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-Promettimi che non ti arrenderai!- Disse Filippo guardandola intensamente negli occhi.
-Ovvio che non mi arrenderò! E poi esiste Skype e le videochiamate.-
Lui rise.
-Sì hai ragione... Così potrò ricordarti sempre qual è il tuo obiettivo!- Disse divertito.
-Che vuoi che sia, sto solo partendo per New York, e ci rimarrò un anno.- Sofia cercò di sminuire la situazione. -In fondo sono solo 12 mesi.- Rise.
-Sei spaventata, si vede.- Disse dolcemente Filippo.
Sofia annuì.
-Ho paura di dimenticarmi tutto ciò che ho qui...- Fece una piccola pausa. -Ho paura che tu ti possa dimenticare di me!- Ammise senza guardarlo degli occhi, ma fissando la sua valigia grigia.
Lui le prese dolcemente il mento e fece in modo di riportare il suo sguardo su di lui.
-Questo non può accadere... E poi, come hai detto tu, esistono le video chiamate.-
Si guardarono intensamente per alcuni secondi, poi lei sospirò.
-Di quanti istanti è formato un intero anno?- Chiese guardandolo negli occhi.
-Penso che siano almeno 1 milione.-
Lei lo guardò sconsolata.
-Forse anche di più, ma tu devi goderteli tutti! Vedrai che l'anno prossimo a quest' ora rimpiangerai di essere ritornata qui in Italia da me.-
-Stai certo che non rimpiangerò mai il fatto di poterti riabbracciare...-

Una voce meccanica annunciò il suo volo.
Sofia salutò un' ultima volta i suoi genitori, poi tornò da Filippo.
-Buon viaggio Sof!- Poi le baciò dolcemente una guancia. -Vedi di non divertirti troppo!- Aggiunse.
Si abbracciarono per l'ultima volta, poi Sofia prese la sua valigia e si diresse all' imbarco.

Grazie ad Intercultura, Sofia stava per partire per New York. Ci sarebbe rimasta un anno intero e avrebbe preso parte al quarto, non che ultimo anno di studi.

Fu l'anno più bello della sua vita.
La sua famiglia ospitante era gentilissima e l'aveva accolta come una seconda figlia. Aveva legato moltissimo con la sua sorella adottiva, quasi da considerarla veramente come una sorella.
Inizialmente fu spaventata da tutto quel nuovo mondo fatto di vetro, luci, enormi strade, grattacieli e tecnologia avanzata, ma nei primi mesi fu consolata da Filippo e dalle loro video chiamate. Per via del fuso orario alle volte era difficile vedersi, ma almeno quattro volte a settimana si sentivano.
Finché, lentamente, la frequenza delle loro chiamate diventò sempre più sporadica, fino al punto che diventarono inesistenti.
Filippo non le rispose più, e quelle poche volte che lo faceva inventava sempre qualche scusa per chiudere.
Sofia soffrì molto per questo, ma lo studio, le feste, il tempo libero e i nuovi amici le fecero quasi dimenticare tutto.
New York era piena di stimoli e di cose da fare, cercò di provare qualsiasi cosa, il casino della Grande Mela distolsero la sua attenzione da Filippo, fino quasi a dimenticarlo.
Poi arrivò il momento più atteso da ogni ragazza americana che si rispetti: il periodo del ballo di fine anno.
Fu forse l'esperienza più bella e faticosa che affrontò in tutto l'anno.
Ma una volta là si sentì parte di un meraviglioso sogno.
Dopo il ballo affrontò gli esami di fine anno e riuscì a guadagnarsi il diploma.

Come una doccia fredda finì tutto. In men che non si dica si ritrovò di nuovo sull'aereo che l'aveva portata a New York, però ora stava facendo il viaggio al contrario.
Su quel aereo pianse più di un bambino quando viene costretto a tornare a casa dal parco.
E nelle 12 ore che la separavano dall'Italia pensò a come sarebbe stato ritornare a casa: se era cambiato qualcosa all'interno della sua città, ai nuovi tagli di capelli delle sue amiche, alle modifiche stradali, alla sua scuola che non avrebbe più frequentato essendosi diplomata in America, se i suoi amici sarebbero stati ancora suoi amici. Una strana amarezza la travolse, aveva la certezza che non avrebbe più visto l'unica persona che avrebbe voluto vedere appena scesa dall'aereo.  

Fu devastante, rendersi conto che non avrebbe più visto Filippo, venne a sapere che insieme alla sua famiglia si era trasferito a Milano.
La sua vita andò avanti, nonostante per un periodo non face che maledirsi per essere partita. Milioni di pensieri le affollavano la mente: "se non fossi partita magari lui sarebbe ancora qua" o "se fossi rimasta in Italia ora saremmo ancora amici e saprei perché se ne è andato".
Ora mai non poteva tornare indietro, niente e nessuno poteva cambiare ciò che era successo.
Le lacrime che versò furono infinite.
La paura che la ossessionò prima di partire si era avverata.

Filippo si era dimenticato di lei.

E dopo qualche anno anche lei cercò di dimenticarsi di lui.
Credette anche di esserci riuscita.

Ma quando due persone sono destinate ad innamorarsi nulla può separarle.
Né la distanza né tanto meno il tempo.





Spazio autrice.
Questo è il primo capitolo, non so nemmeno se considerarlo tale o semplicemente un'introduzione. So che è abbastanza noioso e anonimo, ma ci aiuta ad entrare nella storia.
I prossimo capitoli saranno leggermente più lunghi, racconteranno cose più specifiche e in un lasso di tempo più corto. Spero continuiate a seguire e a leggere questa storia.
Mi scuso per eventuali errori ortografici o sintattici.
Ci vediamo nel prossimo capitolo
XOXO💋

Cosa resterà IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora