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Z A C H A R I A S

2 anni prima

La musica mi rimbomba nelle orecchie, facendomi vibrare il petto come se potesse esplodere da un momento all'altro.
Milton sta ballando al mio fianco e biascica le parole della canzone cercando di combattere contro l'alcool, ma so che a breve crollerà a terra e farà un lungo pisolino.
Gli altri, attorno a me, continuano a bere, così anche io prendo un sorso di vodka dal mio bicchiere.

Lancio un'occhiata furtiva alla ragazza al mio fianco, l'unica capace di attirare la mia attenzione: Annabeth. È appoggiata allo stipite della porta e tra le mani tiene una bottiglia di birra.
Nemmeno lei sembra tanto lucida, ma è decisamente la più sobria fra tutti. Delle mille ragazze presenti a questa festa, lei è l'unica capace di rapire i miei sguardi.

Si volta verso di me e accenna uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
Prende dal tavolo una bottiglietta d'acqua fresca e me la porge, guardandomi con le sopracciglia inarcate. «Bevi, ne hai bisogno» dice.

«Non è vero, sto bene» ribatto.

«Ne riparleremo quando sarai steso sopra un wc a vomitare anche i tuoi organi.»

Sento un tonfo alla mia destra e, quando mi volto, vedo Milton disteso a terra con la bocca semi aperta. Continua a canticchiare e stringe al petto una bottiglia di birra aperta, che sta colando lungo tutta la maglietta.

«È conciato male» commenta Annabeth «Scommetto che il prossimo sarai tu.»

Le lancio un'occhiataccia e la sento ridacchiare. Tento di bere un altro sorso, ma lei mi toglie il bicchiere dalle mani e mi prende il viso per permettermi di guardarla negli occhi. «Non esagerare, non voglio che tu stia male. E poi che gusto c'è a passare il resto della serata privo di coscienza?» chiede «Forza, andiamo!»

Mi trascina in pista, dove inizia a muoversi in modo scoordinato e fare piroette.
La prendo per mano e iniziamo a ballare un tango improvvisato, ignorando le persone attorno a noi che ci guardano o che ci lanciano occhiate stranite.
In questo momento, siamo solo io e lei.

«A cosa stai pensando?» chiede, allacciando le braccia attorno al mio collo.

Poggio le mani sui suoi fianchi e la stringo a me, come se volessi renderla invisibile agli occhi degli altri ragazzi che la ammirano a distanza. «Alla vodka» rispondo.

La sento ridere. «Wow, sei un poeta, sai?» Mi guarda negli occhi e sorride, mentre io le sposto qualche ciocca sfuggita dalla treccia laterale dietro alle orecchie. «Non è meglio, così? Intendo, Milton è di sopra probabilmente a vomitare, mentre tu ti stai ancora godendo al massimo la serata. Se avessi continuato a bere, ora non saresti qui.»

«È un invito nascosto per farmi smettere di bere?»

«No. Se vuoi, fallo, ma con moderazione. Anche io bevo, ma non mi sono mai ritrovata svenuta da qualche parte o a vomitare nei bagni di sconosciuti. È pericoloso esagerare, infatti io ti sto invitando a non oltrepassare il limite» spiega.

Rimango in silenzio, non volendo rispondere.

«Non dovrei nemmeno essere qui» ammette «Cindy e le altre mi hanno obbligata dicendo che sto sempre chiusa in casa. "Dovresti uscire e fare nuove conoscenze". Loro dovrebbero farsi una vita.»

Prima che io abbia il tempo di rispondere, un ragazzo alto e dai capelli brizzolati si avvicina a noi.
In due secondi la sua mano è sul sedere di Annabeth, che sgrana gli occhi e si stringe ancora di più a me. «Avevo ragione io, ragazzi. È bello sodo!» annuncia ai suoi amici, che ridono.

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora