2.2

348 43 85
                                    

Z A C H A R I A S


Casa mia è diventata ormai un viavai di gente: in camera ci sono Annabeth e le sue amiche che stanno sfogliando una decina di cataloghi di abiti da sposa, facendola sembrare più una missione segreta. Quando apro la porta si ammutoliscono, qualche volta bisbigliano fra di loro e altre lanciano occhiate attorno a loro per vedere se qualcuno ha intenzione di avvicinarsi. Io e Milton, invece, siamo in salotto e stiamo decidendo con quali fiori decorare i tavoli al ristorante.

«Sicuro che le rose siano una bella idea?» chiede il mio migliore amico, aggrottando la fronte. «Insomma, sono carine, sì, ma anche banali. Che ne dici delle peonie? Si intonano anche con il ristorante.»

Annabeth ha deciso di non badare a spese e ha prenotato un posto che si trova su una palafitta in mezzo a un lago. Comprende giardino e piscina idromassaggio, ma lei ci è affezionata perché è lì che ci siamo dati il primo bacio. Purtroppo, però, dovrò dare un rene per poter coprire i costi.

«Peonie?» ripeto, accigliato.

«Sì,» annuisce, «peonie. Avevo un'amica una volta, si chiamava Willow e adorava le peonie. Quando ebbe un incidente un suo amico le portò proprio un mazzo di questi fiori e da lì nacque un'amicizia fantastica. Sappi che le peonie sono simbolo di fortuna e matrimoni felici.»

«E che peonie siano, allora.»

Beth mi si avvicina e mi lascia un bacio a fior di labbra, seguito da un piccolo sorrisino innocente. Quando fa così ci sono in vista guai, perciò dovrei iniziare fin da subito a preoccuparmi. «Ho un'idea» dice. Ecco, appunto. «Stavo pensando a Tasya e all'appuntamento che ci aveva organizzato, quello in cui mi hai fatto la proposta, e ho pensato che sarebbe bello farle suonare il violino il giorno del matrimonio.»

«È una bella idea,» concordo, «ma dobbiamo prima avere il consenso dei suoi genitori. A proposito, abbiamo invitato anche loro?»

Annuisce. «Sì, anche se non rientrano esattamente nella cerchia degli amici stretti. Comunque, hai chiamato il ristorante per confermare la prenotazione? E hai trovato un fotografo?»

Oh. «Certo, per chi mi hai preso?» ridacchio. Annabeth inarca un sopracciglio con fare accusatorio, facendomi venire i sensi di colpa. Ma come fa a capire sempre quando sto mentendo? Mi legge nel pensiero? «Lo faccio dopo, promesso. Però sarà Milton il nostro fotografo!»

Si gira verso il mio migliore amico, che sta studiando attentamente una rosa bianca e una peonia. Quando si volta verso di noi, ci saluta con la mano ed esibisce un sorrisino innocente. «Okay» sospira. «In ogni caso, io ho finito con le ragazze. Che ne dici di passare a casa di Tasya per parlare con lei e i suoi genitori?» propone.

«Sì, per me va bene.»

«Scusate se vi interrompo,» dice Milton, avvicinandosi, «ma siete sicuri che la lista degli invitati e quindi amici stretti debba comprendere cinquecento persone?»

«Scusate se vi interrompo,» dice Milton, avvicinandosi, «ma siete sicuri che la lista degli invitati e quindi amici stretti debba comprendere cinquecento persone?»

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Teresa ci accompagna fino in cucina, dove mi siedo esausto. Ormai le mie giornate si dividono fra l'organizzazione del matrimonio e il lavoro, che mi portano via tutto il tempo libero che avevo a disposizione, compreso quello che utilizzavo per la lista dei desideri di Tasya.

Non appena mi mette davanti un vassoio di biscotti fumanti il mio stomaco brontola, ricordandomi che non tocco cibo da stamattina. Ne afferro uno e mi guardo attorno. «Tasya dov'è?» chiedo.

«È con quel ragazzo che ha conosciuto di recente, Kol» Si porta una mano al cuore e alza gli occhi al cielo, come se stesse pregando. «Spero non porti mia figlia sulla cattiva strada. Tu l'hai conosciuto, Annabeth. Come ti è sembrato?»

