31

9 1 0
                                    




           

I primi di marzo ricevetti una chiamata da Aldo.

«Ambra, come stai?».

«Ciao Aldo, tutto bene grazie, tu?».

«Anche io, ti chiamo perché ho una novità».

Ero al bowling con i miei amici, mi allontanai dalla bolgia per parlare in tranquillità. Intorno al nostro divanetto circolare ce n'erano altri di fronte ad ogni pista, accalcati da famiglie ed adolescenti urlanti.

«Dimmi tutto».

«Come sai le vendite del tuo libro stanno andando molto bene, per questo ti annuncio che è arrivato il momento della tua prima presentazione».

Rimasi di sasso.

«Presentazione? Dove? Quando?».

Sentii Aldo ridere dall'altra parte della cornetta.

«Non ti agitare signorina Sparks» mi chiamava così perché avevo scritto un libro d'amore, a suo detto "eccezionale", ed era convinto che fossi la Nicholas Sparks italiana in versione femminile «sarà in una delle nostre librerie di Milano tra due settimane».

«Devo andarci da sola?».

«Se vuoi puoi portare qualche amico o parente, ma noi non ci saremo».

Sentivo le gambe sempre più molli, ad ogni sua parola.

«Ti telefonerò naturalmente. Valentina, la donna che lavora in quella libreria ti farà sentire a tuo agio».

Deglutii prima di rispondergli.

Tornai al mio posto subito dopo aver riagganciato il cellulare.

Arianna era in piedi di fronte alla pista, con la palla in mano e si stava concentrando sui birilli a qualche metro da lei.

«Che ti succede Ambra? Sembra che hai visto un fantasma» mi disse Alessia girandosi verso di me.

«Ho una novità».

I miei amici si fecero più stretti accanto a me.

«Aspettate Arianna, voglio che ci sia anche lei».

Come se avesse sentito, la mia amica si avvicinò.

«Non avete visto il mio splendido strike? Cosa state confabulando?».

Sorrideva e gli occhi azzurri erano illuminati da una luce serena.

Si sedette tra Ludovica e Emanuele.

«Tra due settimane ho la mia prima presentazione per il libro» dissi tutto d'un fiato.

I miei amici si congratularono entusiasti.

Per festeggiare, Mattia ordinò al bancone dell'angolo bar un giro di patatine e birra per tutti.

Mentre sgranocchiavo seduta sul divanetto, con le gambe accavallate, osservavo il locale: due bambini stavano reggendo una palla, pesante per uno solo di loro. Un gruppetto di ragazzi era seduto sul divanetto accanto al nostro, uno alto e biondo era in procinto di tirare la palla, i capelli gli ondeggiarono appena si piegò in avanti. Una mamma, nell'angolo "armadietti", metteva le scarpe alla sua bambina che la guardava eccitata.

Pensai al mio paese, così piccolo e splendido allo stesso tempo. Mi era sempre piaciuto e non capivo perché la maggioranza degli abitanti preferiva andare via per vivere nelle grandi città.

Non amavo gli ambienti caotici, né le urla nel traffico.

Preferivo la tranquillità che mi circondava, gli scorci storici eleganti, la bellezza delle strade quando si riempivano a festa illuminate dalle luci dei lampioni, gli addobbi e le bancarelle.

Un sentiero tracciato da un sogno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora