Jenna
Poggio la mia valigia accanto all'ingresso del mio appartamento, senza dire una parola.
Questo silenzio sferzato dal dolore mi accompagna da almeno ventiquattro ore.
Ho spento il telefono non appena sono entrata in aeroporto, ignorando completamente i messaggi e le chiamate di Marc.
Conoscendolo, mi avrà aspettato nella hall dell'albergo per almeno venti minuti, prima di salire in camera e trovarla vuota.
Non ho lasciato nulla. Mi sono limitata a pagare la stanza per quel poco tempo che vi ho trascorso.
Wow. Per tutto il tempo in cui ho pensato di conoscerlo, in realtà non stavo facendo altro che illudermi.
Non conosco Marc, e probabilmente non lo conoscerò mai veramente. Ma non rimpiango ciò, bensì avergli permesso di prendersi il mio cuore.
Sospiro, poi mi alzo in piedi e vado vicino alla finestra.
Vedo il mare che, con una calma estenuante, abbraccia la terra.
Non sto piangendo, e mi sono ripromessa che non lo avrei mai più fatto. O almeno, non per lui.***
I
l giorno dopo mi sveglio due ore prima rispetto al solito.
Mi preparo velocemente per andare a correre, poi infilo un cambio di vestiti in una borsa, per cambiarmi dopo.
Ho bisogno di muovermi, e possibilmente di non incontrare Marc.
Prima di uscire accendo il telefono. Oltre ai suoi messaggi, ho anche una chiamata persa da Frederick, e un messaggio da Madison.
Non lo leggo, e non richiamo Frederick.
So che Maddy si stupirà vedendomi rientrare al lavoro due giorni prima, ma non ho voglia di affrontare il problema ora.
Chiudo rapidamente la chiusura lampo della borsa, e cercando di togliermi tutta la confusione che ho in testa, esco dell'appartamento e mi dirigo verso la spiaggia.***
-Mi dispiace tanto, Jenna.- sussurra Madison, quella stessa sera.
Siamo sedute nel salottino dell'Ocean Side, sorseggiando una strana bibita italiana.
Sono le dieci di sera, o almeno l'orologio sulla parete del locale diceva questo, quando l'ho guardato qualche minuto fa.
-La cosa che mi ha ferita di più...- provo a parlare.- È che è stato così facile innamorarmi di nuovo di lui. Come se questi cinque anni non fossero mai passati.
E adesso che ho avuto un assaggio di lui, ora che ricordo perfettamente come ci si sentiva ad essere stretta, coccolata, baciata da lui...
-Cosa intendi fare? Non puoi evitarlo in eterno.
-Non tornerà a cercarmi, Madison. Non sono stata altro che un gioco, la sua amante inconsapevole. Fine.
Lei rimane in silenzio, giocherellando con un tovagliolo.
-Non riesco a credere che ti abbia fatto una cosa simile. Sembrava così...
-La gente sembra tante cose, ma non significa che necessariamente sia così. Se Marc tenesse a me, ora mi starebbe cercando ovunque. Non è così.
-Ma ha provato a chiamarti, giusto?
-Certo, ma il telefono è muto da ieri sera. Ha capito che è finita tra noi. Anzi, a dirla tutta non è mai ricominciata, non per lui.
-Hai parlato con suo fratello?- chiede ancora.
Annuisco:- Vuole vedermi, prima che parta.
Madison sgrana gli occhi:- Che cosa?
-Ho deciso di andarmene da Los Angeles. Non sarei mai dovuta partire da New York, a dir la verità. Malcom sarebbe ancora vivo, e probabilmente ora sarei in una terra stupenda e sconosciuta, scattando fotografie e godendomi la vita.
-Non pensi di star correndo troppo?
-No. Sono determinata.
Vedrò Frederick questa sera stessa, poi partirò per New York domani mattina, con il primo volo.
Los Angeles non ha fatto altro che deludermi, e ho la vaga sensazione che, se rimanessi qui ancora qualche mese, potrei precipitare ancora di più. E non posso permettermelo, Madison.
E soprattutto non posso lasciare che Marc mi faccia soffrire ancora.
Non sai mai quanti graffi può sopportare il cuore, prima che si sgretoli in mille pezzi.***
C
amila mi accoglie sorridendo, ed io la abbraccio forte.
Juliet dorme ormai da un'ora, e Frederick mi sta aspettando seduto su una vecchia poltrona reclinabile.
- Cosa ha combinato stavolta quel cocciuto di mio fratello?
Quasi scoppio a ridere, ma quando si alza corro ad abbracciarlo.
Restiamo così qualche minuto.
È il mio migliore amico, e mi sento in colpa per non averlo coinvolto nella mia vita, ultimamente.
Camila ci raggiunge portando una scatola colma di biscotti alle noci, e prima di sedermi sul divano ne prendo uno.