Beth prende un biscotto e gli dà un piccolo morso. «Non ci ho parlato, ma sembra un bravo ragazzo. Tasya si trova bene con lui, la rende felice e per me conta questo» risponde.

«Nostra figlia non sarà mai veramente felice» ribatte, sedendosi davanti a noi. «Comunque, perché siete qui?»

«Volevamo Tasya come musicista al nostro matrimonio. L'abbiamo già sentita suonare il violino ed è veramente brava, perciò pensavamo fosse una buona idea anche per presentarla a un mio amico, che è un direttore d'orchestra» spiego, ma poi ripenso alle sue parole. «Perdonami, Teresa, ma per quale motivo Tasya non potrà mai essere felice?»

Sospira. «Per lo stesso motivo per il quale non potrà accettare quest'offerta.»

«Non capisco» ammette Beth.

«Non mi sorprende che mia figlia non ve ne abbia parlato, a malapena lo fa con noi.» Si alza ed esce dalla cucina, lasciando da soli me e Annabeth, che mi lancia un'occhiata confusa. Quando ritorna ci poggia davanti un foglio di carta, firmato da un dottore. «Tasya soffre di disturbi d'ansia e depressione, che la portano anche a non mangiare.»

«Da quando?» chiedo.

«Da dopo l'incidente, ma aveva accenni d'ansia già da prima. Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso» risponde, incrociando le braccia sotto al seno. «È seguita da uno psicologo, ma si rifiuta di prendere qualsiasi tipo di medicinale. Ha spesso attacchi di panico e i suoi pensieri prendono il sopravvento alle volte.»

«Le giornate negative» mormora Annabeth.

«Esattamente.»

Leggo le parole scritte su quell'innocente foglio bianco, sentendo lo stomaco stringersi sempre di più: "la paziente mostra segni d'apatia, insonnia, astenia e costante agitazione, insieme a disturbi psicosomatici". Altre parole mettono in evidenza la sua costante ansia: perdite di motivazione personale, bassa autostima, tendenza all'isolamento e sentimenti di inquietudine.

Ho avuto tutto questo davanti ai miei occhi per settimane, come ho potuto non accorgermene?

«Lo so che è dura da accettare, ma stiamo facendo tutto il possibile per aiutare la nostra bambina» dice Teresa, sorridente. «Tasya è una guerriera, non mollerà tanto facilmente.»

Beth sospira. «Ha tendenze...»

«Suicide?» la interrompe «No. Non ancora, almeno.»

Le due si mettono a parlare, ma sento le voci ovattate, come se non fossi in questa stanza insieme a loro.
Mi sento un mostro, un egoista per non averle mai chiesto come stesse veramente.
Ogni giorno combatte contro dei demoni che la divorano da dentro e io non mi sono mai interessato.
L'ho lasciata da sola e l'ho abbandonata.

Ero convinto che la lista dei desideri l'avrebbe resa felice, ma alla fine era solo un modo per mettermi l'anima in pace e sentirmi meno in colpa.
Non posso nemmeno definirmi un suo amico, perché sono sempre stata una presenza incostante nella sua vita.

La cosa che fa più male, però, è sapere che è successo tutto dopo l'incidente.

È solo colpa mia.

N/A

Raga, voi non potete capire che parto è stato scrivere in questi giorni. Ho avuto un sacco di problemi e non trovavo mai un momento di pace per concentrarmi, ma alla fine ce l'ho fatta.💪

Avevo lasciato qualche indizio nascosto riguardante la depressione di Tasya, sperando che qualcuno di voi ci arrivasse prima di questo capitolo.
Ve ne eravate resi conto o no?

Comunque manca poco alla fine della prima parte e aiuto, non vedo l'ora di farvi leggere il finale! Ho una voglia assurda di scrivere i capitoli e pubblicarveli uno dietro l'altro, ma dato che sono una brutta persona aspetto ancora un po' eheh.

E niente, la mia domandina è: questa storia dei disturbi di Tasya influenzerà la relazione fra lei e Zach? Secondo voi cosa accadrà?

Al prossimo capitolo!❤️

PS: ho cambiato copertina di nuovo. Preferite questa o l'altra?🤔

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora