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Drin drin drin...

«Sono fottuta».

7 del mattino. La sveglia aveva iniziato a suonare.

Aprii gli occhi e come ogni giorno ripetei la mia frase rituale, l'unica in grado di racchiudere il senso della mia vita monotona.

Ancora mezza addormentata spensi quell'aggeggio infernale e mi trascinai fuori dal letto. Grazie a Dio avevo il bagno in camera, così non dovevo camminare come uno zombie per tutta la casa.

Accesi la luce ed iniziai a togliermi di dosso il pigiama per lavarmi, faceva freddo, odiavo l'inverno!

Entrai nella doccia, l'acqua calda riuscì un po' a farmi riprendere dal sonno e dalla sensazione di vomito che provavo ogni mattino. Entro poco tempo sarei dovuta uscire di casa ed andare a scuola e non mi andava proprio di vedere quella massa di pecoroni che già alle otto ballavano, ridevano e parlavano come logorroici. Io mi chiedo: «Ma cosa mangiano a colazione per essere così attivi?».

Dopo aver fatto la doccia uscii dal bagno velocemente e mi precipitai di fronte all'armadio, non sapevo cosa mettere, ma avevo freddo e non mi andava di congelarmi per scegliere una maglietta ed un paio di pantaloni, così presi le prime cose che mi capitarono davanti: una maglietta nera a maniche lunghe ed un paio di jeans.

Mi guardai allo specchio: non ero così male dopotutto!

I capelli rossi mi ricadevano in ricci delicati sulla vita, erano molto lunghi e li amavo, forse erano l'unica cosa che mi andasse bene del mio aspetto fisico oltre agli occhi verdi: l'unica gioia ereditata da mia madre.

Il resto era tutto un buco nero senza fine.

Mi misi a testa in giù, gli diedi una sistemata con le mani e mi rialzai. Un ciuffo ribelle mi ricadde in mezzo al volto scontrandosi con il mio piccolo nasino all'insù, lo risistemai dietro l'orecchio e mi avvicinai alla scarpiera per indossare le mie abitudinarie All Stars nere.

Non avevo molto tempo, se avessi aspettato un altro po' sarei dovuta uscire senza fare colazione e cazzo no! Io ai miei biscotti non ci rinuncio.

Mi truccai in fretta e furia: una striscia di eyeliner ed il mascara.

Presi lo zaino già pronto e corsi in cucina, appena entrai mi investì un forte odore di Rum. Mi venne un conato, non si può sentire quell'odore di prima mattina! Nonostante mia madre si ubriacasse ogni giorno a me l'alcol non piaceva per niente e non mi ero abituata all'odore, soprattutto a quell'ora del mattino.

Entrai tappandomi il naso, mamma era seduta su una sedia con il petto poggiato sul tavolo, la testa sul braccio ed una mano penzolante reggeva una bottiglia vuota. Altri alcolici erano sparsi sul tavolo ed i capelli, nonostante fossero corti, le coprivano il viso. Dormiva ancora.

Mi avvicinai agli scaffali e presi il mio adorato barattolo di biscotti, ne tirai fuori tre e lo rimisi a posto, poi iniziai a preparare il tè.

Mentre aspettavo che fosse pronto tornai in camera per prendere il cellulare sul comodino, lo accesi e notai immediatamente tre messaggi di Arianna, la mia migliore amica:

«Buongiornoooo,

devo raccontarti un sacco di cose sulla festa di ieri sera!».

Chissà perché scriveva sempre messaggi staccati, uno dietro l'altro? Era una cosa che non avevo mai capito, ma nonostante questo era un'ottima amica e la adoravo perché era un soggetto che poteva essere preso in considerazione contro ogni stereotipo. Nonostante i nostri coetanei pensino che i "secchioni" passino il loro tempo in casa, mentre chi esce a divertirsi è un somaro, Arianna era un miscuglio di entrambe le cose: studiosa e festaiola.

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