Frederick continua a guardarmi, e mi sento sotto la lente di un microscopio.
-Mai sentito di una certa Luana Decastillo?- esordisco.
Frederick rimane impassibile:- No. Chi è?
-Lavora in una discoteca come barista, ed è la fidanzata di Marc.
Camila ride:- Marc ha una fidanzata? E da quando?
-Non lo so.- dico soltanto.
Frederick non ha detto niente, ma non smette di fissarmi.
-Lo ami ancora, giusto? È per questo che sei arrabbiata con lui. Non ricambia i tuoi sentimenti.
-Francamente non so cosa provi Marc, né verso di me, né verso quella ragazza.
Mentre ero a Chicago è successo qualcosa fra noi.- sospiro, improvvisamente travolta da quel tornado di emozioni.- E la mattina dopo ho scoperto che aveva una ragazza, e che ero diventata la sua amante inconsapevolmente.
-Quindi hai deciso di andartene da Chicago, e tornare a Los Angeles da sola.- conclude Camila.
Annuisco, e lei mi abbraccia.
Mi tiene stretta, e riesco a sentirmi leggermente meglio. Forse.
-Questa storia è assurda. Non crederai sul serio che Marc ti abbia usato e basta.
Non ho mai sentito parlare di questa Luana. È mio fratello, mi avrebbe detto una cosa simile.
Scuoto il capo:- È una situazione assurda, lo so.
Ma se Marc tenesse sul serio a me, non credi che mi starebbe cercando?
Me ne sono andata senza dirgli una parola, lasciargli un biglietto. Niente di niente.
Ha provato a chiamarmi ieri, oggi no.
Mi ha già dimenticata.
Frederick si alzò in piedi, meditambondo:- Jenna, Marc è un idiota. Su questo non ci sono dubbi, ma non riesco a credere che ti abbia fatto una cosa simile. È assurdo.
-Voglio tornare a New York. Il prima possibile.- lo interrompo- Los Angeles è stata un errore.
-Non è scappando che risolverai la situazione, e lo sai.
Non gli rispondo. Non saprei cosa dire.***
M
entre salgo le scale dirigendomi verso il mio appartamento, non sono psicologicamente pronta a ciò che mi trovo davanti.
Marc è davanti alla porta. Mi sta aspettando.
Chiudo gli occhi per un secondo, il tempo di ricompormi e cercare di mascherare il dolore che sto provando.
-Cosa vuoi?- butto fuori, mettendo nella mia voce tutto il disgusto che sto provando per lui.
Riesco a reggere il suo sguardo, che percorre il mio viso alla ricerca di un po' di quell'amore che gli avevo dimostrato ieri.
Scende un paio di gradini, raggiungendomi. Non prova a toccarmi, e dentro di me gliene sono grata.
-Perché te ne sei andata?- sussurra.
Vorrei ridere in maniera sarcastica, ma non ci riesco.
-Ho scoperto tutto, Marc. Non sono più disposta a giocare con te.
-Giocare con me? Cosa stai dicendo?
-Smettila, Marc. Ti prego.
Non ribatte, sospira soltanto.
-Quando ho visto che non eri in camera, ieri mattina... ho avuto paura. Ho iniziato a chiamarti, ma partiva sempre la segreteria telefonica.
Frederick mi ha detto che eri tornata a Los Angeles, e ho deciso di darti spazio, così avresti potuto perdonarmi, per qualsiasi cosa ti abbia fatto.
Ma ti giuro, Jenna, non ci sto capendo più nulla. Cosa ho sbagliato? Andava tutto bene, e poi...
-Mi dispiace, Marc, ma sono stanca.- lo interrompo, e salgo i pochi gradini che mi mancavano per arrivare davanti alla porta.
Infilo la chiave nella toppa, ma non la giro.
Al contrario, mi volto verso Marc ed incontro il suo sguardo.
-Domani torno a New York. Spero che John abbia bisogno di aiuto per girare qualche documentario, altrimenti aprirò uno studio fotografico tutto mio.
Sgrana gli occhi:- Non pensavo che avessi questi piani.
Sorrido, amaramente:- Anche io non credevo che potessi arrivare a tanto. Addio, Marc.
Lo guardo per qualche altro secondo, consapevole che questa potrebbe essere l'ultima volta che lo vedo.
Trattengo le lacrime e apro la porta, per poi chiudermi dentro.
Scivolo lungo la porta, e rimango in silenzio fino a quando non sento i suoi passi allontanarsi.
E scoppio in un pianto liberatorio.

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RomanceTERZO LIBRO DELLA SERIE "DREAMS" "Lui è lì, e mi sta osservando. Cerco di mostrarmi fredda, chiudo gli occhi e provo a nascondere tutta la sofferenza di cui lui è il principale artefice. Sono passati 380 giorni dall'ultima volta in cui l'ho visto."