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T A S Y A


«Ripetiamo il programma un'ultima volta» dice Annabeth, stendendo un ultimo strato di correttore per coprirmi le occhiaie. «Non spingetevi troppo oltre ed evita il contatto fisico. Nessun bacio: non bisogna mai baciarsi già al primo appuntamento. Se ti offre da mangiare non rifiutare. Sii opportunista e tirchia, deve capire fin da subito come stanno le cose. E, cosa più importante, sii te stessa e sii sincera. Qualsiasi domanda ti faccia, tu devi dire la verità, anche se scomoda.»

Annuisco. «E se ad un certo punto iniziassi a sentirmi a disagio e volessi andare via?» chiedo.

«Inventa una scusa, vai in bagno e mandami un messaggio vocale» risponde «Io arriverò in pochi minuti.»

Insieme raggiungiamo casa di Kol, che si trova in un quartiere nella periferia di Yellowknife.
Beth dice che sul ciglio della strada è pieno di bancarelle: alimenti, vestiti, libri, candele... Ognuno vende qualcosa di diverso e a detta sua assomiglia più a un mercatino dell'usato che a un'asta di beneficienza.
Mentre scendo dall'auto, sento in lontananza latrati di cani e risate di molte persone. Nessuno si ammutolisce vedendo una ragazza con un bastone, perciò significa che non mi stanno prestando alcuna attenzione. Con me c'è anche Sumo, diventato ormai mio fidato compagno d'avventure.

«Tasya!» esclama Kol, facendomi sobbalzare. Sento i suoi passi fermarsi poco distanti dal mio corpo e Annabeth schiarirsi la voce come per avvertirlo di non avvicinarsi troppo. Abbasso lo sguardo e rigiro la punta del piede nel terreno, sentendo la ghiaia sfregiare sotto la suola della scarpa. «Sono contento di vederti. Vuoi accomodarti? Casa mia è laggiù.»

«Io ora devo andare,» dice Beth, riaprendo la portiera dell'auto, «ma passerò a prenderla alle nove in punto. Stai attento a ciò che fai, io ti osservo.»

La sento salire sull'auto e partire, lasciandomi da sola con Kol.
In silenzio camminiamo fino a raggiungere casa sua, dove i genitori si presentano e mi fanno accomodare accanto a una bancarella. In cinque minuti mi hanno già offerto quattro bibite e un pezzo di torta, continuando ancora a insistere.

«Devi perdonare i miei genitori, ma non spesso abbiamo ospiti e quando ce ne sono ne approfittano per offrigli tutta la cucina» ridacchia. «Comunque è bello averti qui. Sarei rimasto da solo ad aspettare i clienti, che di solito sono tutti vecchietti o bambini attirati dai giocattoli. E poi mi fa piacere la tua compagna. E vederti. Stai bene truccata, sai? Cioè, stai bene anche senza trucco, ma anche con non sei male.»

Non riesco a trattenere un sorriso, che mi incurva spontaneo le labbra nel sentire la sua goffaggine. Faccio finta di nulla e accarezzo la testa di Sumo, che si sta beatamente rotolando sopra i miei piedi, facendo svolazzare una quantità immensa di peli che mi finiscono dritti nel naso.

«Tieni» dice Kol, passandomi qualcosa.

È molto piccolo, infatti riesco a tenerlo chiuso in una mano, ed è in legno, intagliato fino a formare un cuore. Passo l'indice sulla superficie ruvida, sentendo altri piccoli dettagli che non riesco a distinguere e un bastoncino dalle dimensioni di uno stuzzicadenti che trafigge il cuore come una freccia.

«Cos'è?» chiedo.

«Mio nonno da piccolo mi ha insegnato l'arte dell'intagliare. Sembrerà una cosa noiosa ai tuoi occhi, ma non c'è niente di più soddisfacente che vedere un'opera conclusa che hai iniziato tu stesso. Lo vedi prendere forma quando all'inizio era solo un'idea nella tua mente» spiega, sedendosi accanto a me. «Il cuore che tieni fra le mani l'ho fatto io. È spezzato, ma le due parti sono tenute insieme da una cucitura.»

Sorrido e stringo fra le mani il piccolo pezzo di legno.
Dovrei vederla come una metafora?
Il mio cuore, poco dopo l'incidente, si stava letteralmente spezzando a metà per il dolore. Poi sono arrivati Zach e Annabeth, che potrei definire le mie cuciture. Loro mantengono il mio cuore intatto, non permettendogli di spezzarsi nuovamente.

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora