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Z A C H A R I A S

«Potrei sapere come hai fatto a saperlo?» urla Tasya.

Fermi tutti.

Prima di arrivare a questo punto direi di iniziare dal principio, ovvero quando me ne stavo seduto sul divano di casa mia pensando a Tasya. Le parole dei genitori mi avevano fatto male, ma non era paragonabile a quello che probabilmente stava passando la figlia. Così mi sono alzato, preparato e sono andato a casa sua per parlarle della sua depressione: volevo fare una buona azione, farle capire che io ci sarò sempre e che può contare su di me, ma non l'ha presa affatto bene.

«Allora?» insiste.

Non appena ho pronunciato la parola "depressione" un'ira funesta ha preso il possesso del suo gracile corpo e si è scatenata solo e unicamente su di me. Mi ha lanciato qualche cuscino urlandomi di uscire dalla sua stanza, ma non appena ho aperto la porta mi ha ordinato di fermarmi e di tornare indietro.

Teneva lo sguardo fisso davanti a lei, eppure non appena mi sono schiarito la voce ha voltato lentamente e in modo assai inquietante la testa nella mia direzione. «Potrei sapere come hai fatto a saperlo?» ha urlato.

Ecco, adesso ci siamo.

«Sono stati i tuoi genitori a dircelo.»

«Ah, immaginavo! Mai una volta che...» si zittisce all'improvviso. «Dircelo

«Sì. Anche Annabeth ne è a conoscenza» rispondo.

«Fantastico» commenta. Sembrerebbe essersi tranquillizzata rispetto a prima, eppure dal tono di voce riesco a capire quanto sia ancora infastidita dalla situazione. Non volevo farla arrabbiare, in realtà ero qui per migliorare la situazione. «E perché sei qui?»

«Per parlarne» dico.

«Evidentemente l'ultima volta che abbiamo parlato in modo serio non hai colto il mio messaggio» ribatte, spostando una ciocca di capelli dietro all'orecchio. «Ti ho detto che faccio difficoltà ad aprirmi con le persone e poco tempo dopo ti ho anche promesso che ci avrei provato, ma solo se ne avessi sentito il bisogno. La cosa che più ti ho ripetuto, però, è che non voglio ricevere compassione ed essere vista come se fossi un oggetto fragile e sul punto di rottura. Questo è il motivo per cui non te l'ho detto e, guarda caso, sei qui proprio perché mi vedi in questo modo.»

«Sono qui per sapere come stai e per dirti che...»

«Che se ho bisogno di parlare con qualcuno tu ci sei» mi interrompe. «Lo so, Zach. Grazie. Ma non voglio parlarne.»

«Ne sei sicura?»

«Zacharias,» sbotta, irritata, «ne sono più che sicura. I miei genitori non avevano alcun diritto di condividere un'informazione del genere, non senza il mio consenso. Il fatto che io vi conosca e che siate miei amici non vi dà il diritto di sapere tutto di me. Volevo rimanesse una cosa mia, volevo gestirla da sola per una volta senza sentire almeno venti al giorno domande del tipo "come va?", "la terapia come procede?"e cose di questo tipo.»

Rimango in silenzio. Non so cosa dire.

«Ora, per favore, esci di qui e lasciami da sola» dice.

«Vuoi veramente che io me ne vada?»

«Te l'ho chiesto, perciò sì. Vai» risponde.

Aggrotto la fronte e mi alzo dalla sedia, lasciandomi alle spalle l'enigma più grande della mia vita.

Guardo il ragazzo, seduto sul prato di casa sua intento a intagliare un piccolo pezzo di legno

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Guardo il ragazzo, seduto sul prato di casa sua intento a intagliare un piccolo pezzo di legno.
Non si accorge di me – forse perché lo sto osservando da dentro la mia auto – ed è totalmente preso dal lavoro che sta svolgendo.

Se non sbaglio quello deve essere Kol, il ragazzo con cui si sente Tasya.
Sono riuscito a trovarlo grazie al cellulare di Annabeth, la quale nella cronologia di Maps aveva ancora l'indirizzo salvato dalla volta in cui ha accompagnato Tasya a casa sua.

So che non sono affari miei, ma voglio prima di tutto conoscerlo e vedere se è alla sua altezza. Dopodiché lo metterò al corrente dei disturbi depressivi e d'ansia di Tasya, in modo che sia preparato a qualsiasi evenienza o che eviti di dire cose sbagliate che potrebbero ferirla.
Lei non verrà mai a saperlo e io vivrò più tranquillo, fine della storia.

Scendo dall'auto e mi avvicino al ragazzo, che alza lo sguardo accigliato. Si guarda attorno per accertarsi che ci sia solo lui e che io non stia cercando qualcun altro, poi ritorna a fissare me. «Ciao. Hai bisogno di qualcosa?» chiede.

«Sei Kol?»

Annuisce. «Ti conosco?»

«No, ma io conosco te.» Dicendo così potrebbe sembrare più una minaccia che una semplice risposta, ma forse è meglio così: mi prenderà seriamente.

«Sono un amico di Tasya» spiego. Sento un sospiro di sollievo e sembra molto più rilassato, ma continua a tenere lo sguardo puntato sul mio viso in attesa che io continui di parlare. «e sono qui per dirti una cosa.»

«Le è successo qualcosa?» chiede, allarmato.

«No, sta bene. È solo che ho ricevuto una notizia da parte dei suoi genitori e mi sembra giusto che lo sappia anche tu» spiego. I miei genitori non avevano alcun diritto di condividere un'informazione del genere, non senza il mio consenso. Le parole di Tasya risuonano nella mia mente come un campanello d'allarme. «Soffre di depressione e viene seguita da uno psicologo.»

Inarca le sopracciglia senza nascondere un'espressione stupefatta. «Okay, ma io cosa dovrei fare?» chiede «Non capisco perché me lo stia dicendo tu e non lei, o forse solo perché me lo stai dicendo. Non cambia niente per me.»

«Lo so,» dico, squadrandolo da capo a piedi. Non mi sta simpatico. «ma dovrai stare attento a non usare parole sbagliate o che potrebbero ferirla. È fragile ed è ancora una ragazzina, perciò fa' attenzione.»

«È lei fragile o siete voi che la ritenete tale?» chiede «So che tu la conosci da molto più tempo di me, ma non devi sottovalutarla. È una forza della natura quella ragazza.»

Accenno un sorriso e solo ora mi rendo conto di quanto io e lui siamo simili. Mi sembra di rivedere me stesso anni fa, quando ero perso di Annabeth e avrei fatto di tutto per conquistarla. Quando Kol parla di Tasya riesco immaginarlo con gli occhi a forma di cuore e perso a osservare la sua bellezza.

«Mi prometti che la proteggerai ad ogni costo? Che qualsiasi cosa accada tu le sarai vicino?» chiedo, poggiando una mano sulla sua spalla. «Non farle mai perdere l'ultimo briciolo di speranza, mai.»

Annuisce. «Lo prometto.»

«Molto presto io mi sposerò e mi farebbe piacere vederti accanto a Tasya come accompagnatore» dico «Sii gentiluomo o non mi farò problemi a scendere dall'altare per spezzarti un braccio.»

Ridacchia. «Va bene.»

«E facciamo un'altra promessa» aggiungo, allungando il braccio per stringere un patto. «Né io, né te faremo soffrire in qualsiasi modo Tasya.»

Ricambia la stretta di mano. «Promesso.»

N/A

Secondo voi Zach impararerà a farsi gli affari suoi e smetterà di fare cose che potrebbero innervosire Tasya nella maggior parte dei casi?
Spoiler: no.

Mi scuso per i capitoli noiosi, ma servono come inizio alla catastrofe che avverrà a breve.

Mi scuso anche per il ritardo. Dovevo aggiornare ancora giorni fa, ma tra un impegno e l'altro ho perso di vista Wattpad.🙈

Domandina: ditemi una cosa che vi piace di voi e una che odiate.

Al prossimo capitolo!❤️

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