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Jenna

Sei mesi dopo...

Non sono mai andata in televisione.
È una delle molte cose da fare nella vita, ma stranamente non ne ho mai sentita la necessità.
Non mi piace stare al centro dell'attenzione, apprezzo molto di più restare dietro la macchina fotografica.
Do un'ultima occhiata al mio vestito blu. Continuo a pensare che sia troppo corto, ma John ha insistito per farmelo indossare.
Lui sta parlando con un ragazzo che lavora dietro le quinte della trasmissione in cui, a breve, verremo intervistati.
Dopo essere tornata a New York mi sono messa in contatto con lui che, per fortuna, stava per partire per un breve viaggio documentaristico in Messico.
Quando mi ha detto che sarebbe stato un onore per lui poter girare ancora una volta insieme a me, ho sorriso e venti minuti dopo avevo già comprato un biglietto aereo.
Lo guardo ancora una volta. È perfettamente a suo agio in smoking. Non ha mai perso quella vena di fascino che mi aveva stregata la prima volta che l'ho incontrato, ma non ha più potere su di me. Non come lo aveva qualche anno fa, perlomeno.
Incontro il suo sguardo, e mi fa cenno di avvicinarmi.
Cammino lentamente verso di lui, cercando di non inciampare nei tacchi.
-Si va in onda da pochi minuti.- dice quando gli sono vicina.- Sei pronta?
Annuisco:- Sono emozionata. Non ho mai fatto nulla del genere.
John ride, posandomi una mano sulla spalla:- Non preoccuparti. Cerca solo di non guardare la telecamera. Devi soltanto parlare con l'intervistatore, come se fosse una tranquilla conversazione.
E poi ci sarò Io, insieme a te. Andrà tutto bene.
Annuisco, chiudo gli occhi un secondo e respiro profondamente.
-Tra dieci secondi entrate nello studio!- urla il ragazzo con cui stava parlando prima.
John mi prende per mano, e mi trascina in studio.

***

-Grazie mille John, sei stato davvero esaustivo. Ma ora permettimi di fare qualche domanda anche alla splendida ragazza che ti accompagna, Jenna Martins!
Il pubblico applaude, ed io sorrido.
La tensione continua ad attanargliarmi lo stomaco, ma non smetto di sorridere.
L'intervistatore fa lo stesso con me, probabilmente per mettermi a mio agio.
-Allora, Jenna. Cominciamo da qualcosa di facile, ti va?
-Dipende da cosa intendi per "facile".- rispondo, e lui scoppia a ridere, come tutti i presenti.
-Mi sei già simpatica. Come è nata la tua passione per la fotografia?
Resto zitta un attimo, cercando di fare mente locale.
-Oh, questa non è decisamente una domanda facile.
La fotografia ha sempre fatto parte di me, e non riesco ad individuare il momento esatto in cui me ne sono innamorata.
Tutti dicevano che avrei dovuto seguire le orme di mio padre, un noto critico d'arte, ma la verità è che in realtà la pittura, la scultura... non mi sono mai piaciute.
Ogni volta che qualcuno critica il mio lavoro, rispondo che anche la fotografia è una forma d'arte. È la capacità di catturare un solo istante, ciò che accade in un secondo. Se pensiamo che quell'attimo, quel secondo non torneranno più... beh, sicuramente questo farà apprezzare la fotografia anche a chi è più scettico.
Il pubblico applaude, e anche l'intervistatore sembra soddisfatto.
Il cuore inizia a rallentare, e ben presto la conversazione diventa piacevole.
-Bene, grazie mille per la tua gentilezza. Sei un fiore, piccola Jenna.
Ma ora passiamo alle domande del pubblico.- prosegue, invitandomi a girare con la poltrona verso gli spalti.
Vedo immediatamente una ragazza in prima fila. Ha la mano alzata, e sembra impaziente di prendere la parola.
Quando la indico, chiedendole di farsi avanti, lei si alza e stringe forte il microfono che un assistente le ha passato.
-Cosa si prova ad avere l'opportunità di girare il mondo per lavoro? È stancante, oppure ti piace?
-È senz'altro stancante!- inizio, ridendo- Ma è anche la cosa più bella che possa capitarti. Prima di tutto hai la possibilità di vivere della tua passione, ed è fantastico fare tutti i giorni qualcosa che ami.
E poi... viaggiare è bello. Si scoprono posti nuovi ogni giorno, e li si vive da una prospettiva completamente diversa ogni volta.
Mi ringrazia, poi si volta per passare il microfono a un'altra ragazza.
-Vi siete conosciuti molti anni fa, e ancora oggi lavorate insieme. Qual è il segreto della vostra intesa? C'è forse del tenero tra voi?
Scoppio a ridere:- È proprio perché tra noi non c'è niente oltre che amicizia e stima reciproca che riusciamo a lavorare così bene insieme.
Io e John non siamo fatti per stare insieme.
La ragazza si risiede, e scribacchia qualcosa sul suo taccuino.
A quel punto mi volto perché John mi sta toccando un braccio.
-Dopo la trasmissione ho bisogno di parlare un attimo.- sussurra.
Il suo microfono è staccato, ma il mio no quindi mi limito ad annuire.
Sto per girarmi nuovamente verso il pubblico, ma quando sento la domanda rimango ferma, raggelata.
-Come fa a definire un posto "casa" se non fa altro che viaggiare?
Cerco di respirare di nuovo.
Conosco quella voce.
E quando finalmente trovo il coraggio di incontrare il suo sguardo, non ho più dubbi.
Marc è tra il pubblico.
La sua presenza mi coglie di sorpresa, ma non voglio dargli modo di vedere quanto potere abbia ancora su di me.
Non ora. Mai più.
-Credo che la definizione di "casa" sia diversa per ognuno di noi. Qualcuno potrebbe dire che è il luogo in cui si trova la sua famiglia, altri direbbero che è dove si sente veramente al sicuro.
Per me questa parola significa entrambe le cose, indipendentemente da dove io stia.
Marc rimane a fissarmi, in silenzio.
Per qualche assurdo motivo non riesco a distogliere lo sguardo dal suo. E' come se qualcosa ci tenesse legati, forse una legge dell'universo ancora sconosciuta.
Riusciamo a distogliere il contatto visivo solo quando il conduttore mi richiama all'attenzione, e sono costretta a voltarmi verso di lui.
Con la coda dell'occhio, vedo Marc alzarsi e dirigersi verso l'uscita.
Tiro un sospiro di sollievo e torno a rilassarmi di nuovo.

***

Entro nell'auto di John, chiudo la portiera e mi appoggio ai morbidi sedili in pelle.
Lui fa lo stesso, poi accarezza il volante con una mano.
Non sono mai stata in auto con lui, ma si è proposto per portarmi a casa invece di farmi prendere il solito taxi.
-Di cosa volevi parlarmi, prima?- gli domando.
Non ha ancora acceso il motore.
Mi guarda, e nei suoi occhi leggo una punta di imbarazzo.
-Quel ragazzo che ti ha chiesto cosa significa per te "casa"... Era il tuo ex, vero?
Perfetto. Questa conversazione sta andando decisamente nel verso giusto.
-Non ho voglia di parlare di Marc.
-Scusa. Hai ragione, è solo che... voglio sapere come stanno le cose tra voi.
Se è venuto fin qui, vuol dire che ancora tiene a te. Ci hai pensato?
-John, Marc non ha fatto altro che mentirmi. Non posso più fidarmi di lui.
Annuisce:- Di me potresti fidarti?
-Certo che mi fido di te.
Ora fissa la strada, le piccole gocce di pioggia che stanno cadendo sul parabrezza.
Sospira, poi riporta lo sguardo su di me.
-Ti ricordi il nostro unico bacio?
Sgrano gli occhi, impreparata. Non rispondo, lo lascio andare avanti.
-Eravamo insieme in ogni momento del giorno. Era la prima volta che venivi in Africa, e avevi sempre una luce stupenda negli occhi.
Come se ogni cosa che vedessi ti piacesse, e brillavi.
Ti eri abbronzata così tanto che ti erano spuntate delle lentiggini sul naso. Erano adorabili. E te eri stupenda.
Quando siamo tornati a casa, non ho fatto che pensare a te.
Ci eravamo baciati solo una volta, ma la sensazione delle tue labbra sulle mie non riuscivo proprio a toglierla dalla testa.
È ancora così, Jenna. Da quando siamo partiti per il Messico... non avrei voluto fare altro che baciarti, spogliarti, farti mia.
Sempre.
Sono innamorato di te, Jenna. Sono follemente innamorato di te.
L'aria nell'abitacolo è diventata piena di imbarazzo.
Non sospettavo minimamente che John nutrisse questi sentimenti per me.
Ma io non provo niente di tutto ciò, e mi dispiace dovergli spezzare il cuore.
Non se lo merita.
-John... quello che ho detto in studio, era la verità. Sono contenta di essere tua amica, ma non potrà mai esserci nient'altro che amicizia tra noi.
Chiude gli occhi, poi si lascia andare contro il sedile.
Impreca sottovoce.
-Sei ancora innamorata di Marc, vero?
Non rispondo. Entrambi sappiamo che è la verità.
-Dannazione, perché voi ragazze vi ostinate sempre a tornare da chi vi fa soffrire?!
-Non tornerò da Marc, se è questo che intendi.
Lo amo ancora, e lo amerò finché non troverò qualcuno in grado di farlo uscire dal mio cuore.
-E se fossi io quella persona? Non merito una possibilità?
-Sei mio amico, John. Non voglio ferirti, ma non provo quello che provi te. Scusa.
Non dice più nulla, continua a fissare la strada.
-Credo sia meglio che torni a casa in taxi. Grazie comunque per esserti offerto.- gli dico.
Non risponde, così esco dall'auto e sotto la pioggia che aumenta sempre più mi dirigo verso lo studio da cui sono uscita trenta minuti prima.

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