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Jenna

Due giorni dopo…

Il vecchio appartamento di Bonnie ha perso ormai da tempo il suo profumo, ma conserva ancora l’impronta della stessa Bonnie.
Io ed i suoi genitori non siamo mai riusciti a farlo affittare da qualcun’altro. Sarebbe stato come dire addio ad un altro pezzo dell’anima di Bonnie, e non siamo pronti a farlo. Non lo saremo mai.
Sua madre viene qui almeno una volta a settimana, per pulire e cambiare l’acqua alle rose sulla mensola del camino.
Era una sua abitudine comprare almeno una rosa a settimana. Le piaceva il tocco di colore che dava al salotto.
Continuare a fare le stesse cose che faceva lei è un modo di tenerla ancora stretta a noi. Come se non fosse mai successo niente.
Da quando sono tornata da Los Angeles, passo moltissimo tempo nel vecchio appartamento di Bonnie.
Riesco a raccogliere le idee. Oppure mi sembra di averla qui vicino.
Non lo so con precisione.
La prima volta che ci sono tornata, avevo con me la macchina fotografica. Ero appena andata a scattare foto nel bosco di Long Island, fiera di essere riuscita ad arrivare in auto fino a lì. Prendere la patente era uno degli obiettivi che mi ero prefissata, per tenermi impegnata e non pensare a Marc.
Eppure ogni cosa non faceva che ricordarmelo.
Così ero salita in macchina velocemente, ed ero andata nel primo posto che mi era venuto in mente.
Mi ero seduta sul divano, ed avevo guardato verso la porta, quasi aspettando che da un momento all’altro entrasse Bonnie.
Ero riuscita a non piangere. Che gran traguardo.
Avevo osservato la rosa rossa sul camino, per poi iniziare a fotografarla.
Anche ora sono seduta sul divano, ed osservo la legna ardere nel camino.
E’ sera, e da un momento all’altro verrà a piovere. Non mi fido ancora a guidare con la pioggia. Probabilmente resterò qui a dormire.
Il rombo di un tuono scuote le finestre aperte. Mi alzo e corro a chiuderle, proprio nel momento in cui qualcuno suona al campanello.
Mi domando chi sia. Siamo solamente io ed i genitori di Bonnie ad avere le chiavi, e nessun altro avrebbe motivo di venire qui.
Poso la mano sulla maniglia, indecisa sul da farsi.
Intanto il campanello suona ancora. Mi alzo sulle punte per osservare dallo spioncino, e rimango senza fiato quando scorgo gli occhi azzurri e penetranti di Marc.
Impreco sottovoce. Cosa diamine ci fa qui? Vuole rovinarmi anche questo posto?
-Jenna, lo so che sei lì.- bussa di nuovo.
Apro la porta, e vengo investita dal suo profumo.
Dannazione, quanto mi era mancato.
-Vattene, Marc. Non voglio parlare con te. Soprattutto non dopo la pagliacciata dell’altro giorno. Cosa speravi di ottenere?
-Voglio che tu sappia una cosa, Jenna Martins. Non me ne andrò finché non avremo parlato. Ti ho dato sei mesi di tempo per riflettere, e non ho intenzione di concederti un secondo di più.
-C’è un errore di fondo in questa conversazione.- incrocio le braccia al petto e lo fulmino con lo sguardo.- Non voglio parlare con te.
-Se mi facessi entrare un attimo…
-Non ci penso nemmeno. Questa è la casa di Bonnie.
Sospira, poi scuote la testa:- Facciamo così. Possiamo parlare qui fuori, prima che venga giù il diluvio universale.
E’ un compromesso. E, per l’amor del cielo, non dirmi che non vuoi parlare con me. Dammi una possibilità. Se deciderai di non credere a ciò che sto per dirti, me ne andrò e non mi vedrai mai più. Te lo prometto.
Lo guardo fisso negli occhi. Non sta mentendo. Lo conosco così bene da sapere che quando non dice la verità strizza leggermente l’occhio destro.
Ma ora entrambi i suoi occhi sono ben aperti, e mi stanno guardando intensamente, più intensamente di quanto abbiano mai fatto.
All’improvviso la consapevolezza che potrei sul serio non vederlo mai più mi fa tremare il petto. È come se avessi ricevuto una coltellata.
Marc mi ha fatto molto male, ma per qualche strano motivo la mia mente non vuole lasciarlo andare via.
Titubante, chiudo la porta di casa e incrocio le braccia al petto.
Una goccia cade sul mio braccio, e il vento che preannuncia la tempesta sferza la pelle.
-Va bene.- acconsento.
Marc sorride un po’. Dopotutto, il fatto che abbia scelto di parlare con lui è già un punto a suo favore. Ma la partita non è ancora finita.
-Quando te ne sei andata da Los Angeles, lasciandomi… ero a pezzi. Mi mancavi in maniera viscerale, ma la cosa che mi faceva stare più male era il fatto che non sapevo perché te ne fossi andata.
Hai semplicemente deciso di sparire di nuovo dalla mia vita.
Ho capito subito che Frederick sapeva cosa fosse realmente, ma dannazione… ti è fedele come amico.
Riesce a strapparmi un sorrisetto compiaciuto:- Scelgo bene le mie amicizie.
Ora sorride anche lui:- Sono riuscito a cavargli fuori qualcosa al mio compleanno. Gli ho fatto bere un paio di bicchieri di troppo, e finalmente ha sputato il rospo.
-Così hai capito perché me ne sono andata? Avresti dovuto arrivarci da solo, Marc. Ti facevo più sveglio.
Non raccoglie la provocazione, ma continua a parlare:- Sai, non credevo di poter uscire più distrutto di com’ero prima di quella conversazione, ma il pensiero che l’unica donna che io abbia mai amato in vita mia non sia riuscita a fidarsi di me…
Davvero credevi che stessi insieme a Luana?
-Sono davvero curiosa di sapere come proverai a tirarti fuori da questa matassa.
Quanti pittori dagli occhi azzurri e con i capelli biondi esistono? E quanti di questi pittori hanno un ritratto di quella ragazza nelle loro cartelline?
Ora non sorride più, anzi. Il suo sguardo è truce.
-Beh, evidentemente ne esiste più di uno dato che Luana non è mai stata la mia ragazza. Anzi, si è sposata la settimana scorsa insieme a Derek Hunter, un mio caro amico.
Prende il telefono dalla tasca e mi mostra una foto.
La ragazza, Luana, indossa un abito bianco a sirena, e accanto a lei c’è un uomo. Ha gli occhi azzurri, ma di una tonalità più scura rispetto a quella di Marc, mentre invece i capelli biondi sono molto più chiari.
-Io e Derek ci siamo conosciuti due anni fa ad una mostra d’arte. Abbiamo iniziato a parlare, e dopo ci siamo scambiati i bozzetti.
Il disegno che hai visto non era mio, ma di Derek.
Trattengo il fiato. So che ciò che mi ha detto è la verità. Lo so perché lo conosco. Lo conosco talmente tanto bene, quasi meglio di me stessa.
Ma sono pronta a fidarmi di nuovo di lui?
Un’altra goccia cade sul mio viso.
Marc si avvicina un po’, e mi accarezza la guancia, asciugando anche le altre gocce che ora stanno piovendo su di noi.
-Come faccio a fidarmi di nuovo di te?- sussurro.
-Ancora non hai capito che ti amo?- ribatte, poi inclina un po’ il viso e mi bacia.

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