Capitolo 12

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Sono al volante della mia auto, chitarra acustica sul sedile del passeggero, i capelli che mi svolazzano sulla fronte a causa del finestrino aperto, e un sorriso stampato sulle labbra.

È una bella giornata, c'è un sole che spacca le pietre nonostante sia il 24 dicembre, una data così importante per me.
Parcheggio fuori dalla villa di Louis e salgo gli scalini fino ad arrivare davanti all'ingresso, dove suono il campanello attendendo che il ragazzo mi faccia entrare.

La porta si apre e dietro di essa non trovo Louis, ma una donna sulla quarantina, sua madre.
-Tu devi essere Harry- esclama sorridendomi.

-Harry Styles, piacere di conoscerla- dico gentilmente stringendole la mano.
-Entra, Louis è in camera sua, penso tu sappia dove si trova-
Annuisco e salgo le scale per poi arrivare davanti alla porta della sua camera.
Busso, nessuna risposta.
Busso di nuovo, niente.

Spingo verso il basso la maniglia e apro lentamente la porta, scorgendo un Louis Tomlinson sdraiato sul divanetto con le cuffie nelle orecchie, che muove la testa a tempo di musica.
Sorrido a quella visione, e mi metto esattamente davanti a lui per farmi notare.

-Harry! Non ti avevo sentito, scusa!- esclama togliendosi le cuffie.
-Tranquillo-
Colgo il suo sguardo interrogativo nel vedere la chitarra sulle mie spalle, così la tolgo e la appoggio a terra - te l'ho detto che avevo un altro sorpresa-

Afferro una sedia e la sposto davanti al ragazzo, poi mi ci accomodo sopra con la chitarra appoggiata sulle gambe.
Louis sorride mordendosi il labbro inferiore in quella maniera così sexy che solo lui riesce a fare, si mette comodo sul divano e mi fa segno di iniziare.

-L'ho scritta pochi giorni fa, quindi potrebbe avere alcune imprecisioni...- dico accordando la chitarra.
-Non farmi stare sulle spine- commenta il ragazzo ridacchiando.

Prendo un respiro profondo e le mie dita iniziano a muoversi sulle corde.

-Sweet creature
Had another talk about where is going wrong
But we're still young
We don't know where we're going
But we know where we belong-

Continuo a cantare e suonare, troppo concentrato sulle corde per guardare in viso il ragazzo davanti a me, o forse troppo intimidito per farlo.

-You bring me home...-
Termino la canzone e per la prima volta da quando l'ho iniziata sollevo il capo e guardo Louis, gli occhi lucidi e la bocca semi aperta.

Silenzio.

-Harry, io...- si alza dal divano e mi si avvicina.
Siamo a pochi centimetri di distanza quando sentiamo la porta aprirsi, e ci stacchiamo di scatto.
-Louis, mi spiace interrompervi ma è arrivata la zia Pamela a farti gli auguri...- esclama sua madre facendo capolino dalla porta.

Louis sbuffa e mi fa segno di seguirlo giù di sotto.
Il momento è finito, il filo impercettibile che avevo creato con quella canzone, si è spezzato.

Arriviamo in soggiorno dove una donna sui 50 anni sta parlando con il presumibile padre di Louis.
-Auguri!- esclama vedendo il ragazzo e assaltandolo per dargli un abbraccio.
-Grazie zia- risponde il moro senza troppo entusiasmo.

-Chi è questo bel ragazzo? È un tuo amico?- chiede la donna squadrandomi dal basso.
-Lui è Harry, si è... un mio amico-
-Harry, Louis ci ha parlato di te- aggiunge suo padre con tono serio.

Guardo il ragazzo con sguardo sorpreso.
Gli ha parlato di me?
Louis ha parlato di me alla sua famiglia?
Sorrido sentendomi speciale per questo, ma i miei pensieri vengono interrotti dalla zia di Louis che tira fuori dalla borsa una busta e la posa tra le mani di quest'ultimo.

All his little things ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora