Rappresaglia

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I rumori della colluttazione mi fanno compiere il gesto di tapparmi le orecchie. Volano anche delle pesanti offese, che ignoro.
Controllo costantemente l'orologio, come se farlo potesse far apparire magicamente i rinforzi.
Sento che se le danno di santa ragione, e già di per sé la cosa mi turba, ma quello che dice il pazzo ubriacone, seguito da un gesto eclatante, mi fa essere vittima del panico.
"Ti dovevo ammazzare il giorno in cui quella maledetta ti ha portato a casa!" Dopodiché un rumore di vetro rotto.
Non ci penso su, sblocco la serratura ed esco come una furia avventandomi sul disgraziato, che sta brandendo l'arma contro Dimitri, che si trova a terra.
"Lascialo stare!" Gli salto sulla schiena, circondandogli il collo con le braccia. Lui barcolla, rischiamo di cadere ma non fa nulla, in questo modo Dimi ha il tempo di rialzarsi.
Dom indietreggia, fino a farci scontrare contro il mobile della cucina.
"Ahi!" Mi esce, sentendo un fortissimo contraccolpo alla colonna vertebrale.
"Lascialo, ci penso io." Mi strilla Cobra di rimando, io mollo la presa accasciandomi a terra.
Ma prima che Dimi possa anche solo avvicinarsi, l'ubriacone mi lascia andare un calcio in faccia. Vedo le stelle, andando del tutto giù come una pera cotta.
Scivolo per parte, entrando in contatto col pavimento. La vista è offuscata e la testa mi vortica come se fossi sulle giostre. Riesco a malapena ad accorgermi della porta che viene aperta di scatto e del paio di piedi, infilati in degli anfibi, che corrono verso i due lottatori.
Prego che sia Trickster e non uno che viene a dare manforte a Dom.
"Brutto stronzo psicopatico." La sua voce, anche se mi giunge ovattata, è riconoscibile.
"Lascialo stare, pensa a lei, l'ha picchiata." Vedo, attraverso la patina che ho sugli occhi, Cobra che prende per i piedi quel degenerato, mentre Patrick mi si accuccia davanti, sollevandomi e mettendomi seduta.
"Ehi, che ti ha fatto?" Chiede, visibilmente preoccupato.
"La testa, la schiena." Riesco solo a dirgli questo.
"Va bene, mantieni la calma, conosco uno che era un medico tempo fa. Ti portiamo in volata da lui." Cerca di confortarmi, quasi ci riesce. Ma da fuori arrivano altre grida. Poi tutto tace, uno sportello viene richiuso e sentiamo dei passi affrettati dirigersi verso la nostra direzione.
"Ehi, com'è messa?" Dimitri.
"Beh, le pupille sono normali, non dovrebbe essere grave. La portiamo da Death Note ugualmente, ok?" Parlottano tra loro.
"Certo. Nella borsa ci sono le chiavi della macchina, l'ha lasciata qui fuori." Dirige Patrick, mi solleva e mi prende in braccio.
"Devi smetterla di metterti nel mezzo, bambolina, alla fine ci lascerai le penne. È la seconda volta che ti pestano, a causa mia."
So anche stavolta che sta facendo, mi distrae per non farmi agitare.
"Oddio, ma che è successo?" La voce isterica di Naomi mi fa voltare la testa.
"Mi sono messa in mezzo." Le sorrido, o almeno ci provo.
"Ehi, piccola, la portiamo da un amico, salite." Patrick ha già messo in moto ed è pronto.
A tutto gas ce ne andiamo da questo medico.
E tra la marea di pensieri confusi che mi balenano per la testa, uno la spunta su tutti: se farsi pestare equivale a stare tra le sue braccia, potrei farlo più spesso.
Sorrido tra me e me, lui se ne accorge.
"Ridi? Con tutto quello che hai passato dovresti piangere. Sei proprio una tipa incredibile, principessa." Ma non è questo che mi lascia senza fiato, è il bacio che depone sui miei capelli. Per molti è un gesto comune, alle volte sopravvalutato e ordinario, ma per me è come se il mondo si fosse aperto. E assieme ad esso, il mio cuore.

***

La clinica del loro amico altro non è che uno stanzone, in un vecchio e abbandonato edificio.
"Ehi, Death, ci serve aiuto" lo chiama Dimitri.
"Ciao, stronzi. Che le è successo?" Mi ritrovo davanti tizio, che fa quasi più paura di Dom.
Cranio rasato, una cicatrice che gli parte dalla fronte, percorre tutto il viso, occhio compreso, per finire sul mento. È molto alto, fisico massiccio e pieno di tatuaggi.
"Lo stronzo di Dom si è presentato a casa mia, ce le siamo date e lei s'è messa nel mezzo. L'ha sbattuta con la schiena contro il mobile, per poi darle un calcio in faccia. Si è ripresa da poco da una rissa, con annesso trauma cranico."
Spiega, in tono fagocitato.
"Brutta storia. Le darò un occhio, portala di là." Istruisce il dottore, ammesso che mai lo sia stato.
Mi depone su un lettino, che si trova in una sala identica a quelle dei medical drama della tv.
"Vai." Gli ordina. Dimitri mi stringe la mano ed esce.
"Sei davvero un dottore?" Chiedo, perché muoio dalla curiosità.
"Lo ero, in Afghanistan." Prende una specie di piccola torcia, senza aggiungere altro, iniziando la visita.
"Death Note, per gli anime?" La prima cosa che mi viene in mente di chiedere.
"Più o meno, signorina. Death Note, per il fatto che ho una lista di morte. Come nel fumetto. Ero un dottore, poi mi hanno fregato. Hanno fatto una delle loro porcate, i miei superiori intendo, facendomi incolpare di cose mai commesse. Sono rientrato negli States, mi hanno sbattuto dentro. Ma sono evaso e da allora... uccido le persone, ma le curo anche." Continua ad ispezionarmi come se nulla fosse. Come se quello che mi ha appena detto fosse una bazzecola.
"Ho capito." Mi limito a questo, perché davvero non so che cosa rispondere. Sono scioccata, ma forse neppure troppo. C'era da aspettarselo, che quei due conoscessero un tipo simile.
"La testa ti ronza o ti fa male?"
"No, nessuna delle due. Sento solo un po' di rintontimento."
Scuote la testa, prende un altro aggeggio e mi finisce di visitare.
"Allora, nessun trauma. Le pupille sono normoreattive, non hai vertigini né dolore, quindi lo possiamo scongiurare.
Sullo zigomo metti questa, ogni due ore, ed eviterai di gonfiare come un pallone." Mi passa un tubetto, sul quale non c'è scritto nulla. Né il nome del medicinale né il logo della casa farmaceutica.
"Tranquilla, non sei nella lista." Strizza l'occhio, io rilascio la tensione.
"Ok. Grazie mille." Gli porgo la mano, esita un attimo ma poi la stringe.
Fa strada riportandomi dai ragazzi.
"Tutto bene, la pollastra si rimetterà in poco. Ma lascia che ti dica due parole in privato." Mette la mano sulle spalle di Cobra e lo porta un poco più avanti, così da non farci sentire.
Li osservo di sottecchi discutere animatamente. Cobra stringe i pugni, mentre l'altro gli dice chissà che cosa.
"Che tipo. Davvero uccide chi ha nella lista?" Mi rivolgo a Patrick, dato che lo conosce bene.
"Sì, ma non è ciò che pensi. È uno che ha un codice, anche se l'aspetto tradisce molto. Uccide solo chi lo merita." Racconta, aggiungendo qualche particolare.
"Va bene. Non mi conforta, ma alla fine..." faccio spallucce, non sono affari miei, fin quando non invade la mia vita.
Terminano di discutere, Cobra ci raggiunge a passi scattanti. La tensione lo ha avvolto del tutto, è teso come una corda, serra le mascelle e stringe i pugni.
"Andiamo." Non è una richiesta.
Lo seguiamo in silenzio fino alla mia macchina, sulla quale prende posto dietro al volante.
"Torniamo da me, ti dico un paio di cose e poi te ne vai con la tua amica, ok?"
Le parole mi lasciano perplessa e molto in ansia, ma faccio finta di nulla.
"Sì." Rispondo in breve.
Il silenzio regna nell'abitacolo. Patrick e Naomi si limitano ad alcuni sguardi, lui guida e io guardo fuori dal finestrino.
Arrivati a destinazione, i due sul sedile posteriore si catapultano di sotto, andando a nascondersi sul retro della casa.
"Dunque, cosa mi devi dire?" Affronto subito l'argomento.
Lui tamburella con le dita sul volante, si passa una mano sulla testa; sospira e si volta.
"Credo che sia meglio non vedersi più. Sei carina e tutto quanto, ma è già la seconda volta che ti fai male, da che mi giri attorno.
Hai sempre avuto ragione, i nostri mondi sono troppo differenti per farli combaciare.
Torna a casa, dimenticati di me. Vivi la tua vita. Ti auguro ogni bene."
Il dolore mi spezza in due, ma non voglio che se ne accorga. Così faccio affiorare la rabbia.
Lo fisso dritto negli occhi e gli dico: "Mi hai portata in alto, quasi a toccare il cielo. Poi, mi hai masticata e sputata come se fossi un osso. Sei uno stronzo, non c'è altro da dire.
E hai ragione, ho erroneamente creduto che noi due potessimo essere qualcosa, al di là delle differenze. Mi sbagliavo; tu resti sempre un povero deficiente, stronzo fino al midollo. Addio."

SIAE Broken Love - Harper High Series SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora