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Milano di sera era magnifica, un infinito gioco di luci provenienti dalle vetrine dei marchi più richiesi, dai semplici lampioni, dalle luci decorative e dal traffico urbano, la rendeva molto simile alla New York che Sofia ricordava.
Dopo lunghe discussioni con Beatrice, Sofia non indossò il vestito che voleva farle mettere l'amica, ma nemmeno quello che inizialmente voleva mettere lei. Optò per un semplice paio di jeans blu a vita alta, con un semplicissimo top smanicato bianco che suscitò le proteste dell'amica modaiola: -"Sembra uno dei centrini di mia nonna!"- Continuava a ripetere.

Dopo essere velocemente uscita dall'appartamento, cercando disperatamente di scappare dalle grinfie di Beatrice che se avesse potuto, le avrebbe strappato i vestiti di dosso, per poi farle indossare quello che voleva lei esattamente come ad una bambola.
Sofia si ritrovò a camminare tranquillamente per i grandi viali invidiati dal mondo, finché non giunse sul luogo dell'appuntamento.
Lo vide in lontananza, appoggiato ad un paletto, intento a guardare il suo cellulare. Filippo era così diverso dall'ultima volta che lo aveva visto.
Non lo raggiunse subito, lo osservò per qualche minuto: era cresciuto ed era cambiato molto, aveva dei tatuaggi che gli conferivano l'aria da badboy, ma Sofia sapeva benissimo che non lo era affatto. Di tanto in tanto si guardava intorno spazientito, cosa che suscitò una piccola risata in Sofia: le ricordò che quando avevano sedici anni lui la rimproverava sempre per il fatto che arrivava sempre in ritardo.
Indossava dei jeans scuri, una maglietta nera e un giubbotto di jeans molto largo, era veramente bello.
Dopo averlo osservato per un po' decise, finalmente, di raggiungerlo: un po' perché si sentì un'emerita stolker e un po' perché aveva paura che se ne andasse.
Prese un bel respiro e gli andò in contro.
Nell'esatto momento in cui lei gli arrivò vicino, lui sollevò gli occhi dal suo cellulare e si ritrovò faccia a faccia con lei.

Sofia non aveva la minima idea di cosa dire. Non sapeva nemmeno perché avesse accettato di uscite con lui. Forse la curiosità o la voglia di ritrovarsi di nuovo da sola con lui, esattamente come quando erano adolescenti, ma in quel momento provò un imbarazzo estremo.

-"Ehi!"- Disse lui stupito, osservandola attentamente.
Lei gli sorrise e si portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Fece un bel respiro e cercò di liberare la mente da tutti i pensieri e dai ricordi. Cercò di comportarsi come si sarebbe dovuta comportare una normalissima ragazza ad un appuntamento: sorridere, annuire, non sembrare pazza, rispondere alle domande con frasi semplici, non mettersi in imbarazzo, non cadere, cercare di essere il più carina possibile e non essere troppo timida.
-"Ehi!"- Disse lei guardandolo negli occhi, per poi soffermarsi sulle piume che aveva come orecchini.
Erano diverse da quelle che indossava quando si erano incontrati quel pomeriggio, e anche da quelle della sera precedente.
Avevano un non so che di affascinante e rappresentavano una parte di lui che ancora non conosceva, ma che la intrigava molto.
-"So che è strano un ragazzo con gli orecchini, ma ti prego non guardarli così."- Disse lui in modo ironico, portandosi una mano alla testa, Sofia abbassò subito lo sguardo e si sentì pervadere della vergogna.
Prese un respiro profondo.
-"In realtà mi piacciono molto. Hanno un qualcosa di misterioso."- Lo guardò negli occhi e una scossa le percorse la schiena.
Lui sorrise.
-"Beh! Dove mi porti?"- Domandò cambiando discorso, e liberando tutta la sua finta, ma vera felicità.
-"Visto che ieri me lo hai chiesto tu, oggi lo faccio io... Ti va di venire a ballare con me?"-
Sofia sorrise e si limitò ad annuire.

Filippo la portò in un club molto bello ed esclusivo.
Sofia si diresse subito sulla pista da ballo, seguita di malavoglia da Filippo.
Lui voleva parlare mentre lei stava cercando a tutti i costi di non dover parlare con lui. Era tesa e nervosa, non voleva parlargli, non voleva sentire ancora una vola il suono dolce della sua voce, non voleva sentire la sua risata, o le sue domande, non voleva riallacciare i rapporti con lui.
Entrambi stavano facendo finta di essersi visti per la prima volta la sera precedente, ma entrambi sapevano che non era così, e questo stava facendo impazzire Sofia. Tanto che si allontanò da Filippo di soppiatto, avvicinandosi al bancone del bar e prese da bere.
Iniziò con un drink, per poi rendersi conto che stava per finire il quinto.
-"Ok! Ok, forse è meglio smetterla Sof!"- La raggiunse Filippo che, avendola osservata per tutto il tempo, decise che era meglio farla smettere.
Le prese il bicchiere dalle mani e lo appoggiò sul bancone , il più lontano possibile da lei.
-"Non chiamarmi in quel modo!"- Disse lei, palesemente brilla.
-"Sei ubriaca, forse è meglio andare!"- Filippo la prese per un braccio cercando di farla allontanare dal bancone.
-"Non sono ubriaca e non vado da nessuna parte se prima non mi dici perché ti sei dimenticato di me!"-
A quella richiesta, che suonò un po' come un ricatto morale, Filippo restò spiazzato.
-"Non fare finta di non sapere di cosa sto parlando!"- Disse lei, recuperando il bicchiere che le era stato portato via.
-"Ok! So perfettamente di cosa stai parlando, ma non mi sembra il caso di parlarne in un club con te palesemente ubriaca... E ti prego, smetti di bere come un'alcolizzata in astinenza!"- Le prese nuovamente il bicchiere dalle mani e lo appoggiò di nuovo sul bancone. Questa volta però, prese la ragazza e la portò lontana dal bar.
Uscirono dal locale, nonostante Sofia protestò di voler rimanere, esattamente come una bambina quando viene portata via da una festa.
-"Non sono ubriaca!"- Continuava a ripetere incrociando le braccia al petto e sbattendo i piedi per terra.
Filippo la prese per i gomiti e fece in modo di guardarla attentamente negli occhi. -"Piantala di fare la bambina! Tra un po' non ti reggi nemmeno in piedi. E' meglio tornare a casa."- Le disse in maniera calma e controllata cercando di farla ragionare.
Lei non disse nulla, cercò di incamminarsi nella direzione di casa, ma Filippo aveva ragione, non riusciva a camminare senza barcollare da una parte all'altra, perciò si avvicinò a lei con un sorriso compiaciuto, e con il bracciò sinistrò le abbracciò la schiena in modo da sostenerla. Lei si irrigidì come una statua, ma Filippo in un qualche modo cercò di scusarsi: -"So perfettamente che negli ultimi anni non hai fatto che odiarmi per tutto quello che è successo, ma adesso sono qui e voglio sistemare le cose. Sono successe tante cose sia a te che a me, ma sei stata la mia migliore amica da quando avevo sei anni, e ora vorrei tornare a quei giorni..."-
Sofia era stanca, aveva i pensieri incasinati e nonostante non volesse ammetterlo, era ubriaca.
Si tranquillizzò e si appoggiò a lui. In un qualche modo si rese consapevole che era la sua unica possibilità per tornare a casa sana e salva.






Cari lettori,
ce l'ho fatta.
Siamo arrivati al sesto capitolo senza troppi intoppi. Questo capitolo mi piace così tanto, forse ho detto così anche di tutti gli altri, ma più vado avanti a scrivere questa storia più mi innamoro dei miei due personaggi. So che sono puramente inventati, o almeno lo sono in parte, ma penso che ora mai abbiano iniziato a far parte di me.
Comunque, dopo questa riflessione vi lascio alcune domande... I nostri eroi riusciranno ad arrivare a casa sani e salvi? Il giorno seguente Sofia riuscirà a ricordare qualcosa? Cosa succederà ai nostri protagonisti? Faranno pace o si ignoreranno per sempre? Ma soprattutto, perché sto facendo queste domante?
Per avere tutte le risposte a queste e alle vostre domande, non perdetevi il prossimo, strabiliante capitolo...

Mi scuso per la presenza di errori di ogni genere.
XOXO💋

Cosa resterà IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora