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T A S Y A

Quando apro gli occhi, vedo solo buio.
Mi sento frastornata, la testa pare stia per esplodere e un forte dolore al braccio mi toglie il fiato.
Sbatto le ciglia per dieci volte, ma la situazione non cambia, così, con il cuore a mille, avvicino le mani al viso cercando l'area degli occhi. Percepisco la ruvidità di una benda, che circonda tutta la testa fino al naso.

Sospiro, sollevata. Tento di toglierla, ma delle mani mi afferrano i polsi facendomi sobbalzare.
Tento di tirare un calcio, ma la persona che potrebbe essere davanti a me lo evita con agilità. «Calmati, sono un'infermiera»La voce di una donna riempie il silenzio della stanza. «Scusami, non volevo spaventarti.»

Se non avessi voluto spaventarmi, sicuramente non mi avresti afferrato i polsi mentre non sono in grado di vedere, penso sarcastica.
Annuisco, stendendomi meglio sul letto per riposare. Cos'è successo? Perché sono così confusa? Perché sono in ospedale?

«Ti ricordi qualcosa?» chiede.

Nego con il capo, rimanendo in silenzio. Sento gli occhi pizzicare e piccoli singhiozzi mi scuotono il corpo: odio non poter sapere. Odio non ricordare cos'è successo, odio non avere il controllo del mio corpo e odio questa sensazione di non poter vedere e non capire cosa c'è attorno a me.

«Hai avuto un incidente stradale» spiega la donna, facendomi venire i brividi.

Lentamente vedo i ricordi riaffiorare, insieme alla consapevolezza di ciò che è successo: ero in auto con Calvin, il mio migliore amico, quando qualcuno ha perso il controllo nella corsia accanto alla nostra.
Stavamo tornando a casa da una festa, ma non avevamo bevuto perché sapevamo che saremmo dovuti andare via presto.

La serata stava procedendo alla perfezione, ed ero felice essendo ad una festa. Se c'è una cosa che amo, è proprio festeggiare: adoro ammirare i colori dei palloncini, intercettare gli sguardi che si lanciano due ragazzi che hanno una cotta l'uno per l'altra e ballare in mezzo alla pista scatenandomi a ritmo.
Calvin, invece, era riuscito ad avere la prima conversione con il ragazzo di cui è follemente innamorato. Non so molto di lui, solo che è un giocatore nella squadra della scuola.

Eravamo in macchina quando mi raccontava com'era andata la serata.
«Ha una voce così profonda! E siamo riusciti ad organizzarci per uscire, sai? Mi ha invitato allo stadio, probabilmente andremo a vedere qualche partita. Non sappiamo ancora quando, ma non vedo l'ora!»

Ridacchiai. «E così hai fatto colpo, eh?»

Mi emozionava vederlo così felice, soprattutto perché è raro scorgere tutta questa gioia sul viso di una persona. I lineamenti che si tirano per formare le fossette di un sorriso smagliante, gli occhi lucidi e le sopracciglia che si incurvano in una posizione buffa.

«Puoi dirlo forte! In ogni caso, tu hai conosciuto qualche ragazzo carino? Devi trovarti qualcuno, Tasya, altrimenti finirai per deprimere anche me.»

Alzo gli occhi al cielo. «Non ne ho ancora bisogno! Non so gestire me stessa, figuriamoci un fidanzato» borbotto.

E poi buio.
Ricordo solo che ho sentito un forte vuoto nello stomaco mentre siamo finiti fuori strada, l'auto sembrava stesse per spiccare il volo e il cuore batteva talmente forte che credevo sarebbe uscito dal mio petto. 

«Ricordo» sussurro.

Sento l'infermiera sedersi sul lettino e appoggiare una mano sulla mia gamba. «Come ti senti?» domanda.

«Calvin, lui come sta?» chiedo allarmata.
Sono stata così presa da me stessa che non ho nemmeno pensato al mio migliore amico, probabilmente in coma o rinchiuso in una stanza proprio come me.

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora