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Marc

Jenna mi ha mandato un messaggio, pochi minuti fa.
"Madison ha detto che puo' accopagnarmi da te. Spero apprezzerai lo sforzo che sto facendo. Ci vediamo tra dieci minuti".
Sono felice. In una settimana abbiamo fatto notevoli progressi, e questo ne è la prova.
Accendo la TV e preparo due pacchi di pop-corn, poi mi siedo e aspetto l'arrivo di Jenna.
Appena entrerà in casa mia per la prima volta inizierà ad aprire ogni porta, curiosando in giro.
La conosco, ed è per questo che ho tirato a lucido questo posto.
La sorpresa che le ho promesso è nel mio studio. Spero che l'odore forte della tempera non le dia più fastidio. Sarebbe un vero peccato dover rinunciare a quello che ho organizzato.
Il campanello suona, quindi mi alzo e apro il portone del palazzo.
Lascio la porta di casa aperta, così Jenna non dovrà bussare un'altra volta.
Sorrido, mentre me la immagino entrare come una furia dentro casa mia, e sorrido ancora di più quando Jenna si materializza davanti a me.
E' l'emblema della rabbia in persona e, quando la guardo meglio, mi accorgo che ha le punte dei capelli bagnate e la maglia macchiata.
-Non dire una parola.- dice, ed io scoppio a ridere.
-Buona sera anche a te, piccola Jenna. E' un piacere vederti.- le dico, e lei alza gli occhi al cielo.
-Un bambino mi ha tirato un pezzo di torta addosso. E' un miracolo che non mi abbia distrutto la macchina fotografica. Ora mi sento tutta... tutta appiccicosa, ed è una sensazione orribile, Marc. Posso andare in bagno? Voglio darmi una ripulita veloce.
-Certo.- le rispondo.- Ma prima ti faccio fare un piccolo tour dell'appartamento. Non è molto grande, ma mi piace.
Jenna annuisce, ancora arrabbiata. Le poso due dita agli angoli della bocca, per farla sorridere.
Lei scoppia a ridere, ed io la imito.
-Smettila con quel muso lungo.- le dico.- Stasera ho preparato qualcosa di speciale, e non ci sarà spazio per quello sguardo.
-Va bene.- dice solo, prima di seguirmi. Le faccio vedere la cucina, separata dal salotto da una penisola, il bagno e la mia camera.
-Vorrei mostrarti anche lo studio, ma ci entrerai più tardi, quando vedrai la sorpresa...- annuncio. Riconosco nei suoi occhi la curiosità, ma resisto alla tentazione di svelarle qualcosa, e giro la chiave nella toppa.
-Hai seriamente chiuso a chiave lo studio?- mi domanda, incrociando le braccia al petto.
-So benissimo quanto sai essere curiosa, Jenna. Vedrai quello che ti ho preparato solo quando ti sarai data una ripulita.- affermo. Non risponde, però sorride e so di averla in pugno.
Poi si volta, dirigendosi verso il bagno.
Vado in salotto, metto i pop-corn in una scodella e preparo il film.
Quando stavamo insieme avremo visto "Scrivimi ancora" almeno dieci volte, ma a quanto pare deve essere uno di quei film che non annoiano mai le ragazze.
Qualche minuto più tardi, Jenna entra in salotto. I capelli sono ancora bagnati, e anche la maglietta non è da meno.
-Posso prestarti una maglia, se vuoi.- le dico.- La tua è fradicia.
-Sto bene, grazie.- risponde, guardandomi fisso negli occhi. Aspetto che dica qualcosa, ma sembra esitante.
-Qualcosa non va?
-In realtà, sì.- finalmente si siede accanto a me, e prima di parlare fa un respiro profondo.- Lo so che prima ho detto di voler vedere prima un film, ma sto letteralmente morendo di curiosità, quindi vorrei cominciare direttamente dalla sorpresa. Che ne pensi?
Le sorrido:- Penso che sia un'ottima idea, soprattutto perchè non ho molta voglia di vedere per l'ennesima volta "Scrivimi ancora".
Jenna si porta una mano al cuore, e alza un sopracciglio:- Cosa?! Mi offendi terribilmente Marc Juves.
Scoppio a ridere, poi mi alzo ed andiamo davanti allo studio.
Quando apro la porta Jenna si precipita all'interno, ma tutto ciò che vede davanti a sé non è altro che una tela bianca su un cavalletto in legno.
Non dice niente, mentre lentamente si guarda intorno, alla ricerca di un qualcosa che possa piacerle più di quello che ha già davanti.
Ho spostato prima che arrivasse il dipinto cui sto lavorando, ed ora, fatta eccezione per un tavolo, uno sgabello e le tempere con i pennelli lo studio è completamente vuoto.
-Non capisco.- dice poi dopo qualche istante.
-Non è difficile.- le rispondo.- Stasera metteremo su tela le tue emozioni.
Mi guarda, diffidente:- Marc, io...
-Non dirmi che non sai disegnare, perché so che sarebbe una bugia. Tuo padre ti ha insegnato tutto ciò che c'è da sapere sulla pittura, ma non è mai riuscito a fartela piacere. Ecco perché siamo qui.
-Marc, c'è un motivo se l'arte non mi è mai piaciuta.- ribatte, ma scuoto la testa.
-Lo so, lo so. Me lo hai detto moltissime volte. Ma non puoi essere mia amica ed odiare l'arte, perché è come se odiassi una parte di me.
-Siamo stati anche insieme, e non è mai stato un problema. Non capisco perché ora lo sia.
-E' stato tanto tempo fa, sono stato disposto a passarci sopra perché ti amavo, ma ora è diverso. Ora siamo amici, e la scrittura da sola non basta per alleviare la sofferenza e la rabbia verso te stessa. Hai bisogno di un altro sfogo, e credo che dipingere faccia al caso tuo. Non sto dicendo che devi diventare una pittrice come me, ti sto invitando a sperimentare qualcosa che, in fondo, è nel tuo DNA. Cosa ne pensi?
Non risponde subito, ma distoglie lo sguardo dal mio e lo punta sulla tela bianca.
Mi ha stupito prima, quando ha tirato in ballo la nostra storia. E' un argomento rischioso, ed io non l'avrei mai fatto, soprattutto ora che è così instabile psicologicamente.
Ma è un dato di fatto, e se ci conosciamo così bene è anche per quel motivo.
Forse un giorno dovremo parlarne, giusto per mettere in chiaro che ormai tra noi non ci potrà più essere niente.
Ne abbiamo passate troppe, forse semplicemente non è stato il nostro momento. Ma se ora l'universo o forse Bonnie ci hanno fatto rincontrare non è per amore, ma perché Jenna ha bisogno di qualcuno che le stia vicino in questo momento.
-Farò un tentativo.- dice allora.- Ma non ho la minima idea di come si faccia.
Mi avvicino alla tela, e lei mi segue.
-Non è difficile. Devi solo mettere le tue emozioni sulla tela. Qualsiasi cosa ti venga in mente, non pensare sia sciocco. Quando scrivi sul tuo diario non hai ripensamenti o esitazioni. E' la stessa cosa.
Prendo un pennello. Il legno mi è familiare. Potrei realizzare qualsiasi disegno, ma ora è il suo turno.
Glielo porgo, e Jenna lo prende, con un po' di esitazione.
-Vuoi che esca?- Le chiedo, e lei annuisce.
-Quando hai finito non devi fare altro che chiamarmi.- dico, ma lei cambia idea.
-No, non lasciarmi sola. Leggimi qualcosa, qualsiasi cosa.
-Va bene.- le rispondo, ed esco dalla stanza alla ricerca di un libro.
Non leggo molto, e non ho mai sentito la necessità di farlo. Non ho neanche una libreria, ma tengo i pochi libri che ho su una mensola, in salotto.
Scorro tutti i titoli, e alla fine prendo uno dei libri che più mi hanno appassionato, "Ventimila leghe sotto i mari" di Jules Verne.
Jenna non lo ha mai letto, ma quando torno nello studio sono sicuro che non mi ascolterà neanche un po'. Le serve solo qualcuno che le faccia compagnia, e ha bisogno di concentrarsi su qualcosa di diverso da me.
Così mi siedo sul pavimento, dietro il cavalletto con la tela, così che non possa vedere cosa sta disegnando ed inizio a leggere.

***

Non so bene cosa le succede ma ad un certo punto inizia a piangere.
Poggio il libro a terra, e la raggiungo.
Sono incerto se abbracciarla o meno, ma quando la sento singhiozzare di nuovo prendo la mia decisione e le avvolgo la vita con le braccia.
-Ehi. Sono qua. Cosa succede?
Non risponde, ma lascia che la stringa forte.
Vorrei voltarmi e guardare la tela, ma resisto alla tentazione. Non voglio che pensi che mi sto impicciando. Ciò che vuole fare con le sue emozioni è solo una sua scelta.
-Ho un'idea.- le dico, perché non so come farla smettere di piangere.- Affronteremo questa questione un altro giorno. Ora andiamo a guardare qualcosa. Ti va?
Scuote la testa:- Possiamo evitare? Odio essere così emotiva.
-Vuoi che ti porti a casa?
-Ti va se ascoltiamo un po' di musica? Così forse mi calmo.- risponde, poi si alza ed esce dallo studio.
La seguo. È seduta sullo sgabello della penisola, e sta osservando la pila di cd impilati ordinatamente.
-Questi sono vecchissimi.- borbotta, poi si alza nuovamente e si siede sul divano.
Alzo gli occhi al cielo:-Quelli che hai appena definito vecchi sono i miei cd preferiti.
Sorride, quasi a prendermi in giro.
-Ora ti faccio sentire io qualche bella canzone.- risponde, prendendo da una tasca le cuffie e sedendosi sul divano.
Restiamo seduti l'uno accanto all'altra ad ascoltare musica, finché entrambi non ci addormentiamo.

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