IV. Pentirsi. O almeno la prima volta

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Nell'istante in cui Scorpius Malfoy usò per la prima volta la parola "amico" per descrivere Albus Potter se ne pentì immediatamente. O almeno la prima volta in cui la usò con i suoi genitori.

Il giorno precedente era tornato a casa per la prima volta dall'inizio dell'anno scolastico in occasione delle vacanze di Natale. Per il viaggio di ritorno Scorpius, come tutti gli altri studenti che non restavano al castello, aveva purtroppo dovuto indossare i suoi abiti babbani. Non che avesse nulla contro i vestiti babbani, ma da quando Albus gli aveva fatto notare quanto fossero fuori luogo rispetto a quelli dei suoi compagni, aveva iniziato a vergognarsi ancora di più ad indossarli. Erano stati i suoi genitori a comprare la maggior parte di quei capi, tutti sempre di altissima qualità, era innegabile, ma spesso suo padre tendeva a farsi raggirare dalle parole dei commercianti.

Dalla fine della Seconda Guerra Magica la moda babbana aveva trovato sempre più spazio anche nei negozi per maghi. Vesti e tuniche iniziavano ad essere esposte vicino a paia di jeans e felpe, tuttavia il gusto dei maghi nell'abbinare correttamente quel tipo di vestiti era ancora pessimo. Scorpius non si era mai fatto grandi problemi poiché, quando provava qualche cosa nei negozi, tutti gli assicuravano sempre che era proprio così che si vestivano i giovani Babbani: con colori sgargianti abbinati nei modi più strani. Oltretutto non aveva quasi mai avuto occasione di indossarli in quanto la sua famiglia raramente raggiungeva posti come Diagon Alley passando per la Londra non magica.

Tuttavia, quando si era ritrovato sul binario 9¾ circondato da ragazzi vestiti con colori sobri e semplici, normalissimi maglioni aveva iniziato a farsi qualche domanda mentre osservava la sua giacca rossa e i pantaloni verdi che facevano visivamente a pugni. Alla fine ci aveva pensato Albus, molto tempo dopo, a dare l'ultima batosta alla sua autostima. Era successo un sabato mattina come tanti: non avendo lezioni quel giorno, gli alunni erano liberi di non indossare la loro divisa. I due giovani Serpeverde avevano così tirato fuori altri vestiti dal baule, ma mentre Albus aveva indossato pantaloni comodi e una t-shirt, Scorpius aveva abbinato una felpa giallo canarino a dei pantaloni eleganti a coste. Le prese in giro di Albus, anche quando Scorpius aveva cercato di spiegarsi, erano continuate ad oltranza.

Da quel giorno aveva continuato a mettere la divisa anche nei giorni di pausa, ma purtroppo al ritorno da Hogwarts, dovendo passare per la stazione di King's Cross, era caldamente consigliato l'uso di abiti babbani (che nel linguaggio della professoressa McGranitt era pari ad un obbligo). Aveva quindi cercato l'abbinamento più sobrio che il suo guardaroba potesse offrirgli e alla fine la scelta era capitata su degli eleganti pantaloni neri e il più passabile dei suoi maglioni. Quando scese dal treno però, dopo aver salutato i suoi amici, tutti quei pensieri sui vestiti scomparvero alla vista di Draco e Astoria in attesa sul binario. Era corso da loro il più in fretta possibile, per quanto il baule e la gabbia del suo gufo gli permettessero. Gli erano mancati più di quanto avesse pensato. Anche i suoi genitori erano stati contenti di rivederlo, sua madre lo aveva stretto in un abbraccio amorevole, mentre suo padre gli aveva dato una calorosa pacca sulla spalla dopo aver recuperato il baule, abbandonato da Scorpius qualche passo più indietro per arrivare prima da loro.

La prima cena a casa con i suoi iniziò in modo perfetto. Il banchetto, seppur più contenuto di quello di Hogwarts, poteva benissimo competere con quello in quanto a bontà delle pietanze. Forse gli elfi di Villa Malfoy avevano seguito lo stesso corso di cucina di quelli del castello, si ritrovò a pensare Scorpius. Sicuramente non era così, lo sapeva, ma l'idea di una classe di elfi domestici che impara a preparare il porridge lo fece ridere e pensò che doveva assolutamente raccontarlo ad Albus.

I suoi genitori erano così felici di averlo di nuovo a casa che nessuno dei due per quella sera lo sgridò per il suo solito modo di gettarsi avidamente sul cibo e abbuffarsi, un'abitudine che non aveva mai perso nonostante le infinite lezioni di buone maniere ricevute dai suoi. Sua madre, anzi, continuava a fargli domande e ad incalzarlo a raccontare, scoccandogli però qualche meritata occhiataccia se cercava di parlare con la bocca ancora piena.

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