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Per parecchi mesi scrissi e basta, avevo quasi finito la storia e mi stava piacendo.

Nessuno, tranne me, l'aveva ancora letta e c'erano persone che non sapevano nemmeno che la stessi scrivendo...ad esempio mia madre!

Cosa dovevo fare? Da una parte avrei voluto dirle tutto, ma dall'altra avevo paura che i suoi ideali mi impedissero di finirla o di pubblicarla o minassero la mia parte di felicità legata a lei e alla scrittura.

Da quando mi aveva vista recitare nei panni di Giulietta, la sua mente sembrava aver accusato un'apertura nuova, ma è difficile sbarazzarsi delle idee e delle convinzioni quando sono radicate nel profondo e da sempre.

Quando leggevo dei libri o delle poesie e la sera, prima di addormentarmi, mi capitava di pensare a mio padre. Sarebbe stato bello conoscerlo, ma più passava il tempo, più mi allontanavo da quel desiderio che sapevo sarebbe rimasto solo un'utopia, una speranza vana.

Emanuele aveva invece iniziato ad avvicinarsi: spesso abbandonava il suo gruppo di amici e si accodava al mio e quando succedeva trascorrevo giornate felici e divertenti.

Ogni volta si rivelava un ragazzo a modo, romantico e simpatico.

Le mie amiche si erano innamorate di noi due e avrebbero voluto vederci insieme come una coppia, ma io non notavo attenzioni particolari da parte sua.

«Hai gli occhi foderati? Si nota lontano un miglio che gli piaci Ambra!» mi rimproverava Arianna trovando sempre consensi da Ludovica, Alessia e Flavia.

«Ma no Cuore, mi tratta come tratterebbe un'amica, niente di più» ribadivo.

Le mie amiche si battevano una mano sulla fronte all'unisono, come fossero una sola persona.

«Ti guarda come se esistessi solo te, con un luccichio speciale negli occhi» diceva Alessia.

«Ti guarda come farei io con un quadro» rispondeva Flavia.

Cavolo, pensavo, non staranno esagerando? Soprattutto Flavia. Lei amava l'arte come se fosse stata una sua creazione. Emanuele non avrebbe potuto provare un simile sentimento per me... o forse si?

Un giorno andammo tutti insieme al cinema e poi a pattinare.

Durante il film mi trovai seduta tra Ludovica e Emanuele, che era venuto con noi. Ci stavamo dividendo i pop corn, quando le nostre mani si incrociarono all'interno del pacchetto. Sembrava la tipica scena di un film romantico.

Alzammo lo sguardo nello stesso istante e ci guardammo. Gli nacque un dolce sorriso sulle labbra: sembravano i morbidi petali di un fiore.

Avrei voluto baciarlo in quel momento:il sapore dei pop corn sulla mia bocca unito al suo, le labbra soffici, il profumo.

Cosa mi stava prendendo? Stavo impazzendo!

Imbarazzata volsi velocemente lo sguardo sul grande schermo davanti a noi. Il protagonista del film stava facendo una capriola su una macchina in fiamme e correva lontano. Avrei voluto correre via anch'io.

Quando andammo a pattinare fu una tragedia, ma mi divertii: tutti loro erano bravi, io non sapevo fare due passi messi insieme.

Appena allungavo una gamba, perdevo il controllo delle rotelle e cadevo come una pera cotta.

Emanuele mi aiutava a rialzarmi, cercava di insegnarmi e falliva.

Ridevamo come due ragazzini, mentre le mie amiche ci guardavano da lontano con un sorriso da furbe che non mi piaceva affatto.

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