse Cobra, tornando verso la riva.
"Meno male sei tornata, il tuo telefono non ha smesso un attimo di suonare."
Tolgo il blocco schermo e noto che le chiamate sono tutte di mia madre.
Mi allontano un poco, per avere un po' di privacy, richiamandola subito.
"Ciao mamma, scusa, non ho visto le chiamate." Parto in quarta non appena risponde.
"Me ne sono accorta. Dove sei?" Chiede in tono seccato.
"Alla spiaggia, con le ragazze. È successo qualcosa?" Sono un tantino preoccupata.
"No, nulla di urgente. Ma vedi di tornare a casa presto, abbiamo a cena i Crawford, con il loro figlio James." Ordina perentoria, calcando sul nome del ragazzo.
"Certo, tra dieci minuti parto." Meglio non farla spazientire ancor di più.
"A tra poco." Riaggancia.
Torno dalle ragazze e le metto al corrente del cambio di programma.
"Noi restiamo, chiamerò mio fratello per farci riportare a casa. Buona serata, con James." Ammiccano allusive, sapendo bene che cosa c'è sotto.
"Grazie, ci sentiamo domani." Raduno le mie cose e corro verso la macchina.
Poco prima di partire a tutta velocità, mi ricordo che le ragazze hanno le buste e le borse nella bauliera della mia auto.
Scendo di nuovo, apro il portellone e prendo il tutto. Sono carica come un somaro, con pacchi e pacchi tra le mani e le loro borsette suddivise per ogni spalla.
"Vuoi una mano, principessa?" Mi apostrofa lui, da distanza ravvicinata.
"Più volentieri mi butto sotto a un'auto. Torna nel tuo mondo e lasciami stare." Non ho tempo da perdere con lui, mia madre non è un tipo paziente e non conviene farla arrabbiare.
Di gran carriera raggiungo le ragazze.
"Luna! Oddio, le nostre cose! Perché non ci hai chiamate?" Jennifer si alza e mi dà una mano.
"Sono di fretta, a più tardi." Mollo tutti i pacchi e scappo di nuovo.
Ma per un perverso senso dell'umorismo, Cobra è appoggiato allo sportello del guidatore.
"Levati, ho fretta." Ringhio.
"Che c'è, devi correre dal principe azzurro?" Mi sfotte.
"Esatto. Ti levi?" Lo provo a spingere ma è come cercare di spostare una montagna.
"Cobra, spostati." Non ho tempo né voglia di giocare con lui.
"No." Replica.
Lo guardo con tanto d'occhi, poi ci arrivo.
Faccio scattare la chiusura centralizzata andando al marciapiede.
Vedo un taxi, fischio per richiamarlo e aspetto che si avvicini.
"Donna dalle mille risorse. Non c'è bisogno, ti lascio passare."
Il tono è saccente e superiore, ma non gli presto attenzione. Scatto alla macchina, apro lo sportello e metto in moto. Abbasso il finestrino, metto la cintura e inserisco la marcia.
"Aspetta." Si appoggia coi gomiti allo sportello.
"Cosa non ti è chiaro di: ho fretta?" I miei occhi mandano lampi, se non si sposta subito lo tiro sotto.
Sorride, cerca qualcosa nella tasca dei pantaloni e poi mi afferra il braccio.
Stappa un pennarello, avvicinando la mano al mio avambraccio. Mi libero con un movimento veloce.
"Scordatelo. Preferirei morire, piuttosto che uscire con te! Dai il tuo numero a qualche povera malata di cazzo della tua cerchia. Io con te non voglio averci nulla a che fare. Adesso sparisci, o quanto è vero Dio ti schiaccio sotto le ruote."
Una risata sguaiata gli esce, retrocede di qualche passo e alza le mani.
"Vedremo, bambolina, vedremo."
Ma non lo sto a sentire, mi giro e faccio manovra, scappando dal posteggio come fossi inseguita da qualcosa di orribile.


SIAE Broken Love - Harper High Series SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora