Non Serpeverde

III. Pentirsi

Nell'istante in cui Albus Potter usò per la prima volta la parola "amico" per descrivere Scorpius Malfoy se ne pentì immediatamente.

«Cos'hai detto?!»

La voce di Rose risuonò nella biblioteca silenziosa. Madama Pince arrivò più veloce di un fulmine.

«Signorina Weasley. Credevo che sua madre le avesse insegnato le buone maniere da tenere in biblioteca. Questo è il primo richiamo...»

Se ne andò lasciando la frase in sospeso dietro di lei che faceva presagire punizioni terribili nel caso di un secondo richiamo, come essere allontanati addirittura per un giorno dalla biblioteca.
Terribile.
Ad Albus scappò quasi da ridere, ma quando Rose si girò verso di lui, più infuriata di prima e con la chiara espressione di chi pensa "È colpa tua", il sorriso scomparve ancor prima di comparire.

«Usciamo di qui. Ora dovrò tornare un'altra volta a prendere questi libri»

"Sempre per colpa mia" pensò Albus.
Non credeva sarebbe andata così. Aveva atteso tutta quella prima settimana per parlare con lei. Era sicuro che se glielo avesse detto mentre era in biblioteca a studiare, lei avrebbe evitato di fare una scenata. Quando erano più piccoli, se lui le diceva qualcosa di non piacevole mentre lei era intenta a leggere, in genere la reazione di lei si limitava a qualche occhiataccia. Diversamente, se confessavi la stessa cosa in altri momenti la reazione poteva essere esplosiva.

Albus ben ricordava quando le aveva detto che lui e James (il vigliacco era scappato lasciando a lui l'ingrato compito) avevano "per errore" trasformato la testa dalla sua bambola Tracy rendendola incredibilmente simile a quella di uno gnomo. Quando aveva iniziato a spiegarle, aveva notato con orrore la parola "Fine" in fondo alla pagina. Lei aveva lentamente chiuso il libro e ordinato di portarle la bambola. A quel punto aveva iniziato ad urlare e a mostrare il primo chiaro segno dell'abilità che avrebbe sicuramente avuto come strega. Le unghie di Albus avevano smesso di crescere a dismisura solo tre giorni dopo.

Prima di uscire lei arrotolò le sue pergamene rimettendole nella borsa e poi si avvicinò ai vari scaffali da cui aveva preso i libri che bastava lasciare sospesi a mezz'aria così che quelli potessero librarsi e inserirsi da soli al loro posto. In quel breve lasso di tempo che passarono in silenzio Albus cercò di riflettere.

Era già passata un'intera settimana lì a Hogwarts e Albus si era finalmente abituato ad essere fra i Serpeverde. Scorpius aveva reso decisamente tutto più facile. Quando gli altri lo fissavano troppo intensamente in Sala Comune, in genere se ne usciva con una frase del tipo «Non riescono a staccarmi gli occhi di dosso. Dopotutto sai chi sono: il figlio di una celebrità, qui tra le Serpi» o ancora, quando faceva fatica a comunicare con gli altri ragazzi del primo, lui cercava di coinvolgerlo in ogni modo possibile.

Piano piano aveva smesso di sentirsi fuori luogo in quel sotterraneo.
Aveva ormai comunicato anche ai suoi genitori che era stato smistato in quella Casa e la loro risposta era giunta la mattina dopo in una bella busta verde. Gli avevano detto che erano contenti e che speravano riuscisse a trovarsi bene con i suoi compagni. Non aveva detto niente sull'amicizia col figlio dei Malfoy né su quanto fosse difficile essere il figlio Serpeverde del salvatore Grifondoro del mondo magico.

Tuttavia almeno a Rose doveva dire la verità, soprattutto prima che lo notasse da sola e potesse aggiungere l'omissione di Albus ai capi d'imputazione. Così aveva preso coraggio e aveva deciso di dirle tutto quel primo sabato mentre facevano i compiti in biblioteca. Avevano bisbigliato un po', raccontandosi delle prime lezioni che non avevano avuto insieme, le loro impressioni sui professori, ormai quasi tutti diversi rispetto a quelli di cui tanto gli avevano parlato i loro genitori, e altre cose. Poi alla fine quando lei gli era sembrata particolarmente concentrata aveva sussurrato con finta disinvoltura: «Sai, io e Scorpius siamo diventati amici».